Crisi di Governo, ESG89 Group, 1 anno e 2 mesi, ecco la media della durata

Si dimezzano i parlamentari, 7 umbri torneranno a casa

Crisi di Governo, ESG89 Group, 1 anno e 2 mesi, ecco la media della durata

ESG89 Group ha voluto verificare con dovizia di dati lo scandire dei governi dal dopoguerra ad oggi (vedi tabella allegata). E come risulta plasticamente l’Italia, proprio per la sua struttura istituzionale, ha dimostrato tutta la sua fragilità di governo. Fragilità di governo che fa il paio, però, con fragilità di visione del Paese.

<Oggi, inoltre, viviamo un momento dove la velocità dei cambiamenti e la volatilità dell’elettorato determinano alternanze di governi molto differenti tra loro per valori e programmi – commenta Giovanni Giorgetti Ceo di ESG89 Group – generando instabilità e cambiamenti repentini tutt’altro che duraturi. Si assiste a provvedimenti di un governo completamente smantellati da quello successivo. Questo stato di cose in apparenza rende vivace la dimensione politica, in realtà produce finte riforme di corto respiro, più attente ai consensi elettorali immediati che alle concrete esigenze del Paese. Uno scenario così instabile – prosegue Giorgetti – ostacola gli investimenti degli operatori economici, che per definizione hanno bisogno di un orizzonte di medio lungo periodo>.

Dello stesso tono il commento che abbiamo chiesto ad Antonio Baldaccini (Ad UmbraGroup) che ha voluto affermare quanto… nel mondo della pizza c’è sempre un grande rimpasto. Il nostro modello politico è culturalmente metabolizzato e accettato tra gli italiani, che sono poco curiosi a sperimentare nuovi modelli politici e sociali necessari per determinare nuovi assetti comportamentali in un mondo sempre più globale. C’è bisogno di innovazione e tecnologia a supporto di chi governa.

Ma i problemi di uno stato non si risolvono urlando nelle piazze o scrivendo nei blogs, né tanto meno facendo tweet o postando su Facebook. Ogni giorno ai nostri politici è richiesto di agire con competenza, passione e determinazione al fine generare valore e lavorare per il bene comune di tutti gli italiani>.

Giuseppe Rivetti (Professore di Diritto Tributario – Università di Macerata) ha dal suo canto commentato così i dati <Riduciamo i tempi della legislatura a tre anni come possibile rimedio alla costante instabilità!! L’articolato studio, infatti, dimostra la strutturale incapacità degli esecutivi di rimanere in carica per tutta la durata della legislatura (cinque anni). Salvo rare eccezioni, nessun governo è riuscito a restare in carica per un periodo superiore ai tre anni (la media si attesta attorno a un anno e due mesi). Ciò suggerisce una riflessione sui tempi della legislatura, poiché le evidenze rischiano di rendere privo di effettività l’art. 60, primo comma, della Costituzione: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni. Del resto, un Parlamento che continui ad essere slegato dalle sorti degli esecutivi, come attualmente configurato dalla nostra Costituzione, può determinare un allontanamento sempre crescente degli elettori – non a caso l’astensionismo in alcune zone del Paese supera il 50% – .

Peraltro, appare opportuno evidenziare come l’obiettivo della nostra Costituzione sia quello di creare un rapporto reale con il territorio. Risulta, quindi, coerente sotto un profilo politico, l’esistenza di un legame temporale tra gli eletti e gli elettori che valorizzi in modo esclusivo la durata di quel rapporto primario (e non sopravviva alla volontà espressa con il voto). In ogni caso, l’instabilità dei Governi rappresenta una costante della nostra storia parlamentare. Durante la prima Repubblica – dal 1945 al 1994 – i governi venivano eletti per poi cadere con una frequenza di poco superiore all’anno.

Nel tempo delle post-ideologie e della progressiva scomparsa dei partiti, la situazione, se possibile, peggiora. Scompaiono punti di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità che snatura le identità personali e collettive, con inevitabili incidenze negative sulle vicende politiche di cui sono parte. In tale contesto la riduzione temporale della legislatura a tre anni, accompagnato da una revisione del sistema bicamerale e riduzione del numero dei parlamentari, potrebbe rendere l’azione degli esecutivi più funzionale e scoraggiare la ricerca di ‘soluzioni altre’>.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*