J’accuse di Raffaele Goretti, ospedali e disabilità: una sfida ancora aperta

Un uomo con disabilità motoria condivide la sua esperienza di ricovero

J'accuse di Raffaele Goretti, ospedali e disabilità: una sfida ancora aperta

J’accuse di Raffaele Goretti, ospedali e disabilità: una sfida ancora aperta

J’accuse di Raffaele Goretti– Raffaele Goretti, un uomo che da 40 anni vive con una disabilità motoria a seguito di una lesione al midollo spinale, ha deciso di condividere la sua esperienza di ricovero in un ospedale regionale. La sua storia mette in luce le difficoltà che una persona con disabilità incontra quando ha bisogno di cure ospedaliere.

In Italia, le persone con disabilità rappresentano quasi il 6% della popolazione, pari a circa 50.000 persone. Nonostante la presenza di leggi che prevedono l’accessibilità per le persone con disabilità, molti ospedali non sono attrezzati per accogliere le loro esigenze. Goretti ha rilevato che i bagni delle camere di degenza non sono attrezzati per le persone con disabilità e che il reparto è privo degli strumenti necessari per facilitare gli spostamenti in sicurezza.

Nonostante queste difficoltà, Goretti ha elogiato la professionalità e la competenza del personale ospedaliero. Tuttavia, ha sottolineato che la salute di una persona con disabilità non dovrebbe essere l’unica preoccupazione. Il diritto all’autonomia e all’indipendenza è altrettanto importante, e l’ambiente ospedaliero dovrebbe essere accogliente e sicuro per tutti.


Goretti ha chiesto che venga data priorità alla risoluzione di questa situazione inaccettabile. Ha sottolineato che in qualsiasi Paese civile, la sicurezza e l’accoglienza sono fondamentali per garantire il diritto alla salute. Ha chiesto che vengano realizzati servizi igienici adeguati per le persone con disabilità, in modo che possano esercitare serenamente e in sicurezza le loro prerogative igieniche.

Concludendo, Goretti ha espresso la speranza che la sua storia possa dare voce a coloro che non l’hanno e che le questioni da lui sollevate possano essere affrontate e risolte il prima possibile. Ha sottolineato l’importanza di dare voce a chi non l’ha e di affrontare e risolvere le questioni sollevate il prima possibile.

La storia di Goretti è un monito per tutti noi. Ci ricorda che la lotta per l’accessibilità e l’uguaglianza è ancora in corso e che c’è ancora molto da fare. Ci ricorda che ogni individuo ha il diritto di essere trattato con dignità e rispetto, indipendentemente dalle sue capacità fisiche. E ci ricorda che, come società, abbiamo la responsabilità di garantire che queste aspettative diventino realtà.

La lettera di Goretti è un appello alla nostra coscienza collettiva. È un richiamo all’azione, un invito a fare di più per garantire che le persone con disabilità possano vivere una vita piena e significativa. È un promemoria che la disabilità non è un ostacolo, ma una parte integrante della diversità umana. E ci ricorda che, nonostante le sfide, la resilienza e la determinazione possono portare a cambiamenti significativi.

In conclusione, la storia di Goretti è un esempio di coraggio e determinazione. È un promemoria che, nonostante le sfide, è possibile superare gli ostacoli e realizzare cambiamenti positivi. È un invito a tutti noi a fare di più per garantire che le persone con disabilità possano vivere una vita piena e significativa. E ci ricorda che, nonostante le sfide, la resilienza e la determinazione possono portare a cambiamenti significativi. E ci ricorda che, nonostante le sfide, la resilienza e la determinazione possono portare a cambiamenti significativi.


Alla cortese attenzione degli organi di informazione
Quando a ricoverarsi in Ospedale è una persona con disabilità
Gentile Direttore, le scrivo per raccontare a Lei e ai suoi gentili lettori e lettrici, delle difficoltà che incontra una persona con disabilità, in questo caso motoria, che ha bisogno di ricoverarsi nel nostro Ospedale Regionale!
Premetto che sono una persona con disabilità a seguito di una lesione al midollo spinale e che da 40 anni mi sposto su di una sedia a rotelle. Userò molto ironia in questo mio breve racconto, l’ironia che mi è servita in questi 40 anni per vivere pienamente la mia vita in un mondo che molte volte, se ne infischia dei diritti delle persone con disabilità.
Le persone con disabilità che vivono in Italia (dati ISTAT) sono il 5% della popolazione quasi il 6% in Umbria pari a circa 50.000 persone comprese tra una età che va da 6 a 80 anni.
Essere ricoverati significa passare per il Pronto Soccorso e poi da lì essere indirizzati verso il reparto di competenza rispetto alla patologia per la quale la persona deve essere curata;
bene dopo una breve visita ed accertamenti clinici, vengo indirizzato nel reparto di riferimento .
Il reparto è accogliente e il personale molto gentile e professionale, quando si viene a conoscenza della mia condizione, sorgono delle perplessità riferite al fatto che il reparto ed in particolare i bagni delle camere di degenza non sono attrezzati per accogliere le necessità di una persona con disabilità ( water ad altezze adeguate, maniglioni di sicurezza, doccia con attrezzatura adeguata) tutti strumenti che sono garantiti dalle leggi sanitarie vigenti in materia, in un luogo dove una persona con disabilità dovrebbe trovare sicurezza e accoglienza.
Inoltre il reparto è sfornito degli strumenti necessari per alleviare eventuali difficoltà agli spostamenti in sicurezza della persona con disabilità quali (sollevatori, letti ad altezze accessibili etc.)
Dopo tutte queste considerazioni in merito alla accoglienza architettonica del reparto, i medici decido che la mia condizione patologica è grave è che quindi indipendente da tutto il resto è necessario ricoverarsi e iniziare la terapia necessaria.
Vengono espletate velocemente tutte le necessarie procedure terapeutiche con professionalità e competenza!
La mia salute è tornata al centro degli interessi ci siamo dimenticati per un attimo del come farò domani a curare le mie necessità igieniche di come potrò esercitare il mio diritto all’autonomia… ma questo caro Direttore è roba dell’altro mondo!
Ora mi chiedo Sig. Direttore se un qualsiasi cittadino o cittadina con disabilità in un momento così difficile della propria vita, debba essere costretto/a a scegliere tra diritto alla salute e diritto all’autonomia e all’indipendenza pur potendo contare sulle sue autonomie, dovendosi confrontare con un ambiente così ostile e non accogliente!!
Se non sia il caso finalmente che con un po’ di umiltà e un po’ di vergogna, si metta mano a questa inqualificabile situazione che in qualsiasi Paese Civile non sarebbe tollerata, realizzando, come peraltro la normativa vigente già prevede, un adeguato servizio igienico dove qualunque persona con disabilità possa trovare i giusti accorgimenti per poter esercitare serenamente ed in sicurezza, le sue prerogative igieniche soprattutto in un luogo dove la sicurezza e l’accoglienza devono essere i cardini essenziali per esercitare il proprio diritto alla salute!
Gentile Direttore, spero vivamente che quanto da me sollevato, possa essere affrontato e risolto il prima possibile non è possibile e non più tollerabile che ciò avvenga!!
La Ringrazio per la considerazione che vorrà dare a quanto rappresentato dalla mia nota anche per dare voce a chi non l’ha!!
CAV. Raffaele Goretti

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