Dimissioni Marini, Leonelli: «Lo scenario oggi è diverso», lo strappo nel Pd |Fotogallery

Dimissioni Marini, Leonelli: «Lo scenario oggi è diverso», lo strappo nel Pd
Spaccatura Pd

Dimissioni Marini, Leonelli: «Lo scenario oggi è diverso», lo strappo nel Pd |Fotogallery

Gent.Le Presidente della Giunta, Presidente del Consiglio, colleghi consiglieri, la seduta di oggi è la prosecuzione di un dibattito doveroso rinviato il 7 maggio scorso tra mille polemiche, alcune forse condivisibili e altre mosse da una distorta rappresentazione della realtà per cui l’unica motivazione sarebbe stata quella di accrescere le nostre prebende o alimentare le nostre indennità. Tutto ciò è falso, come sanno benissimo anche i colleghi di opposizione, che anziché produrre messe in scena carnevalesche, evidentemente molto meno di moda in altre importanti realtà italiane in questi giorni e in queste ore toccate da gravi vicende giudiziarie, avrebbero potuto utilmente rafforzare il ruolo dell’istituzione stessa, sgombrando il campo da interpretazioni che nulla aggiungono al mero sciacallaggio politico se non un ulteriore e grave lesione del ruolo e dell’autorevolezza dell’istituzione che noi tutti rappresentiamo.

La motivazione di quel breve rinvio si è ben presto manifestata in questi giorni: preso atto di alcune divergenze in seno alla maggioranza sull’esito del consiglio, si è pensato che questi giorni potessero essere utili a un chiarimento, e anche il sottoscritto, seppur nella consapevolezza di alcune criticità dal punto di vista politico e formale, ha ritenuto congruo, tenuto conto del fatto che era emersa una sostanziale condivisione dell’operato complessivo di questi 4 anni, sviluppare un tentativo di sintesi.

In questi 10 giorni l’opposizione guidata anche da leader nazionali. affetti verosimilmente da presbiopia come il ministro Salvini, che evidentemente nella difficoltà di messa a fuoco di quello che è accaduto e sta accadendo all’interno del Consiglio dei Ministri in cui siede o dalle parti della propria città natale, ha mostrato tutta la propria famelicità riguardo una sorta di “eldorado” da conquistare, accompagnata da una retorica che racconta l’Umbria come una sorta di landa desolata e distrutta da dover ricostruire.

Non so come finirà questo consiglio regionale, ma so che non ci piegheremo mai e poi mai a questa retorica: e non perché abbiamo qualche interesse da difendere, se non quello diffuso dell’immagine di una Regione che non merita questa rappresentazione. Non la meritano le sue città, non la meritano i suoi cittadini, non la meritano le istituzioni locali e chi le rappresenta: voglio farvi una domanda, cari colleghi dell’opposizione. Avete mai conosciuto un cittadino dell’Umbria non orgoglioso della propria terra? Io mai. E se ognuno di noi è orgoglioso dell’Umbria, forse qualche merito una cultura politica di centrosinistra che l’ha guidata dalla nascita delle regioni in poi, ce l’avrà: se l’ambiente, il paesaggio e il territorio sono stati preservati più che altrove come raccontano i dati ISPRA e le terribili esperienze legate ai terremoti, qualche merito quella cultura politica ce l’avrà avuto. Se qui c’è stata più coesione sociale, se l’Umbria è la seconda regione italiana per posti negli asili pubblici non può essere frutto del caso, ma probabilmente è strettamente connesso a quella cultura politica che voi oggi vorreste spazzare via. Se la sanità non è mai stata un buco nero della spesa pubblica, così come in altre regioni ben più ricche della nostra, assurgendo a parametro nazionale (benchmark) per il rapporto costi/servizi, quella cultura politica avrà fatto la sua parte oppure no?

 

 

 

Ecco perché la vostra retorica è inaccettabile e su questo, nell’interesse prima ancora dell’Umbria che della nostra parte politica, resisteremo con forza e determinazione.

