Il Perugia che dovrebbe nascere secondo le parole di Santopadre

Santopadre, due o tre cose che emergono dal suo “sfogo”
Massimiliano Santopadre

Il Perugia che dovrebbe nascere secondo le parole di Santopadre

da Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – “Chiudiamo la stagione con un passivo di 5 milioni di cui 2 e mezzo di gestione. Sia chiaro: tutti ripiantati con le plusvalenze. Certo tra due-tre anni potrebbero sorgere problemi se venissero a mancare le plusvalenze. Comunque per la nuova stagione metto a disposizione di Roberto Goretti un tesoretto per fare una squadra molto, molto dignitosa per la B. Meglio di noi solo le tre retrocesse dalla A e un paio di club forti di B…”

Massimiliano Santopadre spiattella le sue convinzioni e sottolinea la sua storia perugina. “Per me questo è l’anno nove. Con due campionati vinti e cinque partecipazioni ai play off in serie B. Non devo dimostrare niente a nessuno – rimarca – e non mettetemi pressione nella campagna acquisti. Io faccio più del massimo e le mie idee sono giuste e corrette”.

Non nasconde il suo disappunto per il “no” di Alessandro Nesta che non ha accolto il progetto presidenziale che gli era stato sottoposto.

“Come sto? Come don Falcuccio… Si poteva fare di più. Siamo arrivati ai preliminari in condizioni pessime. I play off da ottavi? Si va in A se si affrontano convinti della propria forza. Sì, sono rimasto male dalla decisione di Nesta. Due mesi prima pensavo andasse via, ma gli ultimi giorni ero convinto che restasse… Gli allenatori, come le donne, ti lasciano quando hanno un altro. Io penso ce l’abbia, magari all’estero… Anche se lui dice di no”.

Sulla scelta del nuovo allenatore passa la palla, anche se ricorda che l’ultima parola spetta sempre a lui, a Goretti. Il quale fornisce l’identikit di massima: un tecnico di carisma e di personalità, con una idea di gioco propositiva, offensiva, che sappia gestire la squadra, l’ambiente, le pressioni; magari che abbia giocato calcio ad un buon livello.
La lista del candidati vede Grosso al primo posto, seguito da Oddo. Bucchi e Camplone di riserva. Assolutamente fuori Venturato (che, per il Perugia, é bravo ma attua un’idea di calcio non collimante con quella del club umbro). La scelta, comunque, non si concretizzerà prima di una quindicina di giorni.

“Resta il fatto che il Perugia – sottolinea Santopadre – ambisce salire in serie A. Con la politica tradizionale (giovani e plusvalenze, n.d.a). Abbiamo 13-14 giocatori da cui ripartire.” Per scadenza di contratto o fine prestito non si potrà contare più sul portiere Gabriel, sui difensori Cremonesi (Spal), Felicioli (Milan), sui centrocampisti Kingsley (Bologna) e Bordin (Roma), sull’attaccanti Han (Cagliari). In partenza ci sarebbe anche Carraro (prestito dell’Atalanta), ma il club umbro, che con i bergamaschi vanta buoni rapporti, tenterà di trattenerlo. Rientrano il portiere Leali, il trequartista Buonaiuto, il difensore Ngawa, l’esterno Mustacchio, l’attaccante Bianchimano. Col regista Bianco e col mancino sinistro Pavlovic ci si siederà ad un tavolo per una decisione condivisa. Si faranno trattative, invece, per poter contare ancora su El Yamiq (col Genoa), su Vido (con l’Atalanta), su Sadiq (con la Roma), anche loro arrivati in prestito.

In forza al Grifo restano – ma qualche cessione appare inevitabile considerato il discorso delle plusvalenze, una delle priorità del club – sui difensori Gyomber, Sgarbi, Rosi, Mazzocchi, Falasco, Monaco, sui centrocampisti Kouan, Dragomir, Moscati, Falzerano, Ranocchia (ceduto alla Juventus, ma rimarrà in prestito per la prossima stagione), sull’attaccante Melchiorri, tutti con contratti sino al 2021 e 2022. L’idea di gioco é quella di riproporre il 4-3-1-2.

La politica gestionale sarà quella ormai codificata: caccia aperta ai giovani promettenti sui quali investire per ottenere le plusvalenze. Forse con una eccezione: scegliere almeno un attaccante di provato valore e continuità, da affiancare a Melchiorri, perché la scarsa vena delle punte di quest’ultima stagione dovrebbe pur aver insegnato qualcosa (11 gol Vido, 7 Melchiorri, 4 Han, 3 Sadiq): la squadra ha sempre creato abbastanza, ma non ha latitato – al di là dell’exploit, davvero inatteso in termini di gol, di Verre (12 reti) – negli ultimi sedici metri.

Tre giocatori hanno segnato due gol (Carraro, Falzerano, Falasco), quattro un gol ciascuno (Dragomir, Kingsley, El Yamiq, Gyombér). Poche reti, troppo poche per chi vuole una squadra davvero competitiva per i risultati più prestigiosi.

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