Stupro in piscina a Ponte San Giovanni, due ragazzi indagati per violenza sessuale
Stupro in piscina – Sarebbero stati individuati dagli investigatori della squadra mobile di Perugia i presunti responsabili dell’abuso sulla ragazza di 19 anni che, con un’amica di 24, erano venute a Perugia da Fabriano per andare a una festa. La notte tra martedì e mercoledì si è consumato un brutale episodio di stupro di gruppo ai danni di due giovani ragazze nella piscina di Ponte San Giovanni, nel comune di Perugia. Dopo un’attenta indagine, gli investigatori della squadra mobile di Perugia hanno individuato e iscritto nel registro degli indagati due giovani ritenuti i responsabili di questo atroce crimine.
Gli investigatori della squadra mobile di Perugia, diretti da Gianluca Boiano e coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini hanno lavorato con discrezione. I due indagati sono un 20enne italiano nato a Perugia e residente e un 23enne di nazionalità egiziana. Sono accusati di violenza sessuale continuata e violenza sessuale di gruppo, in concorso tra loro. Le indagini sono state condotte con discrezione e tatto, tenendo conto della delicatezza del reato trattato.
Le ragazze sono state convocate in Procura e hanno fornito elementi utili all’identificazione dei responsabili. Le telecamere della piscina hanno contribuito alle indagini, fornendo ulteriori prove dell’aggressione.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il 20enne italiano avrebbe trattenuto a terra la vittima di 19 anni, mentre il giovane egiziano ne abusava. Non si esclude che altri membri del branco, una decina di giovani perugini e nordafricani già tutti identificati, possano essere coinvolti in vario modo nell’aggressione.
La Procura ha nominato due consulenti tecnici di parte: il medico legale Laura Panata e il ginecologo Giovanni Pomili, incaricati di eseguire accertamenti irripetibili per supportare l’inchiesta. È probabile che venga nominato anche un perito informatico forense per analizzare gli smartphone delle due ragazze e dei due indagati, esaminando chat, messaggi e immagini.
Le ragazze, vittime di questa terribile violenza, si trovano sotto shock e una delle due ha dovuto lasciare il lavoro a causa dell’aggressione subita. Ulteriori accertamenti tecnici verranno condotti sul DNA per fornire ulteriori prove in questa complessa inchiesta. Il processo si prospetta lungo e delicato, ma la Procura è determinata a fare luce su questa brutale aggressione sessuale e portare i responsabili davanti alla giustizia. Le indagini continuano, e la speranza è che queste giovani ragazze possano trovare giustizia e supporto nella difficile strada verso la guarigione dopo un evento così traumatico.
In base al racconto delle giovani (assistite dall’avvocato Ruggero Benvenuto), la 19enne, arrivata già incosciente nel luogo della violenza sarebbe stata immobilizzata a terra da uno dei due e abusata dall’altro. L’intervento dell’amica si sarebbe rivelato decisivo. Perché, intuendo che la ventenne era in pericolo e che non reagiva, presumibilmente a causa dell’alcol ingerito, si sarebbe fatta largo nel branco che si era fatto intorno alla giovane incosciente, scuotendola e tentando di farla tornare in sé. Cosa che, stando sempre al racconto, sarebbe avvenuto, tanto che la ragazza sarebbe riuscita prima a girarsi poi a raggiungere il telefono per dare l’allarme, ponendo fine all’incubo. All’arrivo della polizia il branco non c’era più, ma le tante tracce lasciate avrebbero permesso di identificare i componenti.
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