Al tempo stesso credo che in questi 4 anni siano state fatte cose significative: ed è doveroso che questa maggioranza, a cominciare dalla Presidente Marini le rivendichi con il giusto orgoglio. Siamo stati i primi in Italia a introdurre una forma di reddito d’inclusione regionale, abbiamo dato un impulso forte, seppur non esaustivo,  alle infrastrutture con l’apertura della quadrilatero (Perugia-Ancona e Foligno-Civitanova Marche),e con la connessione all’alta velocità con l’arretramento del Frecciarossa a Perugia, voluto in primis da PD e centrosinistra e che vede ad oggi la Regione Umbria come unico soggetto pubblico partecipe all’investimento, e con la prossima riqualificazione dell’intera rete della Ferrovia Centrale Umbra.

E’ stata mantenuta l’invarianza fiscale in una fase di congiuntura economica comunque difficile e si sono tentate risposte decise alla crisi stessa anche dal punto di vista delle politiche di inserimento e di reinserimento al lavoro, come il recente programma Umbriattiva così come non ci si è mai nascosti di fronte alle crisi aziendali più o meno grandi.

Si è lavorato per una progressiva semplificazione degli enti strumentali, governando meglio di tante altre realtà la difficile partita della ricollocazione delle competenze e del personale delle Province. Così come nessuno può dimenticare il buon lavoro fatto per ottenere un ammontare di fondi europei legati all’agricoltura più che ingente tenuto conto delle dimensioni dell’Umbria, ed infine il mantenimento dei livelli della sanità complessivamente soddisfacenti, al di là del già citato rapporto costi/servizi, anche, soprattutto, grazie all’apporto professionale di un personale medico e paramedico, capace di coniugare competenza e umanità. Spero che tutto questo, in particolare questo riferimento al personale medico e paramedico sia orgoglioso patrimonio di tutti, non solo della maggioranza perché proprio in queste settimane difficili tutti coloro che quotidianamente lavorano per rendere la nostra sanità migliore se lo meritano davvero.

Tutto questo lasciando sullo sfondo il terremoto, dove mi pare indiscutibile che l’Umbria, assodata una presenza assidua dei vertici della Regione e della struttura tecnica nelle aree colpite, sia stata più solerte e tempestiva delle altre realtà.

Così come credo sia stato importante il lavoro dei consiglieri, al quale tutti noi abbiamo contribuito; mi piace citare la riattivazione della Filmcommission, ricordare l’arretramento del Frecciarossa, la battaglia per la risarcibilità del danno indiretto da terremoto, la costituzione dell’osservatorio antimafia, la legge contro le discriminazioni di genere, tutte cose sulle quali ho lavorato personalmente e che hanno visto la luce anche grazie all’attenzione e all’impegno dell’esecutivo.

Anche per tutto questo non mi convince proprio la lettura che è stata data sull’eventuale voto di respingimento delle dimissioni, inteso come vorrebbe qualcuno come una sorta di asseverazione di questi 4 anni. Sarebbe banale, oltremodo semplicistico e fuorviante la chiave di lettura per cui la mancata espressione di un voto contrario alle dimissioni equivarrebbe a un rinnegare ciò che è stato fatto.

Ciò anche in considerazione del fatto che non siamo qui a discutere di una mozione di sfiducia dell’opposizione, né tantomeno di una sorta di fiducia chiesta dalla Presidente Marini e dall’Esecutivo stesso su un piano di lavoro, tenuto conto delle inequivocabili  affermazioni, richieste e istanze rivolte al consiglio regionale, ed in particolare alla propria maggioranza, dalla Presidente il 7 maggio scorso, che veniva semplicemente investito degli intendimenti della medesima, così come già enunciati nella lettera di dimissioni del 16 aprile e senza alcun elemento di smentita nei giorni seguenti.

