Emergenza nella casa di reclusione di Spoleto: rivolta e incendi
Emergenza – Situazione sempre più critica nella casa di reclusione di Spoleto, dove si registrano eventi violenti e gravi disordini. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), tramite il segretario regionale per l’Umbria Fabrizio Bonino, ha denunciato le difficoltà di gestione all’interno della struttura, che negli ultimi giorni ha visto un’escalation di aggressioni e atti pericolosi per la sicurezza del personale e degli altri detenuti.
Bonino ha ricordato che il SAPPE aveva già informato le autorità competenti di una situazione critica nella sezione di media sicurezza. In una lettera indirizzata al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria il 18 ottobre, e ribadita il 22 ottobre al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari in visita al carcere umbro, il sindacato aveva chiesto provvedimenti urgenti. Tuttavia, secondo Bonino, nonostante gli avvertimenti, la situazione è peggiorata ulteriormente.
Negli ultimi giorni, gli agenti sono stati coinvolti in diversi episodi violenti. In particolare, due poliziotti penitenziari sono stati aggrediti da un detenuto di origine tunisina, e altri reclusi hanno tentato di scatenare una rivolta. Gli aggressori, armati con le gambe di un tavolo e minacciando con violenza, hanno danneggiato finestre e minacciato di morte due agenti.
Nella stessa settimana, si sono verificati altri tre episodi di disordine: un detenuto ha appiccato un incendio a due materassi all’interno della sezione infermeria, provocando panico e costringendo il personale a intervenire rapidamente per evitare danni maggiori. Un altro recluso ha cercato di sottrarre le chiavi a un agente per entrare in una cella e aggredire un compagno, mentre una rissa violenta scoppiata nella sezione di media sicurezza ha portato due detenuti in ospedale con ferite e fratture.
Il SAPPE evidenzia che il carcere di Spoleto è ormai sovraffollato, con 108 detenuti nella sezione di media sicurezza a fronte di una capacità di soli 50 posti. Questo sovraffollamento è considerato non solo illegale ma anche rischioso per il personale e gli altri reclusi, poiché aumenta le tensioni e provoca un clima di insicurezza generale.
Il sindacato avverte che l’affollamento, unito alla presenza di detenuti recidivi e inclini alla violenza, rappresenta una minaccia concreta per gli operatori penitenziari, che sono costretti a lavorare in condizioni di pericolo costante, subendo quotidianamente insulti e minacce.
In merito alla situazione, il SAPPE lancia un appello al Sottosegretario Ostellari, chiedendo di mantenere l’impegno a risolvere i problemi legati alla sicurezza nel carcere. Senza interventi tempestivi, il sindacato avverte che la situazione potrebbe degenerare ulteriormente, rendendo inevitabile un’escalation di violenza.
Anche il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ha espresso solidarietà agli agenti feriti e a tutto il personale penitenziario umbro, sottolineando che i detenuti coinvolti negli atti di violenza continuano a non subire reali conseguenze per i loro comportamenti.
Capece ritiene che sia urgente adottare misure concrete per prevenire aggressioni e garantire maggiore sicurezza agli operatori penitenziari. Secondo lui, l’attuale situazione non solo rende difficile il trattamento e la rieducazione dei detenuti rispettosi delle regole, ma peggiora anche la sicurezza complessiva del carcere.
Capece ha quindi rinnovato un appello al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e al Ministero della Giustizia, chiedendo interventi immediati. Il SAPPE propone misure più severe per i detenuti violenti e sollecita l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario per consentire il trasferimento dei soggetti pericolosi in strutture più idonee a gestire tali situazioni. Inoltre, suggerisce di fornire agli agenti strumenti adeguati per la difesa personale e di applicare la normativa penale che prevede sanzioni per minacce e atti di violenza contro il personale.
Il sindacato conclude ribadendo la necessità di un piano che preveda la distribuzione dei detenuti in strutture adeguate, per ridurre la concentrazione di persone con precedenti di violenza e garantire un contesto di maggiore sicurezza sia per i lavoratori che per i detenuti.
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