Studenti in piazza il 15 novembre contro tagli e guerra

Mobilitazione per un'istruzione laica, ecologista e accessibile

Studenti in piazza il 15 novembre contro tagli e guerra

Studenti in piazza il 15 novembre contro tagli e guerra

Studenti in piazza – Il 15 novembre 2024 gli studenti italiani scenderanno in piazza per protestare contro i recenti tagli all’istruzione e la crescente militarizzazione delle scuole e università. La mobilitazione è promossa dall’Unione degli Studenti e da altre organizzazioni studentesche, che contestano le politiche del governo che, secondo loro, stanno indebolendo il sistema educativo pubblico e favorendo logiche belliche e di precarietà.

Le proteste, che coinvolgeranno scuole e università in tutta Italia, sono il risultato di una serie di decisioni politiche che, secondo i manifestanti, penalizzano le nuove generazioni. Gli studenti accusano il governo di dirottare risorse verso il riarmo, mentre la scuola e l’università soffrono di gravi carenze di finanziamento. A ciò si aggiungono i rischi derivanti dalla crisi climatica, con un futuro sempre più incerto per le nuove generazioni, che si trovano a fronteggiare un mondo segnato da disuguaglianze economiche e ambientali.

Margherita Boniotti, coordinatrice dell’Unione degli Studenti Umbri, denuncia l’ingresso crescente delle industrie belliche nel mondo scolastico, attraverso collaborazioni e sponsorizzazioni che orientano l’offerta formativa verso competenze utili per il settore della difesa. Secondo Boniotti, questa tendenza è una diretta conseguenza di un contesto geopolitico in cui la guerra è sempre più considerata una soluzione ai conflitti, anziché una tragedia da evitare. “La scuola dovrebbe essere un luogo di promozione della pace e della giustizia, non un laboratorio di preparazione alla guerra”, afferma la coordinatrice.

Oltre alla militarizzazione, gli studenti lamentano le difficili condizioni economiche che rendono sempre più difficile l’accesso all’istruzione. I costi per le famiglie aumentano, mentre le risorse destinate alla scuola e all’università vengono ridotte. La precarietà, ormai endemica, colpisce anche gli studenti universitari, che si trovano a fronteggiare un aumento delle tasse e una costante diminuzione della qualità dei servizi e delle opportunità didattiche. “Le università italiane stanno attraversando una crisi profonda, con tagli ai finanziamenti e condizioni di lavoro sempre più difficili per il personale docente e tecnico”, afferma Michele Saraceni, coordinatore di Link Perugia. Gli studenti denunciano inoltre un attacco alla libertà di ricerca e al ruolo centrale delle università pubbliche, sempre più esposte a logiche di mercato e al rischio di diventare centri di formazione indirizzati a soddisfare le esigenze dell’industria bellica.

In un contesto già difficile, si aggiungono i problemi legati alla crisi climatica. Le nuove generazioni sono sempre più preoccupate per il futuro, segnato da disastri ambientali, cambiamenti climatici e incertezze economiche. Il tema della sostenibilità, purtroppo, non viene affrontato con la dovuta serietà nelle scuole, dove l’educazione ambientale è relegata a temi marginali in corsi di educazione civica. Gli studenti chiedono un cambiamento radicale, con scuole che diventino modelli di sostenibilità e attenzione all’ambiente, dotandosi di impianti per l’energia rinnovabile e di sistemi di raccolta differenziata. In questo senso, la scuola dovrebbe essere il luogo in cui i giovani imparano a vivere in armonia con l’ambiente, non solo a livello teorico, ma anche con pratiche concrete.

Il benessere psicologico è un altro tema caldo tra gli studenti, che si sentono spesso abbandonati dalle istituzioni in un periodo di crescente stress e ansia. L’eco-ansia, la paura per il futuro del pianeta, è sempre più diffusa tra i giovani, che lamentano la carenza di supporto psicologico nelle scuole e università. Gli studenti chiedono la creazione di sportelli psicologici efficienti e accessibili, gestiti da professionisti del settore, per affrontare le problematiche legate al benessere mentale e alla gestione dello stress.

In risposta a queste problematiche, le organizzazioni studentesche chiedono a gran voce una riforma radicale del sistema educativo, che restituisca agli studenti il diritto di decidere del proprio futuro senza essere condizionati da logiche militari, economiche e politiche. La mobilitazione del 15 novembre sarà quindi un’occasione per chiedere un’istruzione libera, laica, ecologista e accessibile, che metta al centro i diritti degli studenti e delle studentesse

1 Commento

  1. ah ecco,” militarizzazione”, ” ecologismo” e carta verde per non essere estromesso dalla società civile, quella si ben accetta e mai messa in discussione. Ottimo, avanti così

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