Donna musulmana picchiata, minacciata di morte con una pistola. E’ successo in una farmacia di Foligno
Donna musulmana aggredita – Una donna straniera, musulmana, madre di una figlia diabetica è stata brutalmente aggredita, strattonata, picchiata e minacciata di morte con una pistola. Autore del folle gesto il proprietario di una farmacia situata alla immediata periferia di Foligno. Un fatto che fa ribrezzo, indigna e va contro il rispetto umano e la disponibilità all’inclusione di cui tanto si parla.
Sembra assurdo, ma tutto questo accade in una città italiana, “nell’Italia del 2025”, dice la giovane mamma. In un Italia dove ogni giorno si parla di inclusione, di integrazione e di rispetto dell’altro. Fatima (nome di fantasia) ha raccontato ad Umbria Journal la sua storia, piangendo e singhiozzando. Tanta rabbia e tristezza dentro di lei, poiché non aveva fatto niente di così scandaloso, tanto da causare una reazione simile, dal farmacista dove si reca sempre.
“Non mi era mai capitata una cosa del genere e non mi aspettavo che capitasse qui, dopo 24 anni che ci vivo” – ha spiegato Fatima ormai integrata nella comunità folignate. “Qui dove vivo mi conoscono tutti, sono una brava ragazza, mamma di quattro figli”.
Fatima ormai parla perfettamente l’italiano ed è regolarmente sposata con un egiziano che ha un autolavaggio a Foligno. Una famiglia normale, come tante famiglie italiane. Una mamma a tempo pieno che dedica anima e corpo ai figli e a un marito che lavora con tanto sacrificio per tirare avanti quel focolare che oggi sembra scomparire tra i mille incastri di una vita sempre più difficile da vivere.
La famiglia di Fatima è sana e considera l’integrazione un fattore importante in una Italia libera. Ma è proprio questa integrazione che è stata violata, strappata violentemente come il velo che la giovane donna indossa sempre e lo aveva anche quando si è recata a comprare le medicine per la sua bambina.
Quel velo violato, brutalmente tolto con le mani di un uomo italiano che non aveva alcun diritto di farlo. Uno perché è un simbolo religioso, la cui rimozione rappresenta un affronto particolarmente doloroso e due perché è una donna, una madre, e la violenza si lega al filo rosso di tutte le violenze che ogni giorno le donne sono costrette a subire, in casa e fuori casa! Il rispetto lo si deve sempre e a maggior ragione se si tratta di una donna di un’altra religione.
E poi per una bicicletta “parcheggiata”, male? Ma chi lo dice che li non poteva stare? L’unica unica colpa di Fatima è stata quella di recarsi in farmacia – in farmacia capite -in quel giorno e a quell’ora! Era mercoledì scorso. La bici era stata poggiata per un attimo davanti al bidoncino delle medicine scadute.
Manco fosse stata una SUV di cinque metri. Era solo la bicicletta di una cliente che era andata ad acquistare le medicine nella farmacia dove andava sempre, sempre la stessa da tanto tempo, lo stesso luogo dove ha subìto l’aggressione.
Il proprietario della farmacia vedendola, ha manifestato subito un comportamento ostile nei suoi confronti. Prima è uscito e ha spostato con forza la bicicletta. Fatima, sorpresa da quel comportamento, ha chiesto spiegazioni, ma lui le ha intimato di spostarsi, sostenendo che la bicicletta non poteva essere lasciata in quel punto.
Dopo un breve scambio di parole, Fatima è rientrata dentro! Lì è stata aggredita da quelle mani che le hanno strappato il velo. La poveretta ha detto di essere stata colpita con calci, che hanno preso alla pancia e alle gambe. Ha cercato di difendersi, ha reagito cin qualche modo, ma l’uomo è diventato ancora più violento e lì sono sono arrivati i pugni al viso e alla testa. Fatima racconta che i medici dell’ospedale che l’hanno visitata hanno detto: trauma addominale e agli zigomi.
“Ho anche il video di lui, quando mi ha minacciato – ha detto piangendo – si vede lui che mi minaccia di morte”. Il tutto è durato fino a quando un dipendente della farmacia – sembra il figlio dell’aggressore – è intervenuto cercando di calmare le acque.
La poveretta, da sola contro tutti, ha prima chiesto chiesto aiuto al marito, al fratello e poi ha allertato i carabinieri e la polizia. «Nessuna pattuglia è arrivata – dice con rammarico – nonostante le chiamate effettuate e registrate».
E’ quando sono arrivati i familiari di Fatima, il farmacista sarebbe uscito fuori con una pistola, puntandola contro i due uomini e minacciando di sparare. La situazione si è poi risolta solo con l’intervento del figlio del farmacista, che sarebbe riuscito a sottrarre l’arma al padre.
La ragazza ferita si è recata in ospedale, dove i medici le hanno riscontrato lesioni guaribili in otto giorni, salvo complicazioni. Fatima si è rivolta ad un avvocato, Pietro Gigliotti del foro di Perugia. Al momento, la denuncia non è stata ancora formalizzata presso i carabinieri, poiché il legale avrebbe deciso di presentarla direttamente alla Procura della Repubblica. I militari hanno però documentato le ferite con delle fotografie. Le indagini si baseranno anche sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della farmacia.
«L’uomo – spiega il legale – ha reagito con insulti razzisti e comportamenti discriminatori nei confronti della mia assistita, sottolineando ripetutamente la sua origine straniera. Dopo l’aggressione verbale, la situazione è degenerata quando in farmacia è arrivato il marito della donna, intervenuto per chiedere spiegazioni. Il farmacista avrebbe continuando a minacciare con commenti razzisti”.
L’avvocato Gigliotti ha già parlato con le autorità e stanno predisponendo una denuncia querela. Il legale ha evidenziato l’assurdità del motivo scatenante l’aggressione, considerandolo una scusa futile per giustificare un comportamento gravemente discriminatorio.
L’avvocato ha espresso forte indignazione per l’aggressione subita dalla signora, madre di quattro figli, che si trovava in farmacia a prendere le medicine per la sua bambina diabetica.
La questione della violenza e della discriminazione contro le donne è un problema di profonda gravità che affligge la nostra società. Le donne, indipendentemente dal loro contesto culturale, economico o religioso, sono spesso bersaglio di ingiustizie che minano i loro diritti fondamentali.
Nel caso specifico di questa signora, aggredita mentre cercava semplicemente di prendersi cura della sua bambina malata, l’atto di violenza è particolarmente deplorevole. Quando la violenza si intreccia con la discriminazione religiosa ed etnica, come sembra essere in questo caso, il danno è amplificato. La differenza di confessione religiosa non dovrebbe mai essere una giustificazione per la discriminazione o l’aggressione. Anzi, il rispetto per la diversità religiosa è un pilastro fondamentale di una società giusta e inclusiva.
Un episodio sconcertante, una madre di quattro figli viene aggredita da un farmacista, evidenziando le sfide costanti di violenza e discriminazione, amplificate da differenze religiose. La società deve agire con fermezza per garantire giustizia e protezione.
” la società deve agire con fermezza” . vero e proprio perché ciò non accade saranno verosimilmente sempre più frequenti queste situazioni. con a rimetterci magari, eccezione che conferma la regola, chi nello specifico potrebbe anche avere nessuna responsabilità. comunque, sono prevenuto, questa storia non mi convince.