Caso di omonimia trascina insegnante incensurato in tribunale

Caso di omonimia trascina insegnante incensurato in tribunale

Caso di omonimia trascina insegnante incensurato in tribunale

Un insegnante di religione di 67 anni, incensurato e residente nella provincia di Perugia, si trova oggi a dover difendere la propria innocenza nelle aule della corte d’appello di Perugia. Il suo calvario giudiziario ha origine da un caso di omonimia con un pregiudicato, condividendo con quest’ultimo nome, cognome e data di nascita, ma non il luogo di nascita. A riportare oggi questa notizia è il Corriere dell’Umbria in un articolo a firma di Alessandro Antonini.

La vicenda ha avuto inizio quando l’uomo è stato chiamato a rispondere di una condanna a due anni e dieci mesi di reclusione per truffa e falso, emessa dal tribunale rumeno di Oradea il 3 luglio 2023 e divenuta irrevocabile. I reati contestati riguardano l’acquisto di 200 tonnellate di pellet, consegnate in un comune del Modenese, dove l’insegnante non ha mai risieduto né soggiornato.

Gli avvocati dell’uomo, Leonardo Perari e Maria Laura Antonini, hanno sottolineato nella memoria difensiva come si tratti di un “singolare e macroscopico caso di omonimia“, evidenziando l’assenza di qualsiasi legame del loro assistito con i reati contestati. Hanno inoltre fornito una dettagliata descrizione del curriculum del loro cliente, che dimostra chiaramente la sua estraneità ai fatti: diplomato in maturità scientifica nel 1976, assistente sociale dal 1980 e laureato in Scienze religiose presso la Pontificia Università Lateranense nel 1988, l’insegnante è incensurato e non ha mai ricevuto notifiche relative al processo, se non il decreto di fissazione dell’udienza odierna.

Il problema dell’omonimia non è nuovo per l’insegnante.

Negli anni – scrive il Corriere dell’Umbria -, ha dovuto affrontare numerose situazioni problematiche a causa della confusione di identità. Ad esempio, un controllo della posizione contributiva all’Inps aveva mostrato versamenti a partire dall’età di diciannove anni, mentre l’uomo aveva iniziato a lavorare come insegnante di religione solo dopo aver completato i suoi studi. Anche un finanziamento per un’utilitaria gli era stato inizialmente negato per un’erronea iscrizione nell’albo dei cattivi pagatori, situazione poi chiarita.

Più recentemente, un controllo di routine dei carabinieri aveva richiesto un tempo insolitamente lungo per essere risolto, poiché i militari, in contatto con la centrale operativa, avevano cercato chiarimenti su possibili precedenti di polizia o penali. Questi episodi avevano fatto intuire all’insegnante la possibile esistenza di un’altra persona con il suo stesso nome e data di nascita, o addirittura un possibile furto di identità.

Oggi, l’insegnante si presenterà davanti al giudice per respingere formalmente il riconoscimento della sentenza rumena, sperando che la corte d’appello di Perugia possa finalmente porre fine a questo incubo giudiziario e chiarire definitivamente la sua posizione. In caso di necessità, i suoi avvocati hanno già dichiarato l’intenzione di agire nelle sedi opportune per tutelare i diritti del loro assistito.

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