Centri disabili e anziani non si garantisce standard contro Coronavirus
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo richiede forti misure di contrasto al contagio da Coronavirus. Nei centri semi-residenziali che ospitano persone con disabilità e anziani non è possibile garantire gli standard di sicurezza descritti nel Decreto Ministeriale. È necessario che il Sindaco si attivi per emanare un’ordinanza con la quale disporne la chiusura, di concerto con la USL UMBRIA 2, garantendo al contempo l’assistenza domiciliare. Ricordo che il Sindaco è il garante della salute di tutti i cittadini, per questo deve salvaguardare soprattutto le persone con disabilità e gli anziani.
E al riguardo non posso tacere sulle gestione SCELLERATA della Regione Umbria per i suoi dipendenti!
La RSU della Regione Umbria si sta battendo da giorni per far capire che gli uffici regionali devono essere ridotti al minimo e devono essere adottate tutte le misure atte a tutelare i propri dipendenti ed i loro familiari.
Si susseguono circolari interne, anche contradittorie tra di loro, dove si fa confusione tra smart whorching, telelavoro, lavoro agile costringendo i dipendenti a recarsi in ufficio nonostante il Dpcm abbia di fatto dato disposizioni stringenti anche nella pubblica amministrazione.
Infatti come scritto nel DPCM 11/03/2020 all’art. 1 comma 6 “… fatte salve le attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza, le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, assicurano lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile del proprio personale dipendente, …”
Ad oggi nessun atto regionale ha definito quali siano le attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza sanitaria, così i lavoratori sono costretti a recarsi in ufficio. Negli uffici del Broletto c’è un contingente di personale anche con problemi di salute legato a immunodepressioni che è costretto a prendere le ferie se vuole stare a casa!
Negli uffici regionali ci sono persone che potrebbero tranquillamente svolgere il proprio lavoro da casa anche in connessione da remoto con i propri computer. Ma la Regione, che dovrebbe essere la prima a porre in essere azioni chiare volte a contenere la diffusione del virus ed aiutare così anche il personale sanitario da giorni impegnato sul campo di battaglia, non è neppure in grado di tutelare i suoi dipendenti obbligandoli a recarsi in ufficio perché ancora, a distanza di giorni dalla emanazione del dpcm, non è stata in grado di gestire il suo contingente di circa 1200 persone.
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