Scontro sui criteri di assegnazione delle case popolari: i sindacati pronti a class action

Le nuove norme escludono le famiglie per reati remoti, i sindacati chiedono modifiche.

Scontro sui criteri di assegnazione delle case popolari: i sindacati pronti a class action

Scontro sui criteri di assegnazione delle case popolari: i sindacati pronti a class action

Scontro su assegnazione  – I sindacati degli inquilini e le organizzazioni confederali contestano le modifiche alla legge regionale 23 del 2022, apportate nel 2023, che escludono dalle assegnazioni delle case popolari persone con precedenti penali, anche se questi sono stati commessi decenni fa e la pena è stata scontata. Secondo i rappresentanti sindacali, la norma presenta profili di incostituzionalità in quanto estende il divieto di assegnazione non solo al condannato, ma anche ai membri del suo nucleo familiare.

Durante una conferenza stampa tenutasi oggi a Perugia, i leader dei sindacati inquilini hanno ribadito la necessità di rivedere queste disposizioni. Tra i partecipanti erano presenti Cristina Piastrelli, segretaria nazionale del Sunia, insieme ai rappresentanti umbri di Sunia, Rossano Iannoni, di Sicet, Gino Bernardini, di Uniat, Gianluca Ciambelli, e dell’Unione degli Inquilini con Ribac Aurel.

I sindacati denunciano che l’applicazione della normativa attuale lede il diritto costituzionale all’abitazione. In particolare, la norma estende la responsabilità penale di una persona ai suoi familiari, impedendo loro di accedere a case popolari anche in presenza di reati commessi decenni fa. “La giustizia penale è personale”, hanno sottolineato, criticando l’obbligo di riabilitazione anche quando la pena è stata scontata da tempo.

Tra i casi sollevati durante l’incontro, uno riguarda un uomo oggi disabile, escluso dall’assegnazione a causa di una condanna per ricettazione risalente a 30 anni fa. Un altro esempio riguarda una madre che, pur avendo una figlia uscita dalla tossicodipendenza da 10 anni, si è vista negare la domanda per l’alloggio popolare. Episodi come questi dimostrano, secondo i sindacati, la necessità urgente di un intervento legislativo.

Gli stessi sindacati stanno valutando l’avvio di una class action contro la normativa. Parallelamente, intendono sollecitare un confronto con i candidati alla presidenza della Regione, chiedendo l’impegno per modificare la legge e risolvere anche il problema delle numerose abitazioni sfitte. Attualmente, secondo i dati forniti dai sindacati, 1000 appartamenti dell’Ater risultano inutilizzati a causa delle condizioni di degrado in cui versano. Questo rappresenta circa il 13% del totale degli immobili gestiti dall’ente.

La richiesta che sarà avanzata ai candidati è chiara: destinare almeno 4 milioni di euro l’anno per la manutenzione e il ripristino di 200-300 appartamenti, consentendo così di ridurre il numero di famiglie in attesa di un alloggio. “La disponibilità di case popolari è un problema sociale urgente”, hanno concluso i rappresentanti sindacali, sottolineando che le risorse destinate alle manutenzioni devono essere una priorità per la prossima amministrazione regionale.

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