Lavoro, il decreto 87 mina l’occupazione e l’economia del Paese

Lavoro, il decreto 87 mina l'occupazione e l'economia del Paese
Aldo Tracchegiani

Lavoro, il decreto 87 mina l’occupazione e l’economia del Paese  Il decreto n.87 del 12 luglio scorso, contenente “disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, rischia di riportare pericolosamente indietro il livello occupazionale in Italia. E’ questa una serie di misure che penalizzano tanto le imprese quanto i lavoratori: è un decreto che sembra scritto da un comitato comunista, che non mancherà di produrre i suoi effetti negativi sul mercato del lavoro e sull’economia reale.

Il provvedimento, infatti, contiene una stretta sui contratti a termine, che potranno essere utilizzati per un massimo di 24 mesi contro gli attuali 36, con aggravi fiscali su ogni rinnovo, compresi quelli per i contratti di somministrazione. Inoltre si reintroducono le causali sui nuovi contratti a termine che superano la durata di 12 mesi, così come sulle proroghe e i rinnovi dei rapporti di lavoro attualmente in corso.

C’è poi tutto l’aspetto legato alle indennità per i lavoratori licenziati in maniera “illegittima”, ad esempio perché il lavoratore neoassunto non si rivela all’altezza del compito assegnatogli. In questo caso il datore di lavoro sarà chiamato a corrispondere al lavoratore fino a 36 mensilità. Facile immaginare con quale spirito un’azienda dovrebbe ora assumere un lavoratore, magari giovane e senza esperienza.

Per non parlare della partita dei Voucher, abrogati da Gentiloni e ora in fase di reintroduzione per le categorie baby-sitter, agricolo-stagionale, giardinaggio e pulizie. Francamente un po’ poco per rilanciare l’economia, soprattutto se paragoniamo questi timidi segnali positivi con la serie di spade di Damocle contenute dal decreto legge. Il giudizio di Forza Italia non può che essere negativo, anche perché i famosi nuovi incentivi alla stabilizzazione dei contratti a termine, che dovrebbero compensare la stretta sul precariato, al momento sono proposte fumose e astratte, e comunque rimandate alla prossima legge di bilancio, dunque non prima di dicembre.

In altre parole: il mondo del lavoro deve subire tutte le bastonate oggi, per poi forse ricevere qualche carota fra cinque mesi. Tutto ciò non solo distrugge l’Italia produttiva, per citare le parole del nostro presidente, ma non ha proprio senso. Evidentemente il Movimento 5 Stelle non sa cosa sia il lavoro e, per il momento, la Lega continua a comportarsi come se la campagna elettorale non fosse mai terminata. Mi auguro che il Carroccio ridiscuta con i grillini questo testo delirante, che penalizza aziende e lavoratori ma che, soprattutto, ci dimostra come i 5 Stelle non siano affatto apolitici, avendo fatto proprie le peggiori derive della sinistra italiana, a cominciare dall’invidia sociale e dalla cultura anti-industriale, in barba alle libertà del cittadino. Noi parliamo a un’altra Italia, quell’Italia che sa cosa vuol dire guadagnarsi da vivere onestamente con il proprio lavoro e le proprie idee, la propria preparazione e professionalità.

 

Aldo Tracchegiani

Coordinatore Forza Italia Spoleto

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