Riapertura Teatro Pavone. Un risultato che viene da lontano
“Quando amministrazioni comunali si avvicendano – si legge nella nota -, è nelle cose che chi subentra erediti il risultato dell’esecuzione di progetti di medio o di lungo corso, gestendone l’ultimo tratto, quello delle apparenze che tutto riassumono. È fisiologico che questo accada e chi arriva ne celebri la chiusura.
Questa è l’alternanza.
Ma questo non ha nulla a che fare con l’appropriazione dell’immagine di tutta la faticosa realizzazione: che verità e lealtà vorrebbero riconosciuta, anche e specie in questo momento, a chi nel tempo se ne è fatto carico per l’interesse generale. Non è opportuno, ed è deformante, impossessarsi dell’impegno e dei meriti altrui: magari anche dimenticando i demeriti di chi, della propria parte, c’era prima ancora di chi ha poi impresso la svolta positiva. Si finisce allora nell’artificio puro e nella patologia della comunicazione.
Di questa ingannevole patologia si stanno avendo continui esempi all’esordio dell’amministrazione Ferdinandi. Vale per gli interventi sulla frana di Pretola, vale per il piano-strade, vale per i prossimi lavori nella Biblioteca di Villa Urbani.
Vale, in maniera esemplare, per il teatro del Pavone.
Leggiamo di annunci trionfali per una prossima conclusione dei lavori e per la riapertura. Si vuol dimenticare, però, da dove si è partiti e quale percorso si è fatto. Si è partiti dall’accantonamento – vivaddio – di un progetto caldeggiato dall’Amministrazione Boccali che stravolgeva il teatro per farne l’ennesimo ristorante del centro storico, con un dehors fisso che avrebbe inciso irreparabilmente su piazza della Repubblica. Le notevoli resistenze a quel progetto fecero naufragare quella inopportuna prospettiva.
L’Amministrazione Romizi si pose dinnanzi alle necessità del Pavone con una ben diversa consapevolezza, consegnata dalla storia: il Pavone è il più antico e prestigioso dei grandi teatri della città, realizzato all’inizio del Settecento nel cuore del centro storico ad opera generosa di un gruppo volontario di cittadini e con il supporto del Comune a sottolinearne il valore per la Città tutta. Il 1° aprile 2016 si giunse così all’accordo di base tra il Comune di Perugia e la Pavone s.r.l.: si ebbe così la cessione al Comune in usufrutto gratuito e l’esecuzione comunale dei lavori, la cui gran parte è stata, a più riprese, supportata dalla Fondazione Perugia.
Sono seguiti otto anni di faticosi lavori, inframmezzati – giova ricordarlo – dalle difficoltà e dai rallentamenti della pandemia, con la volontà di restituire intatto nella struttura e nella funzione un bene culturale che è una primizia del centro storico e di tutto il nostro patrimonio storico-artistico e un luogo caro ai ricordi di tutti i perugini.
Ora, con l’anno a venire, si avvicina la conclusione dei lavori, e già da adesso, nel periodo tecnico tra due stralci di lavori, sarà possibile una prima riapertura e la restituzione alla fruizione della cittadinanza. Si tratterà di un momento lieto e positivo per tutti e va bene sottolinearlo. E allora, al di sopra e al di fuori delle convenienze di immagine (e di una continua campagna elettorale) sarà il caso di ricordare lealmente questo percorso per tutto e per l’intero, senza dimenticarsi di ringraziare la Pavone s.r.l. e l’amministrazione Romizi. Evitando, così, scorrette distorsioni”.
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