Renato Curi salta commemorazione ricordo calciatore incancellabile

Renato Curi salta commemorazione ricordo calciatore incancellabile

Renato Curi salta commemorazione ricordo calciatore incancellabile

di Elio Clero Bertoldi
Oggi ricorre il giorno della morte di Renato Curi, il “centrocampista pocket” – così lo etichettavamo, con simpatia ed affetto, per la sua statura di brevilineo – di soli 24 anni, morto il 30 ottobre 1977 sul terreno di gioco di Pian di Massiano, in una gara di campionato contro la Juventus per colpa di quello che lui stesso definiva “il mio cuore matto”.
Per la prima volta da quel triste, doloroso giorno, non c’é stata ricorrenza che non sia stata celebrata con tanto di cerimonia religiosa, folte presenze di amici ed estimatori, fiori. Stavolta – per colpa del Covid – il rito, che avrebbe dovuto essere officiato, come da consolidata usanza, dal cappellano della squadra, don Mauro Angelini – é saltato, meglio rinviato a data da destinarsi.

Tuttavia la memoria di Renato – che indossava la maglia numero 8 del Grifo – resta ferma, salda, immutabile in tutti i perugini, non solo dei tifosi. Per certi versi Renato, nato a Montefiore dell’Aso, nelle Marche e che aveva disputato 81 gare tra B e A con la maglia biancorossa, siglando pure sette reti, tutte spettacolari, gode – e giustamente – di una sorta di divinizzazione laica.
Proprio il 30 ottobre, ma del 130 dC, affogò nel Nilo e nel fiore degli anni il favorito dell’imperatore Adriano, l’atletico, elegante, colto, bellissimo Antinoo, greco di origine.

L’analogia calza spontanea. Come per Antinoo deizzato nella figura di diversi dei dell’olimpo greco-romano e persino della religione egiziana, glorificato con la fondazione di una città a suo nome (Antinopoli), con statue, monete, con la dedica di una stella della sfera celeste e, in aggiunta, ricordato ai posteri con tanto di obelisco, sopravvissuto al secoli e da tempo posizionato al Pincio, così per Renato il ricordo rimane perpetuo ed il suo monumento funebre resta (e dovrà rimanere) lo stadio cui é stato associato, formalmente, il suo nome.
Cantava il poeta: “Chi per la patria muor, vissuto é assai, la fronda dell’allor non langue mai…”

Un abbraccio affettuoso a Clelia, sua moglie ed ai figli Sabrina e Renato junior. I tifosi, come é scontato che sia, continueranno a scandire sugli spalti: “Lode a te, Renato Curi”.

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