Vendita farmacie comunali Perugia, Vignaroli, non è il mio pensiero

Ritengo che il tema della vendita delle partecipazioni pubbliche in società operanti nei diversi settori economici sia da affrontare in modo non ideologico

Vendita farmacie comunali Perugia, Vignaroli, non è il mio pensiero

Vendita farmacie comunali Perugia, Vignaroli, non è il mio pensiero

dal Consigliere Comunale di Perugia
Francesco Vignaroli
Mantenere la proprietà di AFAS Lunedì scorso in II Commissione un collega consigliere ha proposto la vendita delle farmacie comunali, notizia che è stata poi riportata in diversi organi di stampa. Tengo opportuno precisare che tale proposta non rappresenta il pensiero di tutta la maggioranza politica che sostiene l’attuale amministrazione e di certo non rappresenta il mio pensiero. Ritengo che il tema della vendita delle partecipazioni pubbliche in società operanti nei diversi settori economici sia da affrontare in modo non ideologico.

Se in alcuni casi le dismissioni sono da sostenere in quanto certe proprietà pubbliche sono inutili e/o costose, in altri casi le dismissioni rappresentano invece una sconfitta per l’amministrazione della cosa pubblica. AFAS sta svolgendo un duplice ruolo positivo.

È un’azienda di proprietà comunale che negli ultimi anni ha dimostrato di poter generare utili che vengono poi reinvestiti a beneficio della città. Inoltre, oltre all’aspetto finanziario, ancor più importante è il servizio che viene fornito: le quattordici farmacie e i più di ottanta operatori di AFAS costituiscono infatti un presidio sociale attraverso cui il Comune non solo vende farmaci, ma attua politiche di informazione e prevenzione nel campo della salute a beneficio di tutta la popolazione.

Molti programmi sono stati fatti (famiglia che cresce, giornata della mammografia gratuita, informazione sui vaccini, etc.) e altri verranno attuati che difficilmente potrebbero essere svolti in modo così coordinato e capillare con un’eventuale privatizzazione.

La dismissione della proprietà di AFAS farebbe sì entrare – una tantum – delle risorse, ma l’Ente (cioè il patrimonio collettivo) perderebbe una fonte ormai stabile di risorse finanziare e si priverebbe dello strumento principale di cui dispone per le politiche sociali della salute che rientrano tra i compiti primari del Comune.

La vendita di AFAS costituirebbe dunque una sconfitta per il Comune e sminuirebbe l’impegno dei dipendenti e degli amministratori che, lavorando insieme, hanno risanato un’azienda che fino a pochi anni fa era in perenne deficit. Pertanto qualsiasi proposta in tal senso, da qualsiasi parte politica giungesse, mi troverebbe fermamente contrario. Francesco Vignaroli

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