Licenziamento Anita Mariani, sindacato (Fisi) tenta la mediazione di riconciliazione

Licenziamento Anita Mariani, sindacato (Fisi) tenta la mediazione di riconciliazione

Licenziamento Anita Mariani, sindacato (Fisi) tenta la mediazione di riconciliazione

La Fisi, la Federazione italiana sindacati intercategoriali, fa sapere di voler portare avanti una mediazione di riconciliazione tramite il prefetto di Perugia, Armando Gradone, e l’imprenditore Brunello Cucinelli. La vicenda è quella di Anita Mariani, la dipendente licenziata da Brunello Cucinelli spa. Se la mediazione dovesse fallire la Fisi non esclude uno sciopero di categoria regionale. Licenziamento per giusta causa. E’ quanto riporta l’oggetto della lettera raccomandata, datata 28 giugno 2022, arrivata ad Anita Mariani (e per conoscenza all’avvocato Chiara Attala) dall’azienda.

Due mesi di vicende

La risoluzione del contratto arriva dopo due mesi di vicende e di confronti fra il rappresentate legale dell’azienda, il responsabili della sicurezza e la dipendente. Confronti nati da un primo rifiuto di Mariani di indossare la mascherina, misura di protezione individuale contro il virus, in data 5 maggio. Un rifiuto arrivato a seguito di una circolare aziendale che disponeva l’uso della mascherina anche dopo la cessazione dello stato di emergenza a livello nazionale.

“Una cessazione che consentiva la non obbligatorietà di indossare il dispositivo nei luoghi di lavoro dove ci fossero le condizioni distanziamento necessarie ”, riporta Mariani. A seguito di questo rifiuto sono seguite una serie di interlocuzioni fra le parti, alle quali si è aggiunto il ruolo della Fisi, di cui fa parte come delegata la stessa Mariani, e l’emissione di atti da parte dell’azienda che hanno portato alle sospensioni della dipendente per arrivare, infine, alla lettera di licenziamento da parte della Brunello Cucinelli spa.

Senza indossare mascherina

“Senza addurre una valida motivazione, sin dal 5 maggio 2022. Lei ha violato le regole aziendali, pur conoscendole – riporta nero su bianco la raccomandata -. Lei si è recata sul luogo di lavoro senza indossare la mascherina; ha ostentato questo suo rifiuto adducendo ragioni ideologiche; ha espresso pubblicamente il suo dissenso rispetto alle regole aziendali adottate, alle quali ha dichiarato di non volersi attenere sia nel corso dei precedenti procedimenti disciplinari, sia nel corso della manifestazione a cui Lei ha preso parte (anche come relatrice), organizzata dinanzi ai locali aziendali il 13 giugno 20122”, si legge.

Nel documento si contesta anche “le modalità espressive utilizzate per la comunicazione” in riferimento alla locandina pubblicata per la manifestazione del 13 giugno, il sit in davanti alla azienda.

Anita Mariani è stata licenziata, l’operaia protestava contro la Cucinelli Spa

10 Commenti

    • Dai non è proprio così!!! Non si può aggirare il diritto a proprio piacimento è una questione sostanziale. Non si possono portare avanti politiche che di sanitario non hanno nulla, che si sono dimostrate fallaci su tutti i fronti, per di più se non vi è neanche copertura giuridica. Questi pasdaran sono inquietanti e se ancora non lo avete capito, più gli si lascia l’iniziativa più danni provocheranno.

  1. Ok Patrizia, formalmente è come dici tu. Ma la sostanza è diversa. Queste aziende con la scusa di una certa normativa hanno tirato dentro questioni che altra normativa non prevede. Con l’ avallo dei sindacati che in questa sede non oso definire.

  2. A quanto ne so la legge dice che il datore di lavoro è responsabile della salute e sicurezza dei suoi dipendenti. Sempre a quanto ne so, per le mascherine, pur se non obbligatorie, è il datore di lavoro che decide se vanno indossate o meno sul posto di lavoro.

    • Appunto. La norma specifica non prevede l’ uso e pensare che le maschere possano rientrare nell’ ambito della normativa ” salute e sicurezza sui posti di lavoro” è semplicemente aberrante. È solo il frutto di questa insensata, ideologica e sempre di più criminale gestione di una emergenza creata ad hoc. Sui posti di lavoro si seguita a morire, a subire danni spesso fortemente invalidanti senza che la cosa interessi realmente a qualcuno e cosa divente dirimente al giorno d’ oggi: una sindrome para influenzale alla quale è stato cambiato il nome.

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