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Case popolari, mancano alloggi e aumentano canoni fasce più deboli
“Purtroppo quello che andiamo denunciando da più di un anno si è puntualmente verificato: la riforma dei canoni dell’edilizia residenziale pubblica ha portato ad un aumento degli stessi canoni, in molti casi anche consistente, per oltre 4600 famiglie umbre”. È una forte denuncia quella lanciata stamattina da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, insieme ai sindacati regionali degli inquilini, Sunia, Sicet e Uniat, che, in una conferenza stampa, hanno
“Quando avvertivamo sugli effetti distorsivi che l’introduzione del meccanismo dell’Isee avrebbe avuto sulla determinazione dei canoni – hanno osservato i sindacati – siamo stati quasi derisi, ora però sono arrivate le bollette e sui numeri non si può più scherzare: su 6995 famiglie che vivono negli alloggi di edilizia residenziale
Ma accanto a questo grave problema contingente, per il quale proprio oggi i sindacati invieranno richieste di incontro a tutti i gruppi consiliari della Regione Umbria, c’è una questione più generale e altrettanto grave: la grave mancanza di alloggi che consente attualmente di soddisfare appena il 6-7% delle richieste. Una situazione resa ancora più inaccettabile dalla presenza sul territorio di una grande quantità di alloggi, pubblici e privati, inutilizzati (si calcola che in Umbria possono essere circa 10.000).
Da qui la richiesta che i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, hanno inserito in una vera e propria “Piattaforma regionale per la casa” che intendono portare al confronto con le istituzioni: “Abbiamo bisogno di mettere da parte populismi e strumentalizzazioni politiche e affrontare davvero il problema, che è quello della mancanza di alloggi – hanno detto i segretari delle tre organizzazioni – E farlo partendo da un’azione semplice di monitoraggio dell’esistente, con la creazione di un osservatorio sugli edifici pubblici inutilizzati (compresi quelli sequestrati e confiscati alla malavita organizzata), sulla situazione degli sfratti incolpevoli e più in generale sulle necessità dell’abitare della nostra popolazione”.
Ma se le risposte dovessero continuare a non arrivare, i sindacati sono pronti alla mobilitazione: “Non siamo più intenzionati a subire queste ingiustizie verso le fasce più deboli della popolazione – hanno concluso Cgil, Cisl, Uil e Sunia, Sicet, Uniat – per cui, in mancanza dell’apertura di un confronto serio, siamo pronti ad aprire, insieme agli inquilini, una mobilitazione regionale”.
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