Lotta all’abusivismo e liquidità per ripartire, ecco le richieste delle estetiste dell’Umbria

Riapertura, lotta all’abusivismo e liquidità per ripartire. Sono le parole d’ordine che le estetiste dell’Umbria, riunite nel “Gruppo estetiste titolari Umbria”, affidano ad una lettera aperta indirizzata alle Istituzioni.

Ecco la lettera:

Piccolo preambolo numerico, capirete poi perché essenziale.

Secondo i dati censimento MMAS, il settore dell’estetica, ha generato nel 2018 un indotto Nazionale di 11,2 miliardi di Euro. Tenendo conto che in tutta Italia sono presenti circa 19700 Centri Estetici (88000 cabine). Negli ultimi anni l’incremento di apertura di nuove attività è stato pari al 72%, mentre se consideriamo un ventennio è del 21%.

Se prendiamo in esame la nostra regione, l’Umbria, negli ultimi 10 anni vi è stata una crescita del 35%. 

Abbiamo deciso di riportare i dati numerici, perché i numeri rendono molto bene l’idea di quello che è tutto l’introito del nostro settore estetico per lo Stato. Tutto questo nonostante anni di pesantezze fiscali che stringono sempre di più le possibilità di guadagno. 

Non possiamo continuare ad essere considerate “strappa peli”. Basta! Siamo e meritiamo molto di più. Pensate a tutto quel reparto di nostre colleghe chiamate “estetiste etiche”, cioè specializzate in trattamenti oncologici.

Capiamo le difficoltà che ci possano essere nel poter adempiere le nostre richieste, ma passare sempre in sordina, se non completamente prime di considerazione, ci sembra assurdo.

Abbiamo delle richieste vere, concrete e pensiamo anche attuabili.

Le nostre priorità sono nate dal confronto con molteplici colleghe di tutta la regione Umbria, noi siamo solo le portavoce di una categoria che merita rispetto.

Partiamo dal punto essenziale e in questo momento deve assolutamente essere fermato.  L’abusivismo. Perché è importante? Ora non è solo una questione di legalità e igiene, ma anche e soprattutto un vero e proprio mezzo di contagio. Già non capiamo come sia possibile che ad oggi non sia stato fatto nulla per fermare una piaga che affossa e schiaccia chi svolge la professione in modo legale. In più non si sta facendo nulla neanche in un momento delicato come quello che stiamo vivendo.

Abbiamo anche un’idea, anzi una parte della soluzione diremmo, per stoppare questa piaga: far smettere subito la vendita di prodotti professionali a chiunque anche quelli privi di partita IVA o ragazze/i appena usciti da scuola, la maggior parte addirittura esercitano a casa dopo un video tutorial su internet.

Questa lotta ci fa passare al secondo punto, la riapertura delle nostre attività.

Se non è possibile per problemi gravissimi di contagio, se questo comporta un problema di salute, capiremo, ci mancherebbe altro. Ma allora ci chiudiamo, perché in altre parti d’Europa si vociferano riaperture molto prima delle nostre. Cosa c’è di diverso? 

Riaprire permetterebbe di fermare la piaga dell’abusivismo e a molte di noi di sopravvivere nonostante non siano state eliminate le tasse, gli affitti, le bollette ecc…

Eh si. Noi stiamo pagando tutto.

Pochi proprietari degli immobili si sono messi una mano sul cuore e hanno preso l’iniziativa di andare incontro sul costo dell’affitto. Pochi fornitori hanno dilazionato ulteriormente i pagamenti. Ma pensate a tutte quelle Titolari che non hanno avuto questa fortuna, sommatela a bollette pervenute con cadenza precisa e scalo dal conto senza sgarrare di un secondo. Pensate a tutti i mutui e finanziamenti (unica cosa possibile che abbiamo bloccato per 6 mesi) che per le nostre attività abbiamo fatto.

Ecco per questo passiamo al terzo punto, essenziale: Liquidità.

Esatto, chiediamo una liquidità immediata, garantita al 100% e non al 90% e preferibilmente a fondo perduto. Non servono grandi somme, basterebbe calcolare l’introito di ogni azienda (e questo già lo sanno) e dare quanto necessario per il pagamento delle spese fisse.

Il Governo non può pensare che cedere alle banche la rogna di risolvere il problema liquidità sia la soluzione. Il Governo deve prendere delle decisioni fondamentali e ferme.

Essenziali diremmo. Perché la domanda che ci stiamo facendo: cosa converrebbe al Governo, far ripartire le attività così da avere un ingresso con tasse e altro, o farle chiudere, con la disperazione che ne consegue e anche la crisi non solo economica ma lavorativa. Insomma chi troverebbe lavoro se le aziende chiudono?

E alcune chiuderanno.

Sapete perché? Perché ci stanno chiedendo, oltre a tutta la sterilizzazione che già efficientemente e minuziosamente facciamo ogni santissimo giorno da anni; ci chiedono di avere delle ulteriori accortezze pari se non oltre ad un ospedale. E questo a noi Estetiste. Quindi la domanda che stiamo per porre ci porta al nostro ultimo punto: La Categoria.

Perché noi estetiste dobbiamo avere la sanificazione come un ambulatorio (giusto per carità, molte di noi attuano anche più di quello che c’è scritto nelle norme, proprio perché teniamo al nostro lavoro), ed essere considerate ancora artigiane?

Si, noi facciamo quello che fa un medico come sterilizzazione, lavoriamo sulla pelle, che anatomicamente parlando è un organo, però siamo artigiane, con tutto quello che ne consegue. Allora ci domandiamo, perché non spostarci tra gli operatori sanitari, come è giusto che sia?

Per caso perché così facendo lo stato guadagnerebbe meno? Beh, questo non è vero, perché si potrebbe lavorare molto di più! Perché? Perché potremmo fatturare al cliente e rendere scaricabile il servizio svolto da noi.

Quindi lanciamo questa sfida al Governo.

Se la sente di fare per una volta il bene della Nazione, o continueranno a litigare fra di loro?

Portavoce dell’Imprenditrici del Settore Benessere Regione Umbria

Chiara De Meo 

 

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