Inchiesta appalti Anas: arresti e sospensioni coinvolgono l’Umbria

Inchiesta appalti Anas: arresti e sospensioni coinvolgono l’Umbria

Inchiesta appalti Anas: arresti e sospensioni coinvolgono l’Umbria

L’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti Anas ha portato agli arresti domiciliari di alcuni imprenditori, tra cui un consulente ternano di 46 anni e Tommaso Verdini figlio dell’ex parlamentare Dennis Verdini. Inoltre, due alti dirigenti dell’Anas sono stati sospesi dai pubblici uffici per 12 mesi. Secondo l’accusa, tutti sarebbero coinvolti in un’organi\zzazione capace di pilotare bandi di gara in cambio di denaro e promozioni nell’azienda del gruppo Fs, con l’intermediazione della società di consulenze di proprietà di Verdini.

Almeno tre degli appalti sotto esame riguardano l’Umbria, si legge in rete. Il primo è un Accordo Quadro quadriennale per lavori di realizzazione e risanamento strutturale ed impiantistico di gallerie, del valore di 180 milioni di euro, di cui 60 milioni per il lotto 2 che riguarda Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Sardegna. Secondo i magistrati, l’aggiudicazione dell’appalto, avvenuta a luglio 2022, sarebbe stata pilotata. I due dirigenti Anas indagati avrebbero fornito illecitamente alle ditte coinvolte materiale relativo ai capitolati di spesa e bandi quando erano ancora in corso di stesura, consegnato in una pen drive, e rassicurazioni sullo svolgimento dell’assegnazione da parte della commissione, assicurando il massimo sostegno.

I due dirigenti Anas indagati si sono attivati anche per aiutare un secondo imprenditore, anch’egli agli arresti domiciliari, a risolvere i problemi sorti nel sostituire una ditta risultata vincitrice, in un consorzio temporaneo di aziende, di un bando quadriennale per l’affidamento, in regime di Accordo Quadro, dei servizi di presidio antincendio sulle tratte stradali e autostradali in prossimità e all’interno di gallerie. Il valore dell’accordo per il lotto 5 Umbria-Marche è di quattro milioni di euro.

Infine, un contenzioso relativo a un terzo bando di gara, sempre per un accordo quadriennale per lavori di risanamento strutturale ed impiantistico delle gallerie assegnato nel gennaio 2021 e che riguardava l’Umbria per un totale di 40 milioni di euro, è finito fino al Consiglio di Stato. I dirigenti Anas si sono prodigati nel tentativo di risolvere i problemi agli imprenditori arrestati. “L’accordo quadro non è arrivato per caso”, spiega il consulente ternano arrestato in un’intercettazione, “non è arrivato per grazia ricevuta, ma perché è stato fatto un lavoro”.

L’inchiesta della Procura di Roma sulle commesse Anas, in sostanza, avrebbe portato alla luce dettagli inquietanti così come riporta l’agenzia Ansa di oggi. Fabio Pileri, socio di Tommaso Verdini nella società Inver, è stato intercettato mentre discuteva di un accordo con la Lega. Secondo quanto riferito da Pileri, l’accordo è stato raggiunto quando una lista è stata concordata con Massimo, un membro del Consiglio di Amministrazione. Questo membro della Lega avrebbe poi aiutato a stabilire un rapporto di intermediazione per una futura collaborazione con Matteo e altri attraverso Freni.

Pileri ha rivelato che a loro era stata chiesta una lista di persone all’interno del gruppo da aiutare, e che avrebbero fornito altre che erano state raccomandate da loro. Queste dichiarazioni sono state fatte nel contesto dell’indagine della Procura di Roma sulle commesse Anas.

In base a quanto emerge dall’ordinanza cautelare il ruolo di Denis Verdini, ex parlamentare e padre di Tommaso, era quello di “stratega” e “socio di fatto” della società Inver. “Emerge infatti che Denis Verdini è socio di fatto della Inver e percepisce in nero parte delle somme introitate dalla Inver, decide la sua strategia (sia sul versante privatistico che su quello pubblicistico) è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Freni (non indagato nel procedimento ndr) e con il dottor Bruno che incontra presso l’abitazione o il ristorante del figlio, assicura sponde o appoggi istituzionali tali da consentirgli, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Fabio Pileri di promettere e garantire” ai funzionari pubblici “avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo”.

La deputata del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli.

“L’ennesima inchiesta venuta a galla grazie alle indagini portate avanti dalla procura di Roma ancora una volta fa luce sulla parte più oscura del Paese, quella che opera infischiandosene della legalità e che tramite una rete di amicizie e conoscenze crede di poter gestire i denari pubblici come se si trattasse dei propri. Pur senza entrare nel merito degli eventuali illeciti penali, sui quali spetterà alla magistratura accertare ogni responsabilità, è fondamentale che chi oggi gestisce un Ministero di grande rilevanza come quello delle infrastrutture, che ogni anno, direttamente o indirettamente affida appalti per centinaia di migliaia di euro, fornisca ogni possibile chiarimento su quanto accaduto.

Per questo motivo il Movimento 5 Stelle ha chiesto un’informativa urgente al Ministro delle infrastrutture e personalmente ho già depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere garanzie sul corretto funzionamento di Anas nelle procedure di affidamento attualmente in corso e su quelle future. Dalle carte della procura emergono anche interventi realizzati nelle gallerie dell’Umbria. Stiamo parlando di infrastrutture di essenziale importanza per garantire la sicurezza dei cittadini e per i collegamenti del Paese”. Così in una nota la deputata del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli.

 

 

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