Le quote rosa in stallo, la Cassa Depositi e Prestiti in bilico

Il consigliere regionale Donatella Porzi interviene sulla questione delle quote rosa

Le quote rosa in stallo, la Cassa Depositi e Prestiti in bilico

Le quote rosa in stallo, la Cassa Depositi e Prestiti in bilico

Le quote rosa in stallo – La questione delle quote rosa nella Cassa Depositi e Prestiti è diventata un punto di discussione. Donatella Porzi, consigliere regionale del Misto, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione attuale.

Porzi ha sollevato dubbi sulla mancanza di donne nel nuovo Consiglio di Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti. Ha messo in discussione l’idea che non ci siano donne qualificate per far parte del Consiglio. Questa situazione ha portato a ritardi nel rinnovo del Consiglio, che deve rispettare le leggi sulla rappresentanza di genere.

La questione riguarda la rappresentanza di genere nel Consiglio di Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, un’entità cruciale dell’economia italiana. Lo Statuto dell’istituzione prevede che due quinti dei posti siano riservati al genere meno rappresentato, in questo caso le donne. Tuttavia, sembra che il governo, che detiene circa l’83% delle azioni della Cassa Depositi e Prestiti, stia cercando di mantenere un equilibrio tra i partiti che propongono solo candidati maschili.

Porzi ha sottolineato che l’unica donna su cui si sarebbe trovato un accordo è stata proposta dal socio di minoranza, le fondazioni di origine bancaria. Ha espresso preoccupazione per il fatto che, invece di cercare di raggiungere la quota del 40% di donne, gli azionisti stiano pensando di modificare lo Statuto. Questo comporterebbe la riduzione della quota del Consiglio di Amministrazione da due quinti a un terzo, una mossa che li manterrebbe all’interno degli attuali vincoli di legge.

Porzi ha concluso dicendo che è impossibile accettare l’idea che il futuro di una società che detiene partecipazioni in molte aziende strategiche, come EniTimFincantieri e altre, sia determinato da una lotta politica che potrebbe annullare molti progressi fatti per colmare il divario di genere nel management delle aziende. Ha sottolineato che le istituzioni dovrebbero guidare il processo verso l’equilibrio di genere, confermando la direzione positiva intrapresa e rafforzando ulteriormente l’inclusione di genere ai massimi livelli decisionali. Ha espresso preoccupazione per il fatto che si rischia di tornare al punto di partenza se il primo governo a guida femminile permetterà un passo indietro in questa questione.

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