L’intervento completo alla Camera del deputato Riccardo Augusto Marchetti della Lega relativo alle dichiarazioni di voto sull’inapplicabilità del giudizio abbreviato per i delitti puniti con la pena dell‘ergastolo
dell’On. Riccardo Augusto Marchetti (deputato Lega)
Rappresentanti del governo, Onorevoli colleghi
Siamo oggi chiamati in quest’Aula ad approvare la proposta di legge fortemente voluta dalla Lega, in materia di inapplicabilità del giudizio abbreviato per i delitti puniti con la pena dell‘ergastolo. L’idea del rito abbreviato, così come oggi è concepito, trae le sue origini da un momento storico ben preciso che nel corso del tempo ha visto snaturare le radici dell’istituto attraverso l’introduzione di norme meno severe che premiavano i colpevoli e giustificavano l’illegalità.
“Ora il momento storico è ben diverso, con esigenze diverse”.
Ed è per questo che la Lega propone un cambio di rotta contro la totale apatia, cecità e sordità legislativa della sinistra. Quindi, cerchiamo di far capire, che cos’è il rito abbreviato. E’ una scelta che ha l’imputato di farsi giudicare, allo stato degli atti, cioè sulla base degli atti presenti nel fascicolo del pubblico ministero, invogliando l’imputato a seguire un rito solo per la sua celerità e per lo sconto di pena. Sembra incredibile che i precedenti governi abbiano sostenuto tale rito solo per evitare l’ingolfamento delle aule di giustizia. Il momento storico è cambiato anche per le modifiche legislative avvenute nella fase investigativa. Mentre prima il rito abbreviato era pensato effettivamente su un imputato che accettava la ricostruzione dei fatti offerta dalle indagini svolte dal pubblico ministero, adesso la difesa dell’imputato può svolgere indagini supplettive attraverso le investigazioni difensive, la raccolta di SIT, ossia testimonianze nel proprio studio, e le può produrre cinque giorni prima dell’udienza preliminare. Quindi un fascicolo non rimane più statico nella fase delle indagini, per cui il pubblico ministero e le parti civili si possono trovare un fascicolo differente ed accettare tacitamente la richiesta dell’imputato del rito abbreviato.
“Sorge il problema di capire se sia ancora attuale uno sconto di pena così consistente”
senza alcun tipo di valutazione, perché, proprio di fronte a una richiesta di rito abbreviato semplice, è impossibile qualunque tipo di opposizione da parte della parte civile o del pubblico ministero. In parole povere è automatico lo sconto di pena senza tener conto della gravità della condotta, senza che si possa tener conto della personalità o pericolosità del soggetto che lo richiede. Durante le audizioni il Gruppo della Lega ha ritenuto importante invitare l’Osservatorio nazionale sostegno vittime allo scopo di conoscere anche il punto di vista di coloro che, subendo gravissimi fatti di reato, si ritrovano a sopportare, oltre a un dolore spesso insostenibile, il peso di una giustizia inefficiente sia sotto il profilo di un’adeguata condanna riparativa, sia sotto il profilo di una giusta pena per il reo.
Vittima e condannato
In particolare, il nostro obiettivo, tramite l’audizione di questo Osservatorio, è stato quello di colmare quell’insostenibile squilibrio tra diritti, benefici e talvolta privilegi degli imputati e dei condannati, cui corrisponde un inesorabile assottigliamento dei diritti delle vittime, relegate in fondo nelle aule di tribunale, spesso neppure ascoltate nel loro dolore, soprattutto quando, come nel caso di fruizione di riti alternativi garanti di sconti di pena, si evita la fase più importante di un processo, ossia quella istruttoria.
La riforma del rito abbreviato si pone per noi come una misura assolutamente necessaria, considerata l’attuale vigente serie di procedure e situazioni legislative di favore che garantiscono al condannato sconti di pena e liberazioni anticipate per il solo fatto di avere commesso un delitto ed essere stato condannato.
