Coronavirus Umbria, 37 positivi, 10 ricoverati, due in terapia intensiva

Coronavirus Umbria, 37 positivi, 10 ricoverati, due in terapia intensiva

L’Umbria, rispetto ad altre regioni è ancora sotto controllo, ad oggi i dati sono i seguenti, i casi positivi sono trentasette – 23 nella provincia di Perugia e 14 in quella di Terni – sono ricoverati in 10, di cui 2 in terapia intensiva nell’Ospedale di Perugia, 3 nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Terni e 5 nel reparto di malattie infettive di Perugia.

In isolamento domiciliare sono 769: di questi, 445 sono nella provincia di Perugia e 324 in quella di Terni.  Gli usciti dall’isolamento 163. Nel complesso entro le ore 24 del 9 marzo, sono stati eseguiti 256 tamponi.

Lo ha detto l’assessore alla sanità Luca Coletto, durante l’assemblea legislativa che ha spiegato nel dettaglio quanto è stato fatto: “Il tre febbraio abbiamo costituito la task force regionale, coordinata dal direttore regionale alla salute, Claudio Dario, e composta dai direttori regionali, dai commissari straordinari e dai direttori sanitari dell’aziende sanitarie, dal responsabile del 118 del pronto soccorso, del reparto di malattie infettive, dei lavoratori di virologia, dei dipartimenti prevenzione e dai rappresentanti dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, della continuità assistenziale in cui compito è stato quello di delineare strategie di intervento per fronteggiare l’emergenza”.

Coletto ha poi detto che la “Task force da allora si è riunita ogni lunedì mattina per fare il punto dell’evoluzione dei fenomeni per rendere ancora più efficace l’organizzazione abbiamo incrementato le risorse a disposizione dell’assessorato integrandole con quelle dell’aziende sanitarie nella convinzione di poter dare una risposta unitaria e tecnicamente appropriata ad una sfida eccezionale a tutela della salute di tutta la comunità”.

Riallacciata la collaborazione con la protezione civile: “E’ stato attivato il COC, centro operativo regionale – ha aggiunto -, che si è insediato il 26 febbraio con delibera della giunta regionale, che vede al suo interno i rappresentati della sanità, della protezione civile, della prefettura dell’ANCI e del volontariato. Compito del COC è la gestione dello stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio 2020 dalla presidenza del consiglio dei ministri, relativo al contenimento del rischio sanitario connesso all’insorgenza alle patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, infezione Coronavirus”.

“E’ stato istituito un’unità di crisi regione operante nella sede centrale di protezione civile di Foligno tutti i giorni dalle 8 alle 20. Dall’attivazione del COC – ha spiegato Coletto – abbiamo iniziato ad effettuare due videoconferenze giornaliere per acquisire gli aggiornamenti del dipartimento nazionale della protezione civile e ulteriori due briefing all’inizio e fine giornata tra i membri del COC è l’unità di crisi”.

Vale la pena ricordare a cosa ci troviamo di fronte

“Siamo davanti a un virus sconosciuto fino a due mesi fa che ci trova tutti suscettibili – dicono i tecnici – cioè potenzialmente tutti contagiabili. Quello che sappiamo è che questo virus in una percentuale di due casi, di non rilevanti provoca una polmonite per la quale non ci sono terapie conosciute e che nel 5% dei casi richiede un trattamento di terapia intensiva”.

Quali armi abbiamo davanti a tutto ciò?

“La prima – ha specificato Coletto – è il controllo dell’esclusione del contagio, per questo devo rendere merito al lavoro che hanno messo in campo che tuttora stanno mettendo in campo gli operatori dei dipartimenti di prevenzione quasi spasmodica dei contatti e la loro messa in isolamento domiciliare e addirittura in contumacia, attraverso il provvedimenti dei sindaci ci ha consentito di contenere fino ad ora la diffusione del virus. La task force ha dato precise indicazioni per evitare qualunque forma di assembramento nelle sale di attesa degli ospedali, centri di salute, poli ambulatori, ambulatori e medici di medicina generale degli pediatri di libera scelta. Le squadre del dipartimento di prevenzione cominciato però ad essere in sofferenza per questo ieri abbiamo dato indicazioni ai commissari straordinari per la messa a disposizione delle stesse di unità aggiuntive, reperibili all’interno degli stessi dipartimenti  e dei distretti che al momento sono meno impegnati, vista riduzione di alcune attività ordinarie”.

