Aggressione russa all’Ucraina, Bori, Regione Umbria prenda una posizione chiara

Bori, grave che Tesei non abbia chiarito su conti sanità

Aggressione russa all’Ucraina, Bori, Regione Umbria prenda una posizione chiara

“Continuano le ambiguità della Lega e dei sovranisti, continua l’ipocrisia della destra europea, che non riesce a condannare il dittatore Putin con la giusta chiarezza. È inaccettabile rifiutare di ascoltare la testimonianza diretta del Presidente di un paese aggredito in un momento così cruciale. Noi non faremo finta di nulla e non ci gireremo dall’altra parte, la Lega e la presidente Donatella Tesei ci devono dire da che parte stanno: di chi bombarda o di chi viene bombardato”.

Lo dichiara il consigliere regionale del Partito democratico Tommaso Bori, rimarcando che “è necessario avere chiara una cosa, sempre, oggi come ieri: c’è un filo nero che unisce tutte le destre fanatiche ed estremiste a livello internazionale.

Professano la stessa propaganda, portano avanti le stesse battaglie, idolatrano gli stessi personaggi: Putin e Trump sono stati tra i loro feticci in questi anni. Tanto da spingere Salvini e la Lega ad un accordo formale, rinnovato pochi giorni fa in piena guerra, con Putin e il suo partito”. “Diffondere fake news, manipolare l’opinione pubblica, inquinare il mondo dell’informazione e una politica mercenaria sono state – prosegue Bori – le loro armi, ancor prima delle bombe.

Lo dimostrano gli affari del faccendiere leghista Savoini con gli ambienti vicini al Cremlino e la relazione della Commissione sulle Interferenze nei Processi Democratici del Parlamento europeo in cui la Lega è citata come partito vicinissimo a Putin. La Lega e i suoi esponenti hanno dovuto e dovranno affrontare accuse inevitabili per aver accettato finanziamenti politici da realtà collegate al governo russo. È arrivato il momento di fare chiarezza: ora sta alla Lega e alla Presidente Tesei dirci da che parte stanno.

Non sono riusciti a farlo – prosegue il consigliere regionale di opposizione – in Consiglio regionale, proponendo un atto in cui non compariva né la parola Ucraina, né Russia, tanto meno il nome di Putin. Per non parlare del concetto di invasione o la distinzione tra aggressore ed aggredito.

Sintomo di un’inaccettabile doppiezza di fondo e di un retropensiero molto pericoloso. Ora – conclude Bori – il senatore umbro, Pillon, si spinge ad annunciare che oggi non parteciperà alla seduta del Parlamento con il Presidente ucraino Zelensky in collegamento. Stessa cosa farà la Le Pen in Francia. Una scelta vergognosa. Dicono che vorrebbero ascoltare anche ‘l’altra campana’, cioè quella di Putin”.

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