Basta pensare alla legge n. 663 del 1986, più conosciuta come legge Gozzini, che prevede, tra le altre misure in favore del reo, tre mesi di riduzione di pena per ogni anno di condanna, applicata sì, sulla carta, in presenza di determinati presupposti, ma nei fatti beneficiata dalla quasi totalità dei detenuti.
Troppi ricorsi al rito abbreviato
È usuale, infatti, il ricorso a questo rito abbreviato soprattutto nei casi di evidente e conclamata colpevolezza dell’imputato, perché, in questo modo, il reo ha ottime possibilità di vedersi ridotta considerevolmente la pena, il tutto senza considerare che il ricorso a questo rito non nega la possibilità di ricorrere in appello, ottenendo spesso ulteriori riduzioni di condanna. Per questo il sentimento comune degli Italiani, vede tale procedura come una vera ingiustizia, soprattutto laddove sia applicato per crimini efferatissimi, puniti con l’ergastolo come: stupro seguito da omicidio, omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, abusi su minore seguiti da omicidio, terrorismo e strage. Questo sistema reocentrico, del tutto concentrato a concedere benefici a pioggia, spesso senza verificare se veramente sussistono presupposti soggettivi di meritevolezza, ha reso il carnefice protagonista non solo delle cronache giudiziarie, bensì pure di quelle mediatiche. Chi si ricorda il nome della vittima dell’omicidio di Perugia? Chi si ricorda il nome della vittima di Stefano Parolisi? Chi si ricorda il nome delle vittime di Rosa e Olindo?
“Essere dalla parte delle vittime sempre, non significa vendicarsi dei carnefici”
Significa restituire giustizia alle vittime, a chi le ha amate in vita e si ritrova a piangerle in una disperazione inconsolabile, resa tale anche dal fatto di assistere a condanne evidentemente sproporzionate per difetto rispetto alla gravità del crimine commesso. La rieducazione della pena passa anche da qui, dai principi di certezza e di proporzionalità della condanna. Non dimentichiamolo mai. Mi avvio alla conclusione Presidente dicendo che oggi questo Parlamento si appresta a votare una legge che è una legge di civiltà, che è una legge di giustizia, che è una legge di buonsenso.
“Ci tengo a precisare che questa legge non è una bandierina politica”
ma è un segnale per ridare dignità alle persone, alle vittime dei reati, a chi ha subito reati gravissimi, reati di grande allarme sociale, reati di sangue, reati efferatissimi; vittime che noi, abbiamo incontrato, abbiamo guardato negli occhi e che trasmettono la sofferenza e il dolore, abbiamo ascoltato con grande umiltà le storie dolorose di chi ha perso in maniera violenta e drammatica i propri cari, di chi ha perso il padre, la madre, familiari, figlie e figli minorenni e maggiorenni. Noi della Lega siamo convinti che la tutela delle vittime, il contrasto al femminicidio, il contrasto alla violenza sessuale si fanno con le leggi, si fanno con gli atti, si portano avanti proprio con i provvedimenti in quest’aula: esattamente come quello che oggi stiamo facendo. Io mi auguro che da questo Parlamento esca un voto il più ampio, il più unanime, il più condiviso possibile, non per dare merito alla Lega che ha voluto la proposta di legge ma per dare dignità alle vittime.
Ovviamente nessuno potrà loro restituire il proprio caro, ma queste persone chiedono e pretendono nulla di più che la certezza che chi ha commesso quei reati efferati possa pagare senza avere sconti. Tanto è quanto stabilisce la proposta che oggi votiamo.
Garantire la certezza della pena
Ecco perché è importante tutelare le vittime e le donne, che subiscono violenza da parte di certi soggetti, anche dalla vergogna di veder applicati dei provvedimenti nei confronti dei loro carnefici che vanno in contrasto con i principi che ogni giorno sentiamo affermare nei telegiornali e in quest’Aula. È quindi necessario garantire la certezza della pena, che sicuramente può essere meglio assicurata con un provvedimento del genere.
Ed è per tutti questi motivi che la Lega voterà a favore dell’approvazione di questa legge”.
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