Madri lavoratrici in Italia: Lotta Contro la Discriminazione Salariale

Le madri lavoratrici in Italia affrontano una discriminazione salariale significativa

Madri lavoratrici in Italia: Lotta Contro la Discriminazione Salariale

In Italia, le donne e le madri lavoratrici affrontano una sfida unica. Non solo devono lottare contro il divario salariale di genere, ma devono anche affrontare una discriminazione salariale ancora maggiore se sono madri. Questa è una realtà sconcertante che è stata portata alla luce dal consigliere regionale Donatella Porzi.

Porzi ha sottolineato che essere una donna in Italia significa già essere svantaggiata rispetto agli uomini nel mondo del lavoro. Tuttavia, se una donna è anche una madre, la sua posizione nel mondo del lavoro diventa ancora più precaria. Questo punto è stato evidenziato dal Commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera, durante un recente convegno. Gelera ha rivelato che i salari lordi annui delle donne che hanno avuto figli sono inferiori del 53% rispetto a quelli delle donne senza figli.

Inoltre, non solo il tasso di occupazione delle madri è inferiore a quello delle donne senza figli, ma la maternità ha anche un impatto significativo sulla loro retribuzione. In Umbria, per esempio, per ogni 100 donne tra i 25 e i 49 anni occupate senza figli, ci sono solo 80 donne con almeno un figlio in età prescolare.

Donatella Porzi

Porzi ha anche evidenziato un altro aspetto preoccupante della situazione delle donne lavoratrici in Italia. Non solo le donne sono penalizzate dal punto di vista salariale rispetto agli uomini, ma le lavoratrici umbre sono anche al di sotto degli standard nazionali, con uno scostamento del -6,3% rispetto alla media nazionale, e ancora di più rispetto al Centro-Nord, dove la differenza sale al -10,9%.

Porzi ha sottolineato l’importanza di garantire non solo l’accesso al mondo del lavoro per le donne, ma anche di creare le condizioni per un’occupazione di qualità. Le competenze delle donne non dovrebbero pesare in modo diverso, i meriti dovrebbero essere riconosciuti e non dovrebbero essere sprecati talenti per non andare incontro alle esigenze di vita e di lavoro di una popolazione femminile che, oltre ad avere il diritto di essere madre, spesso ha sulle proprie spalle il compito di prendersi cura della propria famiglia.

In conclusione, Porzi ha commentato i dati sul divario retributivo tra le donne che hanno avuto figli e quelle senza figli, sottolineando che tutte le politiche messe in campo dal legislatore per conciliare vita lavorativa e cura familiare, oltre che quelle a sostegno della famiglia, potrebbero ridurre questo divario. Tuttavia, come è avvenuto nella nostra regione, c’è ancora una disuguaglianza sostanziale. È fondamentale affrontare queste questioni per garantire un futuro più equo e giusto per tutte le donne in Italia.

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