Disparità salariale di genere. Ciprini (M5S): “Ecco la nostra pdl per il superamento del gap retributivo e per favorire la partecipazione delle donne al lavoro”

Le donne sono spesso precarie e subiscono più interruzioni di carriera per responsabilità di assistenza domestica e familiare: di queste, il 60 per cento non riprende l'attività lavorativa prima di 5 anni

“Nel 2016, in Italia, il genere femminile ha percepito mediamente retribuzioni del 12 per cento più basse rispetto a quello maschile e tra i laureati il divario sale addirittura al 30 per cento, con la conseguenza che il nostro Paese risulta essere 126esimo al mondo per disparità salariale”.  

Ad affermarlo è la parlamentare 5Stelle, Tiziana Ciprini, prima firmataria di una proposta di legge che ha l’obiettivo di ridurre il gap retributivo tra i cittadini e le cittadine italiane. “Le donne – continua la deputata – sono più spesso precarie, in regime di part time, e subiscono più interruzioni di carriera per responsabilità di assistenza domestica e familiare: di queste, il 60 per cento non ritorna nel mondo del lavoro prima di 5 anni. Il motivo? Asili e servizi alla maternità che mancano, enti locali con l’acqua sempre più alla gola, welfare pubblico che arretra: sono queste le cause del crollo della natalità e le ragioni che, al tempo stesso, mettono in difficoltà le mamme nel tentativo di mantenere un posto di lavoro.

Tutto questo si traduce anche in un divario pensionistico di genere, e in un maggior rischio di povertà e di esclusione sociale per le donne. Ma la mancata partecipazione femminile al mondo del lavoro, è anche un danno enorme alla società intera: si pensi che a livello mondiale, una riduzione del gap del 25 per cento genererebbe maggiore ricchezza pari a 5,3mila miliardi di dollari, quasi il triplo del nostro Pil. E tutto quello che sanno fare i governi, è tagliare diritti e sostituirli con bonus e mancette una tantum.

Per sanare questo vulnus – afferma Ciprini – abbiamo appena depositato una legge, che si muove su due direttrici: da una parte, con misure pensate per contrastare a monte il divario retributivo di genere, attraverso incentivi per le aziende che non discriminano; dall’altra, con provvedimenti che favoriscono la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per aiutare le donne che vogliono entrare nel mondo del lavoro.

Nello specifico, la legge del M5S inserisce nel ‘Codice delle pari opportunità’, tra le discriminazioni indirette, anche quelle che riguardano l’organizzazione del lavoro, a partire dagli orari. Oltre ciò – prosegue Ciprini – si introduce in via sperimentale il curriculum anonimo, sulla base di esperienze già intraprese in altri Paesi europei, per combattere le discriminazioni contro le donne, ma anche quelle verso gli over 50 e altri soggetti svantaggiati

Lo scopo, è quello di far valere nel mercato del lavoro italiano le skills e le competenze al posto della condizione familiare o delle caratteristiche personali. Si prevede anche una premialità di 150 euro al mese per 3 anni dalla fine della maternità, per le donne che rientrano al lavoro, e sgravi contributivi per 3 anni per le imprese che mantengono al lavoro le lavoratrici dopo la nascita dei figlio.

In più, viene innalzato l’importo detraibile per l’assunzione di colf e badanti e si prevede l’aumento dell’indennità per il congedo parentale dal 30 all’80 per cento, oltre al rifinanziamento del Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, per realizzare più asili nido. Infine, la pdl proroga per il 2019 il regime pensionistico ‘Opzione donna’ per le lavoratrici con 57 e 58 anni e 35 anni di contributi.

I diritti dei lavoratori e delle lavoratrici – conclude Ciprini – sono previsti dalla nostra Costituzione, ma è giunto il momento di applicarli pienamente: e la legge proposta dal M5S, si muove proprio in questa direzione”.

 

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