Dg Comotto attacca il Grifo e difende Caserta e ancor più Santopadre
DI Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Gianluca Comotto spietato e aggressivo come Marco Tullio Cicerone nelle orazioni del processo “in Verrem” (contro Verre per le razzie, le concussioni e le prevaricazioni in Sicilia durante il suo governatorato) o nelle Catilinarie (nei confronti di Lucio Sergio Catilina per la congiura contro la Repubblica Romana ) e nelle Filippiche (indirizzate a Marco Antonio, il triunviro).
La pesantissima sconfitta subita al Martelli di Mantova (5-1) ha costretto la società a tirare fuori la testa. Prima che la crisi possa rivelarsi irreversibile e irrecuperabile.
Nell’incipit del suo intervento i termini ricorrenti con i quali é stata sottolineata la Waterloo lombarda dei biancorossi sono stati “inaccettabile”, “inconcepibile”, “vergognosa”.
“Se ci sono due-tre elementi – ha affermato con forza – che, sia pure inconsciamente, sono scontenti di essere rimasti, si facciano avanti. Troveremo la soluzione. Pronti anche a metterli da parte. Non cisoo state offerte particolari, tuttavia per i nostri giocatori. O meglio, una sola: per Kouan. santopadre l’ha rifiutata perché non l’ha ritenuta congrua al valore del giocatore. Ecco queste negatività vanno allontanate. Non vogliamo che il corpo della squadra venga contaminato da due-tre persone che non si trovano bene. Io non punto l’indice contro nessuno in particolare. Ma al “Martelli” il problema non é stato né fisico, né tattico, né tecnico. Mi sono rivisto i primi cinque minuti della partita: abbiamo sbagliato financo il tocco all’indietro al fischio d’avvio… Insomma, non scendiamo in campo con la testa giusta. Questo atteggiamento non ci piace. La soluzione? Va ricercata nell’umiltà, nella cattiveria agonistica, nella voglia di ottenere quello che si vuole. In campo come nella vita”.
In un altro passaggio ha rimarcato: “L’aspetto positivo di questa sconfitta é che possiamo dire “Benvenuta serie C”. A Mantova abbiamo toccato il punto più basso, ma col coltello tra i denti ed il fuoco dentro ci tireremo fuori da queste sabbie mobili.”
Assicura che Fabio Caserta, l’allenatore, ha la la fiducia della società.
“Lui é più arrabbiato di tutti noi. Certo in questa settimana piena di lavoro che ci divide dalla gara interna con la Fermana dovrà usare più il bastone che la carota. Noi siamo pienamente convinti delle qualità dell’allenatore ed anche della squadra nel suo complesso. Siamomsicuri che Caserta sarà l’allenatore che ci porterà in B. Lo svantaggio di cinque lunghezze dalla testa della classifica? Colmabili con la giusta mentalità. Possediamo tutte le armi per tornare subito in B. Basta solo che i giocatori di capiscano fino in fondo che la serie C é corsa, determinazione, lotta, desiderio di emergere”.
I tifosi continuano a contestare, su tutti, il presidente. Sia sui social sia con le scritte allo stadio e sui muri della città. “Santopadre vattene” sembra diventato uno slogan. Un grido di battaglia. Comotto, in questa fase, indossa ancora la toga di Cicerone, ma da difensore.
“Perché indicare lui come capro espiatorio? Il presidente ha investito il più alto, o uno dei più alti, budget della C per costruire la squadra. il suo sforzo va apprezzato. Sono altre le negatività. Intanto vi dico che il presidente resterà alla guida del club per tanti altri anni. E mi preme sottolineare un altro aspetto. Ho letto di recente una statistica sulle retrocessioni degli ultimi 15 anni. Sono state coinvolte 55 società e di questi ben 27 sono state travolte dal dissesto finanziario e dal fallimento. A Perugia questo pericolo non esiste. Siamo tutti al lavoro per riportare il Perugia dove merita, perché siamo convinti di avere il mister giusto, il direttore sportivo giusto, anche la squadra giusta per riuscirci”.
Il direttore generale torna critico, al contrario, nei confronti della politica per la chiusura degli stadi, come prevenzione antiCovid.
“Trovo ci sia molto astio – scandisce – contro il mondo del calcio. E tanta demagogia a livello nazionale. Non vedo come mille spettatori, suddivisi e distanziati in spazi larghi e all’aperto come negli stadio, possano nuocere o recare danno alla comunità”.
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