Morte di Nicola Romano [Video]: famiglia chiede giustizia dopo 11 anni

La sorella Chiara Romano chiede nuove indagini sul caso del fratello

Morte di Nicola Romano [Video]: famiglia chiede giustizia dopo 11 anni
Maria Chiara Romano

Morte di Nicola Romano: la famiglia chiede giustizia dopo 11 anni 

Il caso della morte di Nicola Romano, deceduto il 17 agosto 2013 a Perugia, continua a sollevare dubbi e interrogativi. A distanza di 11 anni dalla sua morte, la sorella Chiara Romano chiede giustizia e nuove indagini per far luce su ciò che considera un errore nelle conclusioni iniziali delle autorità. Secondo le prime ricostruzioni, Nicola Romano sarebbe stato trovato senza vita in un appartamento, con la causa della morte indicata come overdose. Tuttavia, la famiglia contesta questa versione dei fatti, ritenendo che le circostanze della morte non corrispondano a un caso di overdose, ma suggeriscano un possibile omicidio.

Chiara racconta di come suo fratello fosse stato minacciato e perseguitato nei mesi precedenti alla sua morte. Secondo quanto riferito, Nicola temeva per la sua vita, parlando con amici e parenti di persone che lo avevano aggredito e minacciato.

«Era spaventato e ci aveva raccontato dei suoi timori riguardo a determinati individui. Abbiamo fornito alla procura i loro nomi, ma non sono stati ascoltati», ha dichiarato Chiara. La sua testimonianza si scontra con la versione ufficiale, che vede la morte di Nicola Romano come il risultato di un’overdose, supportata da una relazione tossicologica che ha rilevato 7 nanogrammi di mortina nel suo corpo. Tuttavia, Chiara e il suo legale, Giuseppe Marazzita – oggi in udienza consegnata la memoria del legale –, sostengono che quella quantità non fosse sufficiente a causare una morte da overdose.

Nel 2013, a pochi mesi dalla morte, la procura di Perugia aveva deciso di archiviare il caso, indicando l’overdose come causa principale del decesso. Ma la famiglia, insoddisfatta delle indagini, ha intrapreso una propria ricerca della verità. «Abbiamo deciso di condurre un’indagine interna, esaminando il cellulare di Nicola e parlando con i suoi amici», ha spiegato Chiara. Le indagini parallele hanno portato a nuovi elementi, tra cui conversazioni che suggerivano che Nicola Romano si trovasse in pericolo prima della sua morte.

Gli avvocati della famiglia hanno sollevato una serie di dubbi sulle modalità con cui sono state condotte le indagini iniziali, e nel 2023 hanno presentato una memoria d’indagine post opposizione, chiedendo alla procura una nuova valutazione del caso. Tra gli aspetti più controversi vi è la gestione dei reperti. Chiara ha raccontato che gli oggetti ritrovati accanto al corpo di suo fratello sono rimasti per anni nella procura senza essere analizzati e che, a causa di un errore, alcuni di questi sono stati distrutti. Inoltre, la procura di Perugia stessa ha ammesso che vi sono delle incongruenze nelle indagini, aprendo la possibilità che si tratti non di una morte per overdose, ma di un omicidio.

L’ultima richiesta della famiglia è di riesumare il corpo di Nicola e procedere con una nuova autopsia. La difesa ha nominato un nuovo medico legale, il dottor Pascali, per esaminare il cadavere, e ha presentato ulteriori documenti e testimonianze che potrebbero fornire nuovi indizi. «Vogliamo tracce di DNA, segni di altre persone nell’appartamento», ha detto Chiara, che spera che queste nuove indagini possano portare finalmente alla verità.

Il legale della famiglia, Giuseppe Marazzita, ha presentato una serie di nuove prove durante l’udienza preliminare. Tra queste, l’identificazione di nuovi testimoni e la richiesta di una riesumazione del corpo. «Abbiamo chiesto una riesumazione per raccogliere tutte le informazioni che potrebbero rivelarsi cruciali», ha spiegato Marazzita. Inoltre, ha sottolineato che il caso presenta diverse lacune investigative e che i nuovi elementi potrebbero indirizzare le indagini verso una direzione completamente diversa da quella dell’overdose.

Le indagini restano ancora in corso, ma la famiglia Romano non perde la speranza di ottenere giustizia per Nicola. Dopo 11 anni di lotte e difficoltà, il caso continua ad essere un nodo irrisolto per la giustizia di Perugia, e la sorella Chiara è determinata a non fermarsi finché non saranno accertate le reali circostanze della morte di suo fratello.

Eventi futuri
La famiglia Romano e il suo legale continueranno a spingere per nuove indagini e processi, con l’obiettivo di ottenere finalmente delle risposte.

Come e indicato, quindi, dallo stesso P.G.: “sono scaturite due opposte tesi sulla ricostruzione dei fatti che hanno condotto al decesso di Nicola Romano: da un lato, overdose e dall’altro l’omicidio”.

Secondo la Procura Generale, la tesi dell’overdose sostenuta dai consulenti del Pubblico Ministero risulterebbe avvalorata da una serie di elementi estrinseci.

Ma contro questa ipotesi c’è il fatto che 4 mesi prima del decesso – il sig. Romano aveva effettuato l’esame tossicologico del capello, che aveva dato esito negativo per tutti i tipi di sostranze (metadone, buprenorfina, oppiacei, cocaina, cannabinoidi, anfetamine, mdma…) risultando positivo solo ed esclusivamente per le benzodiazepine.

La sintesi della giornata questa quindi, quella che l’avvocato ha chiesto giusto la riesumazione con una ulteriore verifica necroscopica. Ma anche, precisa Chiara Romano, l’escussione di nuovi amici e un’ulteriore escussione in tutti gli amici di Nicola e di tutti quelli che sono stati sentiti in passato.

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