Corte Costituzionale conferma payback: crisi per imprese umbre

ASFO Umbria Confcommercio chiede intervento urgente del Governo per evitare il collasso delle PMI

Corte Costituzionale conferma payback: crisi per imprese umbre

Corte Costituzionale conferma payback: crisi per imprese umbre

Corte Costituzionale conferma payback – La Corte Costituzionale, interpellata dal TAR del Lazio, ha confermato la parziale legittimità costituzionale del meccanismo del payback, che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di contribuire agli sforamenti dei tetti di spesa delle Regioni. Questa decisione, secondo l’Associazione Fornitori in Sanità (ASFO) Umbria Confcommercio, apre una crisi drammatica per molte imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che rappresentano la quasi totalità delle aziende in Umbria. Le conseguenze dirette si rifletteranno sull’occupazione e sulla salute dei cittadini.

Il presidente di ASFO Umbria, Paolo Palombi, ha rinnovato l’appello ai parlamentari umbri e alla Regione per sollecitare un intervento del Governo. Palombi ha chiesto l’apertura di un tavolo di crisi che consenta alle imprese di sopravvivere e di continuare a garantire le forniture sanitarie. Alle aziende viene richiesto di corrispondere, per il periodo 2015-2018, oltre un miliardo di euro in forma retroattiva, su bilanci già chiusi, per gli sforamenti delle Regioni. Molte imprese hanno un payback superiore al 100% del proprio fatturato, il che significa la chiusura delle stesse.

Palombi ha sottolineato che circa 1400 imprese a livello nazionale rischiano il fallimento, con la perdita di 190.000 posti di lavoro, compreso l’indotto del comparto sanità. In Umbria, il problema riguarda decine di imprese e centinaia di lavoratori. Ha inoltre evidenziato che la chiusura o lo stato di crisi di molte imprese comporterà grandi difficoltà nelle forniture agli ospedali di dispositivi medici, anche salvavita, come stent e valvole cardiache. Altre conseguenze includono la perdita di attività con un alto livello di specializzazione e un aumento esponenziale dei prezzi, che si tradurrà in costi maggiori per il pubblico a causa della riduzione della concorrenza.

Le piccole e medie imprese (PMI) saranno le più colpite dal payback, poiché sono le uniche in grado di garantire tempestività ed elasticità nelle forniture e negli interventi di assistenza tecnica. Le multinazionali, invece, ne trarranno vantaggio. Palombi ha concluso affermando che le imprese attendevano dalla Consulta una pronuncia diversa, che tutelasse la libertà d’impresa. Ora, invece, si trovano in una situazione di profonda incertezza, su cui chiedono la massima attenzione da parte della Regione, dei parlamentari e del Governo.

La prima iniziativa sarà la richiesta di un’audizione urgente presso la Commissione Sanità della Regione.

Dati della filiera:

  • 4.641 imprese in Italia operano nella filiera della produzione (2.749) e distribuzione (1.531) di dispositivi medici.
  • 118.000 occupati, di cui il 50% laureati e il 36% diplomati; quasi raggiunta la parità di genere.
  • 12,4 miliardi di euro il valore del mercato in Italia, di cui il 75% assorbito dal Servizio pubblico nazionale (9,5 miliardi) e il resto dal privato (2,9 miliardi).
  • 977 milioni di euro di investimenti in ricerca e sviluppo, con una diminuzione del 30% nel 2023 rispetto al 2022.
  • 126 euro la media italiana della spesa pubblica pro capite per dispositivi medici, in Europa è il doppio, Italia è ultima.
  • 170 euro la spesa pro capite per dispositivi medici in Umbria, terza in classifica dopo il Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano.
  • 9,3 miliardi di euro il valore dell’import, 5,9 miliardi di euro il valore dell’export; USA, Germania e Francia i principali paesi verso cui le imprese italiane esportano prodotti di alta qualità.
  • 309 imprese tra start-up e PMI innovative.

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