Morte Andrea Prospero: indagini su criptovalute
Morte Andrea – Gli inquirenti seguono anche la pista della compravendita di criptovalute per fare luce sulla morte di Andrea Prospero, il 19enne studente di informatica dell’Università degli studi di Perugia, trovato senza vita il 29 gennaio in un appartamento di un b&b in via del Prospetto, nel centro storico della città, cinque giorni dopo la sua scomparsa.
La procura di Perugia e la polizia postale – così come scrive Alessandro Antonini sul Corriere dell’Umbria – stanno indagando sulle “anomalie” riscontrate dal procuratore capo Raffaele Cantone. In particolare, si cerca di capire perché nell’appartamento pagato per quasi un mese dallo studente di Lanciano (era stata chiesta una proroga), fossero presenti 43 schede telefoniche o schede dati, cinque smartphone e due carte di credito non a suo nome. Una di queste sarebbe stata gettata nel water.
Secondo gli esperti, l’utilizzo di più intestazioni telefoniche, vari account e due distinti conti potrebbe essere legato ad attività di compravendita di monete virtuali, attraverso wallet digitali. Si tratta di operazioni lecite che possono portare a guadagni importanti in breve tempo.
Gli inquirenti vogliono capire perché Andrea Prospero abbia ingerito diversi blister di farmaci sedativi nell’appartamento in cui svolgeva queste operazioni. Tra le ipotesi, c’è quella che lo studente si sia trovato in un giro più grande di lui, organizzato da più persone, e che non abbia retto alle pressioni, oppure che stesse cercando di uscirne.
Cantone e il titolare del fascicolo, l’aggiunto Giuseppe Petrazzini, vogliono approfondire la vicenda e valutare se si sia trattato di istigazione al suicidio. La famiglia, rappresentata dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, non crede al gesto estremo come esito di patologie depressive. Il padre, Michele Prospero, è convinto che dietro la morte del figlio ci sia altro e che non si sia trattato di allontanamento volontario né di suicidio. “Chi sa qualcosa parli, si faccia avanti”, è stato il suo appello.
La sorella gemella di Andrea, Anna, anche lei studentessa a Perugia, ha dichiarato: “Mio fratello era una persona molto buona, gentile e riservata, ma anche ingenuo. Credo che il suo essere disponibile verso gli altri sia stato in un certo senso sfruttato e lui non se n’è reso conto. E ad un certo punto non sapeva come uscirne”.
La questura di Perugia sta cercando di risalire alle intestazioni delle sim e delle carte trovate nell’appartamento, mentre la polizia postale sta analizzando il contenuto dei cellulari e del pc di Andrea.
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