Queste poesie della silloge “Amore in quarantena” di Gino Goti

Queste poesie della silloge “Amore in quarantena” di Gino Goti

Queste poesie della silloge “Amore in quarantena” di Gino Goti

DI Sandro Allegrini
È marzo, appunto – sebbene in pandemia – il mese della rinascita alla vita, nel perpetuarsi  eterno e misterioso della natura. Che risponde alle proprie leggi. Così come l’amore non risponde ad altri che a se stesso. Quell’amore, appunto, che ha orrore di tutto ciò che non sia se stesso. E questa raccolta lo dimostra inconfutabilmente.

  • È stato giustamente scritto che non si può dare legge all’amore perché esso è legge in sé. Legge non imposta, ma adottata, e addirittura prediletta.

Vengono in mente le parole scritte da Mogol “L’universo trova spazio dentro me”, così come un fiume d’amore si getta nel mare intimo, circoscritto eppure immenso del nostro Gino. Un artista e intellettuale di vaglia, che viaggia fra arte, letteratura, cronaca, sport regia, film making… e tanto altro.

Queste poesie di Gino riescono ad essere diverse, pur essendo omogenee nel tema. Insomma, non risultano tediose. Ed è la sfida che l’Autore riesce a vincere in questo libro, ideale proseguimento, a distanza di anni, di “Uno sguardo di carezze” e “Mani di luna”, usciti per i tipi di Guerra nel 1994 e nel 1998. Si completa così una trilogia improntata al sentimento, all’espressione di sé.

Gino, formato agli studi liceali, nel comporre le liriche di questo libro è orientato da una scelta etica ed estetica che si richiama alla classicità. Ethos ed eros come costume di vita votato alla dedizione amorosa, letta nel senso di tenerezza, elargita con generosità dazionale, senza risparmio.

Estetica come disciplina del bello, inteso nella sua valenza di kalòs kài agathòs, ossia di tutto ciò che è buono e non può essere ‘non bello’. Perché nell’amore non può esserci che bellezza, pulsione incomprimibile alla vita, all’eternità.

Gino ha un’età importante. Ma sia detto senza rimprovero né ironia. Asserisce un personaggio di Cervantes: “Non c’è amore sprecato, signore”. E men che mai in questo libro.

Perché, ora più che mai, possiamo affermare che l’amore è come un’epidemia: più lo temi, più sei esposto al contagio. Ed è, l’amore, un male necessario. Anche doloroso. Qualche volta. Ma è una di quelle “malattie” dalle quali non si vorrebbe mai guarire. E questo libro di Gino lo documenta in modo irreprensibile.

Amore come croce e delizia, gioia e castigo. Perché, come dice la Yourcenar, “L’amore è un castigo: siamo puniti per non aver saputo, o voluto, restare soli”. E l’amore, appunto, non ammette solitudine, ma è insieme delirio e quiete accesa, desiderio acuto e potente di condivisione. Perfino nel buio più oscuro, non siamo mai soli. Perché l’amore è un “delitto” per il quale si ha, giocoforza, bisogno di un complice.

  • Per chiudere con Emily Dickinson, quando afferma “Che l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore”.

Amore, insomma, come alimento di vita. Lo è per Gino, lo è per noi che ne condividiamo le idee, la cultura, i valori di riferimento. Grazie, Gino, per questo libro bello. Struggente e dolcissimo.

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