![vigili-del-fuoco-cascia-1 Post terremoto, uno scempio, Marco Squarta, bene solo soccorritori](https://www.umbriajournal.com/wp-content/uploads/2016/11/VIGILI-DEL-FUOCO-CASCIA-1-678x381.jpeg)
Post terremoto, uno scempio, Marco Squarta, bene solo soccorritori
“In questo scempio l’unico aspetto che merita davvero di essere esaltato è l’eccezionale coraggio dei soccorritori. Per il resto abbiamo assistito alla fiera del bla bla bla”. Lo dichiara il consigliere regionale Marco Squarta (Fratelli d’Italia), facendo riferimento alle dichiarazioni della presidente della Giunta, Catiuscia Marini, secondo cui “la macchina ha funzionato e lo ha fatto al massimo livello”. Secondo Squarta “centinaia di sfollati non hanno ancora una casetta e devono arrangiarsi tra alberghi e alloggi di fortuna.
Le macerie sono ancora al loro posto e non sono state rimosse. I sopralluoghi devono essere ultimati.
La ricostruzione è un’illusione. A Norcia, 12 mesi dopo la prima scossa e a 10 dalla seconda di ottobre, sono state consegnate agli sfollati 160 soluzioni abitative di emergenza contro le 600 promesse. Le casette in legno sono in ritardo cronico e c’è il rischio, più che reale, che gli sfollati debbano trascorrere un altro inverno lontano dai loro paesi d’origine. Le conseguenze, drammatiche, di questa situazione potrebbe essere lo spopolamento e la desertificazione economica di intere aree.
E’ il vuoto pneumatico. Non dimentichiamo le marinaresche promesse del leader del Pd, Matteo Renzi, quando annunciò con toni trionfalistici ‘casette entro Natale’. Sono stati abbandonati al loro destino cittadini ma anche allevatori, artigiani, piccoli imprenditori. Lo scempio è sotto gli occhi di tutti”.
Per il consigliere di opposizione “anche il bilancio della ricostruzione è un fallimento. In Umbria sono state aperte decine di progetti per danni lievi ma la ricostruzione leggera non è partita.
![Una sola azienda sanitaria in Umbria, lo dice Marco Squarta, Fdi](https://www.umbriajournal.com/wp-content/uploads/2016/01/marcoSQUARTA-300x215.jpg)
Per quanto concerne quella pesante, invece, quella strutturale, chiaramente più importante, cresce il numero delle richieste di intervento ma la procedura è un intrico di norme modificate da continue correzioni. I termini per la presentazione delle domande scadranno il 31 dicembre. Complice la burocrazia non sarebbe onesto addossare i ritardi dei progetti (ognuno va accompagnato a 15 gruppi di allegati) a ingegneri, architetti e geometri.
Lo Stato ha ingolfato le procedure: continui cambiamenti, poco personale per troppe pratiche, confusione nelle schede da compilare. In più la piattaforma informatica ‘Mude‘ sulla quale caricare i progetti, già utilizzata dopo il sisma in Emilia, è entrata in funzione solamente a maggio. Il disastro della mancata ricostruzione rappresenta l’incapacità di dare risposte concrete al Paese e adesso, un anno dopo, ognuno cerca di giustificare i ritardi scaricando la responsabilità su qualcun altro”.
“Il governo – aggiunge Squarta – avrebbe dovuto mettere chi è impegnato sul territorio in condizione di lavorare in serenità. Così non è avvenuto.
I sindaci si sono sentiti abbandonati, con forti carichi di responsabilità e senza direttive chiare né soldi da spendere. Per rimettere in moto l’Umbria ferita non è stata predisposta una vera e propria corsia di emergenza”. Marco Squarta conclude con il “capitolo macerie: dopo un anno sono rimasti dov’erano circa il 90 per cento dei detriti. Sono tonnellate. Vengono considerati rifiuti solidi urbani perciò le procedure sono ordinarie.
Montagne di calcinacci invadono i borghi martoriati mentre discutibili campagne pubblicitarie martellano i turisti nel tentativo disperato di convincerli a tornare in Umbria.
Sono tornati i politici nazionali, in compenso, con le loro auto blu e i caschetti lucidati all’occorrenza: rigorosamente davanti alle telecamere hanno dispensato energiche pacche sulle spalle a sindaci e cittadini con gli occhi rossi di dolore. ‘E’ stato fatto il massimo e la macchina ha funzionato’ ripete la Marini. La vergogna però è sotto gli occhi di tutti. Il fallimento è evidente. Il tempo delle commedie, purtroppo, non sembra ancora finito”.
Commenta per primo