Madre racconta l’odissea per cure mediche adeguate per suo figlio
Madre racconta l’odissea – Valentina Laureti ha recentemente condiviso la sua toccante testimonianza, mettendo in evidenza l’odissea che ha vissuto per cercare cure mediche adeguate per suo figlio. La sua storia offre uno sguardo inquietante sulle sfide e le difficoltà che molte persone affrontano quando cercano assistenza sanitaria.
Tutto ha inizio quando suo figlio inizia a sperimentare dolore e gonfiore al testicolo. Dopo aver consultato il proprio medico di base, la famiglia riceve una crema al cortisone come primo trattamento. Tuttavia, il problema non solo persiste, ma peggiora nel tempo. Decidono quindi di recarsi al pronto soccorso di Spoleto per ulteriori accertamenti.
Dopo una radiografia e un’ecografia, i medici a Spoleto determinano che si tratta di un ascesso scroto inguinale con infezione in corso. La situazione richiede l’intervento di un urologo, ma a Spoleto non è disponibile tale specialista, e ci sono problemi con il trasporto in ambulanza. La famiglia viene quindi presentata con una scelta difficile: firmare una liberatoria per il rilascio e dirigere rapidamente a Foligno, dove si trova l’urologo.
Valentina Laureti racconta che, a Spoleto, erano presenti due ambulanze con il personale a fumare fuori dall’ospedale, mentre suo figlio non riusciva a camminare e aveva bisogno di cure urgenti.
La corsa verso Foligno si è rivelata una sfida ulteriore. Nonostante il ragazzo non fosse in grado di camminare, la madre lo ha messo in macchina e si è precipitata a Foligno. Tuttavia, quando sono arrivati al pronto soccorso di Foligno, c’era confusione e una lunga attesa. Inoltre, non riuscivano a trovare un portantino per trasportare il giovane paziente.
Una volta finalmente visitato dall’urologo, è emerso che c’era una massa sospetta che richiedeva un’azione immediata. La madre sostiene che l’urologo ha commentato sulla gravità della situazione e ha eseguito un intervento urgente senza anestesia, causando sofferenza al ragazzo.
Valentina Laureti vuole utilizzare la sua testimonianza per porre l’attenzione sulle sfide e le difficoltà che molte persone affrontano nel cercare cure mediche in situazioni di emergenza. Fa un appello alla politica, in particolare all’assessore regionale alla sanità, affinché si prenda in considerazione il miglioramento del sistema sanitario e si evitino situazioni potenzialmente pericolose come quella vissuta dalla sua famiglia.
Sulla vicenda però interviene il direttore della Asl2, Massimo De Fino
Sula vicenda, però, interviene Massimo De Fino direttore ASL 2 dell’Umbria – In riferimento alle notizie allarmistiche che circolano sugli organi di informazione, è riportato in una nota, riguardo a un recente incidente presso l’Ospedale di Spoleto, l’azienda ASL 2 desidera fornire ulteriori dettagli e chiarimenti sull’accaduto.
Secondo l’indagine interna condotta, il paziente si è presentato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Spoleto con un problema all’inguine a seguito di una depilazione. Dopo un esame ecografico, è stato diagnosticato un ascesso inguinale, e il paziente è stato sottoposto a una terapia antibiotica adeguata. È stato informato che avrebbe dovuto tornare il giorno successivo per un ulteriore controllo.
Il giorno successivo, il paziente è stato nuovamente esaminato, e l’ecografia ha confermato che la situazione dell’ascesso era stazionaria. In questo contesto, è stata raccomandata una consulenza urologica, e al paziente è stato fornito il contatto telefonico dello specialista urologo presso l’Ospedale di Foligno, oltre a indicazioni su come raggiungere la struttura.
Si è anche offerto un trasferimento in ambulanza – c’è scritto nella nota di De Fino – ma il paziente e sua madre hanno rifiutato e hanno scelto di andare direttamente all’Ospedale di Foligno. Tuttavia, anziché recarsi all’ambulatorio urologico, sono tornati al Pronto Soccorso di Foligno.
Al Pronto Soccorso di Foligno, i medici hanno applicato la procedura di triage appropriata al caso, classificandolo come non urgente (Codice Verde), poiché non esisteva alcun segno di sepsi (la temperatura corporea era normale, 36.8°C), e il paziente stava già ricevendo una terapia antibiotica adeguata.
La successiva valutazione urologica ha confermato la diagnosi e ha suggerito di trattenere il paziente per un trattamento continuato.
Tutti questi passaggi sono stati adeguatamente documentati attraverso atti ufficiali dell’Ospedale di Spoleto. Si invitano pertanto i mezzi di comunicazione e il pubblico a considerare questa versione dei fatti, che differisce dalla narrazione allarmistica diffusa precedentemente.
L’Azienda ASL 2 esprime profonda preoccupazione riguardo alle informazioni sensazionalistiche e allarmistiche che possono danneggiare l’immagine del personale e dell’intera struttura dell’Ospedale di Spoleto. Si stanno valutando le azioni necessarie per tutelare l’immagine dell’azienda e garantire che la verità emerga.
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