Perugia Calcio, Salvatore Burrai si presenta e confida: “Sono stato conquistato dal progetto”

Salvatore Burrai si presenta e confida: “Sono stato conquistato dal progetto”

Perugia Calcio, Salvatore Burrai si presenta e confida: “Sono stato conquistato dal progetto”

da Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – La società lo ha inseguito e voluto fortemente tanto da proporgli e fargli firmare un triennale (il calciatore ha 33 anni) e lui, Salvatore Burrai da Sassari si dice pronto a ripagare la fiducia del club con il massimo impegno e la più forte determinazione.

“Ho apprezzato – ha spiegato il centrocampista, nella sua presentazione (è stato il ds Marco Giannitti a introdurlo – la stima che mi è stata dimostrata come persona e come giocatore. Io spero che questo campionato si riveli bello e affascinante come tutti si aspettano.

Metto, questa esperienza umbra, nelle primissime posizioni della mia carriera.” Come dire che ci tiene moltissimo.
“Sasà”, come lo chiamano gli amici, vanta una carriera di qualità con un buon numero di campionati vinti o comunque disputati ad alto livello. Tuttavia scendere in C non lo valuta come una “diminuito”.

Dice: “Ho deciso così perché mi ha coinvolto, conquistato, la voglia della società di puntare su di me. Giocare in Lega Pro non rappresenta una vergogna. In una piazza come Perugia, anzi mi inorgoglisce… Ho giocato gli ultimi anni col Pordenone ma ho sposato praticamente subito il progetto entusiasmante che mi è stato sottoposto.”
Nel club biancorosso ritrova un “vecchio” compagno, Fabio Caserta.

“Mi era successo già a Pordenone di militare di nuovo con un amico col quale avevo giocato a Cagliari. Col mister siamo stati insieme a Castellammare di Stabia, in cui abbiamo allacciato un buon rapporto. Ora ricuciamo questa amicizia. Ritengo che possa essere una cosa positiva. Io allenatore in campo? penso che sia un ruolo che non debba svolgere solo io, ma tutti. Deve diventare una idea comune, quella del tecnico, che ci spingerà a lottare, a battagliare insieme”.

Qualche anno fa anche Roberto Goretti, allora ds perugino, aveva messo gli occhi sul centrocampista sassarese. “Qualcosina c’era stato. Ma erano stati contatti superficiali, non concreti. Io, dall’esterno, mai ho pensato, considerando anche la rosa, che il Perugia potesse retrocedere, sebbene all’andata, essendo squalificato, non avessi giocato. Nel calcio, però, parla il campo. Ed è arrivato questo colpo duro e inaspettato”.

Le prospettive, dalle sue parole, emergono chiare.
“L’obbiettivo è quello di centrare, umilmente, una grande stagione. Di mettere in campo tutto. Con rispetto per i compagni e per gli avversari. Ricordandoci sempre che indossiamo e giochiamo per la maglia di una città intera.”

Delle sue qualità (per lui pare pronta la maglia numero 8, quella di un mito come Renato Curi) parla in modo scarno e schivo.
“Mi piace giocare a calcio. Palla a terra. A Pordenone non abbiamo messo in mostra una manovra tipo Barcellona, ma un gioco fatto di grinta, intensità, con tutti noi tesi alla riconquista della palla…”

C’è un segreto per vincere?
“La ricetta, per me, restano il lavoro, l’umiltà. Ci vedono come la squadra da battere: noi, in silenzio, dobbiamo portare le situazioni dalla nostra parte.” Al campo, come sempre, l’ultima parola.

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