Un bambino che non c’è, questa è una storia triste

Sindaco e amministrazione restano irremovibili su una scelta palesemente sbagliata

Bimbo con due mamme, Joan è l’unico che ha perso

Un bambino che non c’è, questa è una storia triste

Da Tommaso Bori (Consigliere Comunale)
PERUGIA – C’è un bambino, o sarebbe meglio dire non c’è, che non ha diritto ad avere un medico, non ha diritto ad iscriversi ad un asilo, non ha diritto a venire nella sua città. Da 6 mesi esiste ma non ha un’identità, ha un nome ma non dei documenti, ha una famiglia ma non gli viene riconosciuta. Accade a Perugia dove il Sindaco Romizi, al contrario dei suoi colleghi di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bari negli scorsi anni e alla Sindaca di un comune lombardo pochi giorni fa, si è rifiutato di trascrivere l’atto di nascita di un bambino regolarmente composto in Spagna ed inviato dal Consolato italiano al nostro comune, città di residenza delle sue madri.

Questa è una storia triste: non una semplice discriminazione, ma una vera e propria barbarie del nuovo millennio.

A farne le spese sono una famiglia e, soprattutto, un bambino che non vede riconosciuto il proprio diritto basilare: quello di esistere. E possibilmente ad un’esistenza felice e serena. Al contrario da più di 6 mesi sconta sulla sua pelle una scelta preconcetta e retrograda, che non ha nulla di istituzionale o tecnico, ma ha molto il sapore di una scelta di parte e di calcolo politico.

Il fatto che il Sindaco Romizi e l’amministrazione comunale stiano sbagliando non siamo noi a dirlo, ma la Cassazione. E non da oggi ma da più di un anno, non una sola ma più volte (sentenza n. 19599 del 21/06/2016 e n. 14878 del 15/06/2017). Le sue due madri, in una intervista di grande dignità e fermezza, hanno detto che “il loro figlio è stato trattato come un oggetto”, che “ricorreranno in tribunale” e “chiederanno il risarcimento danni”.

Rimane solo una domanda da farsi: cosa penserà questo bambino quando sarà cresciuto e leggerà queste brutte pagine della cronaca, ormai divenuta storia, della nostra città che stonano con i valori che da sempre l’hanno caratterizzata? E perché un Sindaco e un’amministrazione restano irremovibili su una scelta palesemente sbagliata spingendosi fino al punto di creare un danno ad un bambino, ad una famiglia e ad una comunità che sarà di certo riconosciuto in tribunale?

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