L’assessore Coletto è stato chiaro: “Prepararsi a qualsiasi evenienza che comunque prima o poi dovrà arrivare, ci auguriamo che non arrivi, ma il sentore è proprio quello. L’esempio della regione marche è perfettamente calzante e per questo che è stato redatto un piano per la gestione dei posti letto della rete regionale ospedaliera che è stato condiviso con le due aziende ospedaliere e le due aziende territoriali.

Il piano si basa sul lavoro di ricognizione che è stato realizzato da un gruppo di esperti che hanno tra l’altro valutato le condizioni strutturali e gestionali dei posti letto disponibili nei due reparti malattie infettive e nelle terapie intensive in base alla quale è stata ipotizzata una riorganizzazione della rete ospedaliera su tre livelli: Livello 1: presenza di casi positivi che necessitano di ricoveri fino a dieci pazienti; Livello 2: presenza di casi positivi che necessitano il ricovero da dieci a trenta pazienti; Livello 3: presenza di casi positivi che necessitano di ricovero superiore a trenta.

I livelli subentranti dal primo al terzo, prevedono misure progressive di organizzazione dei flussi dei pazienti individuando DEA di secondo livello, azienda ospedaliera di Perugia e quella di Terni come punto di riferimento per la gestione dell’emergenza finalizzata al ricovero dei casi gravi delle malattie infettive e in terapia intensiva, DEA di primo livello Città di Castello, Branca, Foligno, Orvieto e Spoleto distinguendolo in due tipi di patologie quelli da destinare all’emergenza coronavirus e quelli da destinare alla gestione della patologia acuta e sub acuta e di chirurgia ordinaria.

Gli ospedali di base, Assisi, Pantalla, Castiglione del Lago, Umbertide, Narni e Amelia distinguendo anche questi in due tipologie quelli da destinare all’emergenza coronavirus e quelli di supporto all’emergenza e quindi dipendenti dalle necessità degli ospedali di primo e secondo livello.

Ipotesi rispetto alla quale si sta lavorando è quella di destinare all’emergenza dell’ospedale DEA di primo livello Branca e Pantalla. Quest’ultimo potrebbe diventare un ospedale che raccoglie tutti quanti gli infetti ma che non hanno sintomatologie importanti, mentre DEA di primo livello di Branca può accogliere gli infetti che hanno sintomatologie più importanti rispetto agli altri. Nel giro di 48 ore Branca dovrebbe essere pronta ed attivata ad accogliere nell’eventualità pazienti sintomatici, ma non gravi”.

“Abbiamo valutato – ha spiegato Coletto – il fabbisogno di personale e trasmesso la presidenza del consiglio e ministero della salute. Per quanto riguardo l’Umbria abbiamo chiesto 154 infermieri, 37 OSS, 19 radiologi, 3 tecnici di laboratorio, 26 anestesisti, 14 pneumologi, 13 infettivologi, 12 cardiologi, 15 internisti, 24 emergenza e urgenza, 9 autisti per ambulanza, per un totale di 326 dipendenti. Abbiamo previsto l’attivazione di 8 posti letto dia ria critica, attualmente non funzionanti, nonché la creazione di 26 posti letto di terapia intensiva, separate dalle altre aree,  da dedicare al ricovero dei pazienti coronavirus. Per attivare tutto ciò è stato definito il fabbisogno strumentale di 34 apparecchi per il monitoraggio multi parametrico per ogni singolo paziente, 35 apparecchi fissi per la ventilazione forzata e 11 trasportabili. Tale strumentazioni verranno acquistate in parte grazie contributo delle fondazioni bancarie che si sono rese disponibili e in parte attraverso la centralizzazione acquisti presso una delle aziende sanitarie”.

Altra criticità è la COMUNICAZIONE agli operatori sanitari e ai cittadini. Siamo stati tra i primi ad aver aperto un numero verde 800636363 per dare informazioni chiare e autorevoli. Per il grande numero di chiamate abbiamo attivato un secondo livello tecnico mettendo a disposizione ogni giorno 2 operatori sanitari per azienda, e poi abbiamo chiesto il raddoppio degli addetti passando da 5 a 10. L’attivazione della task force di medici di medicina generale è un’ipotesi da mettere in campo. Non c’è conferma nel dpcm del 9 marzo. A breve è possibile che riusciamo a mettere in campo anche questa ipotesi”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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