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Solomeo «Sarai per sempre la nostra Carlottina», commosso addio
“Sei e sarai sempre la nostra sorella minore, non dimenticheremo mai niente di te ma proprio niente, resterai con noi per sempre”. Le amiche hanno voluto ricordare così Carlotta Martellini nel giorno del suo funerale. Carlotta era la più picocla del gruppo: 18 anni compiuti qualche giorno prima di partire per quella vacanza a Mykonos, nell’isola greca. Carlotta, dagli azzurri e profondi, ha perso la vita a causa di un incidente stradale. Era partita per una vacanza da sogno con Federica, Gioia, Eva, Alessandra, Maddalena, Matilde, Gaia e Greta. Don Alessandro Passerini, che ha celebrato le esequie, le ha chiamate tutte per nome invitandole a “rinnovare la vostra fede in Maria, la madre di Gesù, per alleviare le vostre sofferenze”.
L’addio a Carlo’, così come la chiamavano le amiche, è stato celebrato nella piccola chiesa di Solomeo. Il borgo dove è cresciuta e ha fatto la prima comunione. Sopra la bara, rose bianche e le scarpette della danza. Nel piazzale della chiesa un telo bianco con scritto una frase di una canzone di De Andrè: «Come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose», un grappolo di palloncini attaccati sulla ringhiera insieme ad alcune foto di Carlotta, poi volati via all’uscita del feretro dalla chiesa. Un addio straziante accompagnato dai ricordi delle amiche e quanti l’hanno conosciuta.
Ma il dolore più immenso è quello della famiglia, quello di una mamma, Cristina, che ha seguito la cerimonia per tutto il tempo abbracciata alla bara. Dentro la chiesa solo i familiari, i genitori, la sorella, i nonni, il fidanzato e pochi strettissimi amici, tra cui le ragazze che erano con lei a Mykonos.
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Al termine della funzione c’è chi ha trovato la forza di parlare per ricordare Carlotta. Lo ha fatto Eleonora: «Voglio raccontare i momenti che ci ricorderanno sempre la tua immancabile allegria. Riuscivi a vedere il bello anche nei difetti degli altri. Sei e sarai sempre la nostra sorella minore. Ti prendevamo in giro per la tua risata, così eccentrica e sonora che è impossibile da scordare. Non dimenticheremo mai niente ma proprio niente di te. Quante estati passate insieme alla sagra, quanto aspettavamo con ansia quel momento dell’anno che non sarà più lo stesso senza di te. Balla, sogna, balla, continua a cantare…»
Sofia: «Tu sei la mia cura, sempre disposta a darmi una mano per qualsiasi problema, anche il più banale. Ti prometto che non ti deluderò mai. Ecco, voglio farti vedere che oltre al mio cuore sei incisa anche nella mia pelle, perché ci siamo dette “da sempre e per sempre”, e per sempre sarà».
Eva: «…Ciao Carlotta, pensavo che essere amici fosse essere indivisibili, purtroppo per noi non è stato così anche se continuerò a vederti e sentirti ovunque. Tante volte ti ho detto che, pur essendo la più piccola, eri la più matura di tutte noi, con chi non ti saresti mai sentita giudicata…il tuo sorriso e la tua risata erano la tua forza, una forza che coinvolgeva chiunque ti fosse attorno…i ricordi sono l’arma che nessuno potrà mai cancellare e questi sopravviveranno per sempre..vogliamo ricordarti sempre così, bellissima, forte, sorridente, spensierata e altruista. Perfetta in tutto ciò che facevi a scuola, nel ballo, nel canto e sempre priva di ogni superbia…».
Ma prima ancora la lettera di Veronica e Andrea Bocelli letta da Don Alessandro indirizzata alla Famiglia.
Veronica e Andrea Bocelli:
Eva:
Eleonora:
Anche uno degli insegnanti del Liceo linguistico Giordano Bruno ha voluto ricordare Carlotta, intonando qualche nota della canzone In morte di un’amica di Guccini: “Vorrei ricordarti come eri, pensare che ancora vivi, vorrei pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi”.
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Il suo papà su Facebook, in un post pubblico, le ha scritto una poesia, intitolandola “Il Baratto”
Tu, palla di sole a tramontar sull’acqua, par che più non sia.
Tu, silenzio del mio silenzio a rimembrare il tempo, sei ora l’oltre che mai avrei pensato.
Ma se una foglia cade di naturalezza, se un alito di vento va a soffiar di struscio in sulla sabbia e se un semicerchio a far dei suoi colori un arcobaleno addosso al cielo riesce a offrir la luce all’anima mia, io lo devo proprio a te.
Te che ancora sei, te che sei me, te che sei te e sei me.
O cucciolo mio, o cuore mio fermo ad aspettarti nella bruma più incredula e senza appello, voglio dirti che è solo con il baratto che potrei riprender senso, tanto sarei felice di veder risplendere i tuoi occhi nell’offrirGli questo me finito e non più Maurizio.
Ma par che non si possa, par che non sia previsto, par che non vi sia spiraglio… anche se non perdo la speranza che Lui, da un momento all’altro, trovi la forza di chiamarmi di bontà per poter restituire alla tua vita la bellezza che oggi grida tutto il mio dolore.
Ciao, angelo mio greco.
Ti prego… per favore… aiutami.
Te ne supplico.
Il tuo babbo.
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