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Poste italiane, niente a posto, tutto in ordine, non è il “Processo” di Kafka
da Stella Carnevali
L’ufficio postale è quello di Bastardo, un monolocale nel comune di Giano dell’Umbria. Una mattina di queste, uguale alle altre, di file e attese, chi sbuffa, chi se ne va e chi non può che attendere. Due soli sportelli operanti su tre di cui uno solo per contanti nei pagamenti.
“Mi scusi vorrei attivare il servizio postale Seguimi”. L’impiegato gentile, ma in verità un po’ anziano e incerto chiede all’altra collega. Poi si dirige verso una scaffalatura, prende un certo numero di fogli e li consegna a chi li ha chiesti.
Si tratta, in caso di trasloco e cambio di residenza, di indicare il nuovo indirizzo, per un anno si pagano 27,83 euro.
La signora si rimette in fila e, sempre in piedi, l’unico micro appoggino è occupato da altre due persone, inizia a compilare il modulo a penna: 1 nome e cognome; 2 vecchio indirizzo; 3 nuovo indirizzo.
Viene interrotta dall’impiegato che le chiede di accostarsi. Le prende i fogli dalle mani e dice: “Mi scusi non sono questi moduli, sono per un’ azienda. Li buttiamo. Adesso cerco quelli per lei. Li cerca e dice di aspettare che ne deve fare le fotocopie.
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Le consegna gli altri moduli
La signora si rimette in fila e sempre in piedi compila: 1) nome e cognome; 2 vecchio indirizzo; 3 nuovo indirizzo. Quando, ancora una volta l’impiegato la prega di accostarsi allo sportello e le toglie, stavolta un solo foglio, dicendo che deve sostituirlo con un altro.
Finalmente arriva il suo turno (40minuti), consegna i fogli stracompilati a penna al medesimo impiegato che le chiede un documento di riconoscimento.
L’impiegato comincia a trascrivere nel computer quanto lei ha strascritto nei moduli. E pensa: “Ma non si faceva prima a scriverli direttamente?” e l’affiora il pensiero che siano all’era della pietra. Sbaglia la signora a sottovalutare gli impiegati del monolocale di Bastardo.
Le viene restituita una copia del modello trascritto a computer, le viene restituita la carta d’identità, che già riportava il nuovo indirizzo di residenza. Chissà perché gliel’avrà chiesta. Non senza prima aver versato 27,83 euro.
Passano otto giorni e la meravigliosa postina che era di servizio avverte la signora con grande gentilezza e uno splendido sorriso che nella richiesta del “Seguimi” c’è un errore sul numero civico: dovrebbe essere 49H e non 49. “Vede – si spiega – potrebbe capitare un altro collega che magari la sua posta la rimanda indietro perché l’indirizzo non è proprio esatto”.
Il giorno dopo la signora va a Bastardo, 50 km da Perugia all’andata e altrettanti al ritorno. Va alle Poste chiedendo di aggiungere la lettera h al numero civico del nuovo indirizzo nel modulo Seguimi
“Questa cosa non è mai capitata” l’impiegata corre a chiamare un’altra collega.
La collega arriva dopo un po’, ha cercato e trovato la domanda fatta otto giorni prima e dice alla signora: “Ora vediamo, se l’errore l’abbiamo fatto noi, correggiamo. Se invece l’errore è suo non possiamo fare niente.
Nel famoso terzo modulo scritto a mano dalla signora l’H era sparita, d’altronde, scrivi 1, scrivi, 2 scrivi, 3.
La signora prova a spiegare che non era così difficile sbagliarsi quel giorno. Si gira intorno ma l’impiegato che conosceva la storia, quel giorno non c’è.
Prova a difendersi dicendo che aveva consegnato la carta d’identità dove era ben scritto il nuovo indirizzo.
“Per noi vale quello che lei ha scritto. Può fare solo una cosa: ci fa il recesso del servizio e ne chiede uno nuovo con l’H”.
“E ripago 27,83 euro?”
“Certo” la solerte dietro lo sportello.
A questo punto la signora prende carta e penna dalla borsa e chiede all’impiegata di darle il nome e il cognome perché intende fare reclamo.
“Io non sono tenuta a darle niente” mentre teneva appeso al collo il cartellino che fungeva anche da riconoscimento rovesciato, tanto che non si leggeva niente.
“Ma scusi – insiste la signora – se devo fare un reclamo dovrò indicare con chi ho parlato.
“Io sono il Direttore, c’è un solo direttore, qui, mi chiami così, il Direttore”.
La signora fa per andarsene imbufalita quando viene richiamata e spera nel buon senso.
Il Direttoresignorasenzanome le dice: “Ma scusi non conosce nessuno a Perugia, che le può fare il favore?”.
Non serve dire altro. Ma la signora andrà alla direzione di Perugia e vedremo quale sarà l’epilogo.
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