Così come non mi ha convinto né continua a convincermi la dicotomia garantisti/giustizialisti rispetto alle note vicende giudiziarie. Per me, per quella che è la mia cultura, per i valori con i quali sono stato cresciuto dalla mia famiglia e se volete, forse, per la professione che svolgo, il garantismo non è un’opzione a intermittenza, come per i partiti che qualcun altro rappresenta in quest’aula, ma un elemento irrinunciabile della propria identità e del proprio DNA. Ho spesso criticato senza remore chi anche a sinistra, si riempie la bocca di elogi alla Costituzione, definendola “la più bella del mondo” dimenticandosi troppo spesso l’art. 27 comma II e cioè quello avente ad oggetto proprio il sacrosanto principio di non colpevolezza; così come non ho esitato, nella mia breve storia politica, a difendere il ruolo istituzionale di chi era stato oggetto di indagine, anche con prese di posizioni difficili all’interno del proprio partito, e qualche collega della maggioranza qui seduto in consiglio non potrà che darmene atto.

Non mi convince questa impostazione perché la vicenda che oggi investe questa istituzione, premesso che non ha ad oggetto un fatto o atto specifico, quanto un insieme di condotte spesso reiterate da più persone, non è semplificabile in questa dicotomia: tutti noi, io per primo, ci auguriamo che le persone indagate o sottoposte a misure restrittive della libertà personale, siano in grado di dimostrare processualmente la propria estraneità a fatti penalmente rilevanti. Ma immediatamente dopo le doverose scuse alla comunità regionale, le domande da porci sono due e sono le seguenti:

-c’è qualcuno di noi oggi, in quest’aula, in grado di avvalorare la tesi per cui non vi sia stato alcun comportamento, atto o pratica prodotta da esponenti del PD che a prescindere da eventuali profili penali, non assuma la fisionomia di una qualsivoglia logica clientelare lesiva dei nomali principi di meritocrazia nei concorsi pubblici?

– c’è la certezza assoluta che anche una parte infinitesimale di consenso elettorale in questi anni non sia stato comunque costruito attraverso una qualsivoglia logica clientelare lesiva dei normali principi di meritocrazia nei concorsi pubblici? Queste due domande possono apparire dirompenti, ma a mio parere la risposta alle medesime è il crocevia ineludibile di questa vicenda, dalla quale conseguentemente discende ogni decisione più opportuna.

La risposta a quei due interrogativi è il crocevia ineludibile, perché prima degli interessi personali, per ognuno di noi dovrebbero venire quelli del proprio partito o movimento politico; ma ancora prima di entrambi per chi ha l’onere e l’onore di rappresentare i cittadini nelle istituzioni viene l’autorevolezza delle medesime. L’autorevolezza delle istituzioni è la garanzia dello Stato di Diritto, incastro fondamentale per la tenuta democratica e sociale di una comunità, certezza irrinunciabile per ogni cittadino in particolare degli ultimi e dei più deboli.

L’autorevolezza non è data, né è presunta, ma strettamente connessa alla forza dell’istituzione stessa, che a sua volta è strettamente connessa alla credibilità della medesima. Se chi la rappresenta pro tempore, ha la sensazione di non essere nella situazione di esercitare con la necessaria autorevolezza per condizioni oggettive o soggettive la funzione stessa bene fa a fare un passo indietro, così come ha fatto la Presidente Marini all’atto delle proprie dimissioni, che sicuramente sono state formalizzate in una situazione di comprensibile e umana criticità ma rimangono per loro natura, se non vogliamo utilizzare la dicitura di atto “personalissimo” come nel caso di quelle afferenti al Presidente della Repubblica, comunque un atto unilaterale.

Tutto ciò premesso, se c’è  un altro elemento che lascia perplessi, dal punto di vista politico, è proprio l’investitura del Consiglio Regionale e dei partiti di maggioranza rispetto a tale procedura: se da un lato conosco perfettamente la norma statutaria di cui all’art.64 comma III, e ho ascoltato più volte la Presidente Marini ribadire che le dimissioni stesse non sarebbero di natura personale ma piuttosto di natura politica, al tempo stesso non posso non rilevare che queste non possono intendersi di natura squisitamente politica: la Presidente Marini infatti non ha rassegnato le proprie dimissioni a seguito della bocciatura da parte dell’aula di un atto che ella riteneva dirimente per la prosecuzione della legislatura. In altre parole, se non si è sentita nelle condizioni oggettive e soggettive ottimali per poter esercitare con la necessaria forza e autorevolezza la funzione, che elementi avrebbero i singoli consiglieri o i partiti politici che la sostengono per affermare il contrario?

