Perché la gravidanza protegge dal tumore al seno

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(UJ.com3.0) ROMA – La gravidanza esercita un fattore protettivo nei confronti del tumore al seno, questo è noto. Una ricerca del Friedrich Miescher Institute for Biomedical Research ha studiato il motivo per cui ciò avviene, pubblicando i risultati sulla rivista Breast Cancer Research. Grazie all’analisi svolta su modello murino i ricercatori hanno scoperto che in gravidanza il rapporto fra i due geni Wnt e Notch è ridotto rispetto all’attività registrata normalmente. A seguito della gravidanza, i geni coinvolti nel sistema immunitario e nella differenziazione cellulare sono sopra-regolati, mentre i geni che codificano per fattori di crescita mostrano un’attività ridotta.

In particolare, il gene Wnt4 era poco attivo dopo la gravidanza e quello Notch era più attivo del normale. Il rapporto Wnt/Notch nelle cellule staminali dei tessuti mammari era alterato in modo permanente dalla gravidanza nei topi e, stando ai risultati, la scarsa attività del gene Wnt è l’esatto opposto di quella che si osserva in molti tipi di cancro. Anche se la gravidanza rappresenta un fattore di protezione, a volte la gestazione può comunque essere funestata da una diagnosi di cancro al seno. È una probabilità sempre più frequente per due motivi: da una parte, l’innalzamento dell’età media della prima gravidanza al di sopra dei 30 anni – e in molti casi intorno ai 35 anni – e dall’altra la possibilità di ottenere una diagnosi sempre più precoce del tumore al seno. Il risultato è che una gravidanza ogni 3000 deve fronteggiare il pericolo rappresentato dal tumore alla mammella della gestante. Ben il 15% dei tumori al seno diagnosticati in donne al di sotto dei 35 anni si verifica durante la gravidanza.
“Quello del tumore al seno durante la gravidanza è uno dei temi più scottanti e d’attualità in senologia – sottolinea Francesca Rovera, direttore del Centro di ricerche in Senologia dell’Università dell’Insubria –. “Una diagnosi di tumore al seno in una donna in stato di gravidanza pone problemi specifici, che richiedono una particolare sensibilità e professionalità da parte del medico. È noto che le neoplasie che colpiscono pazienti in giovane età hanno una prognosi generalmente più severa, se a questo si associa lo stato di gravidanza, si comprende l’essenzialità di un approccio multidisciplinare che coinvolga senologo e oncologo, ma anche ginecologo, neonatologo e psicologo”.
Per quanto riguarda la diagnosi, nella maggior parte dei casi le gestanti si accorgono in ritardo di avere un tumore al seno. Nonostante i continui controlli per la gravidanza, infatti, nel 90% dei casi sono le stesse pazienti a rilevare i sintomi della malattia (il ritardo diagnostico risulta essere tra 1.5 e 6 mesi). Questo avviene perché da un lato non è facile l’esame obiettivo del seno, dovuto all’ingrossamento della ghiandola mammaria legato allo stato di gravidanza, e dall’altro lato perché nella gestante esistono delle remore a effettuare accertamenti diagnostici per paura di causare danni al nascituro.
La diagnosi si esegue così come per le donne non in stato interessante: ossia, di fronte a un nodulo sospetto è indicata un’ecografia mammaria e un esame cito-istologico e solo in caso di conferma va effettuata una mammografia, che va eseguita con idonea schermatura dell’addome. (ITALIASALUTE.IT)

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