Truffa della 104: condannati due infermieri in Umbria
Truffa della 104 – La Corte dei conti ha recentemente emesso una condanna nei confronti di due infermieri, precedentemente in servizio presso l’ospedale San Giovanni Battista di Foligno, dipendenti dall’Azienda sanitaria locale Umbria 2. I due, un residente di Foligno e un altro originario della Campania, sono stati ritenuti colpevoli di aver abusato dei permessi concessi dalla legge 104/1992 per svolgere attività retribuita all’esterno dell’ospedale.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla procura contabile, i due infermieri, durante i periodi di congedo ottenuti per assistere i familiari affetti da disabilità grave, avrebbero prestato servizio a bordo di un’ambulanza per conto di un’associazione di volontariato, ricevendo compensi per tale attività. Questo comportamento, considerato illegittimo, ha comportato un danno erariale stimato intorno ai diecimila euro.
I due imputati, assistiti dall’avvocato Massimo Metelli, hanno deciso di definire la vicenda giudiziaria ricorrendo al rito abbreviato, che ha permesso loro di chiudere il contenzioso con un risarcimento pari alla metà della somma contestata. Pertanto, ciascuno di loro ha versato cinquemila euro all’ASL, oltre a farsi carico delle spese legali relative al procedimento.
La legge 104/1992, scrive Andrea Rossini Rai, prevede la possibilità per i lavoratori con disabilità o per i loro parenti di ottenere permessi straordinari retribuiti per assistere i familiari con gravi patologie. Tuttavia, l’abuso di tali permessi non è raro e rappresenta un problema ricorrente, come dimostrano i numerosi casi segnalati anche in Umbria. Negli anni recenti, infatti, sono emersi diversi episodi in cui dipendenti, principalmente del settore pubblico, hanno utilizzato questi giorni di congedo per scopi personali, come vacanze, invece di dedicarsi all’assistenza dei propri cari.
In questo caso specifico, grazie all’applicazione della legge Cartabia, che introduce il principio della “tenuità del fatto”, i due infermieri potrebbero evitare conseguenze penali più gravi, come l’accusa di truffa. La legge, infatti, consente la possibilità di non procedere penalmente in presenza di reati considerati di minore gravità, soprattutto quando il danno è stato risarcito.
L’episodio, pur riguardando una cifra relativamente modesta, sottolinea l’importanza di un controllo rigoroso sull’uso dei permessi concessi dalla legge 104, al fine di prevenire abusi e garantire che tali benefici vengano utilizzati esclusivamente per le finalità previste dalla normativa. La Corte dei conti ha ribadito, attraverso questa sentenza, la necessità di una gestione trasparente e corretta delle risorse pubbliche, soprattutto in un settore delicato come quello sanitario.
Il caso dei due infermieri di Foligno rappresenta solo uno degli esempi di come il sistema di controllo interno dell’ASL e delle autorità contabili possa intervenire per sanzionare comportamenti irregolari e recuperare le somme indebitamente percepite. Questo episodio funge da monito per i lavoratori pubblici e privati, ricordando l’importanza dell’integrità e della responsabilità nell’esercizio delle proprie funzioni.
La sentenza, inoltre, potrebbe avere un impatto sulla percezione pubblica della legge 104, evidenziando l’esigenza di un monitoraggio più attento e di un’eventuale revisione dei meccanismi di concessione dei permessi per evitare ulteriori abusi. I controlli dovranno essere intensificati per assicurare che i benefici previsti dalla normativa vengano effettivamente utilizzati per l’assistenza delle persone disabili, come previsto dalla legge, e non per finalità personali o non conformi.
In sintesi, il caso si conclude con la condanna dei due infermieri, che hanno risarcito l’ASL per metà del danno erariale causato, evitando così ulteriori conseguenze legali, ma sollevando al contempo un dibattito sull’uso corretto dei permessi concessi dalla legge 104 e sulle modalità di controllo del loro impiego.
Commenta per primo