Infine vi è l’interesse della comunità politica che anch’io rappresento, rispetto al quale è legittimo avere dubbi, in particolare se di natura tattica rispetto alla tempistica della prossima scadenza elettorale. La mia convinzione, corroborata dai tanti colloqui di questi giorni, è che prima di tutto vi sia la necessità di riconnessione emotiva con i nostri elettori e militanti, sconcertati dalla realtà che è stata rappresentata, ma che non mettono e non metteranno mai in discussione il ruolo della magistratura e della legittimità delle indagini. Avete sentito qualcuno, militante o dirigente locale o nazionale del Pd, rappresentante nelle istituzioni locali o nazionali, parlare visto l’imminente turno elettorale, di “giustizia a orologeria”? Un’espressione abusata dalla destra in questi anni, ma che nessuno di noi si è sentito lontanamente di affermare. E io sono orgoglioso di far parte di questa comunità politica.

Ma al tempo stesso dobbiamo dare modo a questa comunità, oggi colpita, ferita, composta da migliaia uomini e donne perbene che alla politica nulla chiedono se non uno strumento di impegno civile, di essere essi stessi orgogliosi del partito che rappresentano, camminando a testa alta. E per farlo non basta chiedere due volte scusa a tutti loro, sia come iscritti o elettori, sia come cittadini, ma va ribadito con forza e senza tentennamenti che per il PD l’unico criterio possibile nella selezione del personale della pubblica amministrazione dev’essere il merito, inteso come estrinsecazione del principio di eguaglianza sostanziale, e dev’essere chiaro che chi utilizza altri criteri che non corrispondano al merito, va considerato fuori dal perimetro politico etico e valoriale del Partito Democratico.

Presidente Marini, mi sento in dovere di porgerLe i miei ringraziamenti sinceri, umani e politici per questi 4 anni che hanno rappresentato per me comunque una fase di crescita politica e istituzionale della quale sono ben consapevole. A volte ci sono state incomprensioni, qualcuno mi ha fatto notare che il riferimento nel suo discorso del 7 Maggio a “consiglieri in cerca di visibilità” poteva essere rivolto al sottoscritto.

Non credo che sia cosi, visto che in questi anni pur facendo le mie battaglie molte volte vinte grazie anche alla Sua attenzione istituzionale, altre volte no, come nel caso dell’aeroporto dell’Umbria, non ho mai fatto mancare un sostegno leale alla maggioranza, in ogni bilancio così come in ogni disegno di legge approdato in aula.

Ma oggi lo scenario è diverso; oggi non si tratta di valutare se un emendamento sia o meno sostenibile o se una mozione sia o meno conforme all’indirizzo della giunta regionale: oggi si tratta di rispondere a quelle due domande che ho posto poc’anzi, quelle due domande che al netto di tutto, dai rapporti umani e politici, dalle convenienze di ognuno di noi o dalle legittime sfumature interne del nostro partito, poiché quelle risposte rappresentano plasticamente quel crocevia ineludibile di tutta questa vicenda: la sufficiente autorevolezza dell’istituzione che rappresenta può dipendere esclusivamente se non dalla certezza almeno dalla presunzione  che non vi siano state nella dinamiche relative ai concorsi pubblici e nella costruzione anche di una minima parte di consenso del Pd o di una sua corrente, logiche e pratiche, che a prescindere dall’eventuale rilevanza penale o meno assumano profili di natura clientelare.

Per tutto quanto sopra esposto, una risposta in questi giorni difficili me la sono data le confesso che per la realtà che ci è stata rappresentata, io questa presunzione non ce l’ho: e dunque comunico che il mio voto sull’eventuale respingimento delle dimissioni, tenuto conto che molte delle cose presenti nella mozione di maggioranza saremmo comunque in grado di farle, anche in ordinaria amministrazione, in mancanza di un fatto nuovo e conclamato in quest’aula che renda di fatto politicamente non procrastinabile la legislatura, non ci sarà!

1 Commento

  1. dopo il danno anche la beffa !! viviamo veramente un momento terribile non tanto per la politica in se..quanto per il buonsenso, per l’educazione , per la propria faccia !! ..che vergogna …..

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