Morte 22enne di Bastia, le parole della trans, in serata le risposte dall’autopsia
Sarà l’autopsia, in programma per oggi, a dire se il 22enne di Bastia Umbra sia stato ucciso da un’overdose oppure sia morto per le lesioni provocate dalla 43enne trans brasiliana. L’incarico per l’autopsia verrà conferito stamani alle 12 in Procura.
Il magistrato ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale. L’autopsia sarà effettuata dal professor Mauro Bacci, dal medico legale Sergio Scalise e dalla tossicologa Paola Melai. Assieme a loro ci sarà anche la dottoressa Anna Maria Verdelli, nominata dall’avvocato Francesco Gatti, che difende l’indagata. L’esame autoptico e gli accertamenti tossicologici serviranno per chiarire ogni dubbio. L’orario della morte può confermare o smentire la versione della trans.
Quest’ultima fermata mercoledì nel suo appartamento in piazza del Bacio ha sostenuto di essersi difesa da un’aggressione, iniziata nella Panda rossa del giovane e finita nel campo dove è stato trovato il corpo del ragazzo.
Gli agenti, dopo l’interrogatorio in questura, hanno accompagnato la 43enne al Santa Maria della Misericordia. I medici hanno rilasciato una prognosi di 25 giorni per le tumefazioni al volto e la frattura scomposta di quattro costole.
Il 22enne di Bastia avrebbe assunto cocaina insieme agli amici mercoledì sera prima di incontrarsi con la trans. Lo hanno confermato gli amici del ragazzo, sentiti dagli investigatori della squadra mobile.
La trans intervistata da Erika Pontini e da Valentina Scarponi della Nazione Umbria ha dichiarato: “Mi ha picchiata perché voleva un rapporto particolare fuori dall’auto. Io l’ho preso per il collo solo per difendermi. Era a terra, nudo, senza forze ma era vivo. Mi ha detto ’Aiutami ad alzarmi, non mi lasciare qui’ ma io non l’ho fatto. Secondo me stava morendo, per overdose”.
Ma dichiara alla Nazione di non essere stata lei ad ucciderlo: “Io sono tranquilla, stavo solo facendo il mio lavoro. Lui è venuto a cercarmi con la mentalità di fare la cattiveria”.
“Io ero piena di sangue – ha detto la 43enne –, io vado via perché quello che hai fatto con me non devi farlo con nessuno, io faccio un lavoro onesto. Se lo aiutavo avrebbe ricominciato a picchiarmi. Non ho chiamato nessuno”.
La trans ha ancora detto alle giornaliste della Nazione: “Mi ha picchiata. Perché era in difficoltà e non voleva usare il preservativo. Allora ha pensato di farlo fuori dalla macchina ma faceva freddo. E’ sceso, nudo ha fatto il giro dell’auto e ha aperto il mio sportello, mi ha presa per i capelli. Da lì ha cominciato a prendermi a botte, sul viso e sulle costole con una mazza, un bastone. Mi aveva preso per un braccio e io gli ho messo la mano al collo, ero piena di sangue, avevo paura. Ho lottato contro di lui per proteggermi. Stava male, è caduto nel fosso, non aveva le forze per rialzarsi, mi ha detto ’aiutami, rimani qua’. Gli ho detto ’io vado via’.”
La 43enne a quel punto ha chiamato il suo autista ed è tornata a casa. Erano le 21 circa, poi nella serata di mercoledì la polizia l’ha portata in questura per l’interrogatorio.
Ed infine conclude dicendo: “E’ morto per overdose o per il freddo. Io non l’ho ucciso”.
Intanto l’avvocato della famiglia del 22enne, Walter Biscotti, ha detto: “Ho incontrato la famiglia. Ho potuto percepire una famiglia molto unita, semplice, gente che lavora. Ho visto una comunità molto stretta vicino a loro. Sono molto scossi e vogliono che sia fatta chiarezza e verità e giustizia per quello che è successo”.
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