Squallido revenge porn con immagini della ex finisce in tribunale

Lui sostiene di essere stato derubato del materiale da gruppo criminale

Revenge porn nei confronti della compagna, 37enne non può avvicinarsi a lei

Squallido revenge porn con immagini della ex finisce in tribunale

Squallido revenge porn – Un caso di revenge porn, la diffusione non consensuale di immagini intime, sta per essere portato in tribunale. Un ragazzo di 25 anni è accusato di aver diffuso immagini intime della sua ex-ragazza sui social media. Mentre lui sostiene di essere stato vittima di un furto e di non avere alcuna responsabilità nella diffusione delle immagini.

La vicenda è complessa e coinvolge una serie di accuse gravi, tra cui stalking, diffamazione e simulazione di reato. Secondo l’accusa, dopo la fine di una relazione sentimentale di sei anni, il 25enne avrebbe inviato alla vittima numerosi messaggi minacciosi attraverso sistemi informatici di “anonimizzazione del mittente”. Questi messaggi, inviati tramite WhatsApp, Instagram e Telegram, contenevano minacce esplicite e contenuti sessualmente altrettanto espliciti.

l’avvocato Laura Modena

Inoltre, l’accusa sostiene che l’uomo avrebbe creato gruppi sui social media con il nome della giovane seguito da “Hot”, profili con il suo nome e messaggi hard con il suo numero di telefono in calce. Queste azioni, come scrive oggi Egle Priolo su il Messaggero, hanno causato alla vittima un tale stress da richiedere un percorso terapeutico.

Tuttavia, l’ex-ragazzo nega tutte le accuse e sostiene che i reati siano stati commessi da un “gruppo criminale” interessato alle vicende sentimentali della coppia. Secondo la sua difesa questo gruppo lo avrebbe aggredito, rubato i suoi strumenti informatici e pubblicato le immagini intime della ragazza.

Il processo inizierà il 27 febbraio e si prevede una battaglia tra periti informatici. La difesa, rappresentata dall’avvocato Delfo Berretti, ha prodotto controdeduzioni a supporto della tesi dell’accusato. Dall’altra parte, la procura e la parte civile, rappresentata dall’avvocato Laura Modena, sostengono le accuse basandosi sui risultati delle indagini della polizia postale.

L’avvocato Modena ha commentato: “Siamo convinte della solidità del quadro accusatorio. Sono reati odiosi che vanno denunciati e puniti: non bisogna mai avere paura di denunciare”.

 

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