Achille Lauro, che ha combinato a San Remo? E i Frati che dicono…🔴 Video

Achille Lauro, che ha combinato a San Remo? E i Frati che dicono…

LASCIA TUTTI A BOCCA Sconvolgente, artistico e come sempre provocatorio. ACHILLE LAURO ha lasciato tutti a bocca aperta con la sua performance durante la prima puntata del Festival di Sanremo, edizione numero 70. Quarto in ordine di uscita tra i big, Lauro si e’ presentato sul palco del Teatro Ariston coperto da un lungo mantello di velluto nero ricamato a mano che ha lasciato cadere per scoprire una tutina con paillettes oro e argento.[DIRE]

Francescani, buona intenzione Achille Lauro, non il modo “Non si può ridurre scelta radicale nudità a delle paillettes”

Del gesto e delle parole di Achille Lauro – scrive padre Enzo Fortunato, direttore della rivista San Francesco, in un editoriale – vorrei rispettare la sincerità dell’ intenzione“. Egli stesso, ricorda, fa riferimento alla celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di S. Francesco della basilica superiore di Assisi.

“Rimane discutibile il modo – sottolinea – e forse il luogo. Non possiamo ridurre quella scelta di radicale nudità e affidamento a Dio che si rivela come padre di ogni uomo a delle paillettes color carne. Forse per questa scena sarebbe stato preferibile il titolo: I Care e altri abiti. Dove è necessaria una coerenza tra i contenuti del testo, le intenzioni e i gesti. La differenza è proprio qui”.

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La prima serata del festival – aggiunge, fra l’ altro, padre Fortunato – ci consegna tre ‘ verità’ : abbiamo bisogno di senso e significato; abbiamo bisogno di pace; abbiamo bisogno di solidarietà. E se oltre la musica concorrono i fatti tutto è più semplice o se volete più francescano“. [Agenzia nazionale di stampa associata]

Forse per questa scena – osserva padre Fortunato – sarebbe stato preferibile il titolo: I Care e altri abiti. Dove è necessaria una coerenza tra i contenuti del testo, le intenzioni e i gesti. La differenza è proprio qui”. Il direttore della rivista San Francesco propone, nel suo editoriale, fa anche altre considerazioni su Sanremo: “La prima – dice – di carattere generale: il festival esprime una ricerca di senso e di significato che non può essere messa tra parentesi. La pastorale stessa della Chiesa è chiamata a tenerne conto. Non di rado infatti vescovi e sacerdoti durante le celebrazioni propongono i testi della più popolare kermesse italiana. Sovvengono alcune affermazioni che esprimono anche ‘ vette’ di misticismo con Matteo Faustini in Nel bene e nel male: ‘ Perché dentro quel rancore si può ancora perdonare‘ . O come in 8 Marzo di Tecla: ‘ Ci vuole forza e coraggio, lo sto imparando vivendo ogni giorno questa vita; comunque dal dolore si può trarre una lezione; e la violenza non ha giustificazione’ .

Anche Levante, ‘ Ti prego insisto, fatti il segno della croce e poi rinuncia a Mefisto siamo chiese aperte a tarda sera, siamo noi; siamo l’ amen di una preghiera, siamo noi’ “.

“La seconda considerazione – continua il francescano – è quella parola ‘ pace’ che apre di fatto il Festival. Fiorello la ripete per ben 11 volte: ‘ In questo mondo c’ è bisogno di pace, ma pace, tanta pace. Benvenuti fratelliC’ è bisogno di pace, c’ è bisogno di pace. Che bello essere qua! Saluto anche gli amici della galleria: scambiatevi un segno di pace! Ci voleva pace […]’ . Ad indicare direttamente o indirettamente che il nostro Bel Paese sta superando i limiti di guardia nella litigiosità, nell’ egoismo…”.

“In fin dei conti – conclude padre Fortunato dopo il commento sulla performance di Achille Lauro – la prima serata del festival più popolare e più visto d’ Italia ci consegna tre ‘ verità’ : abbiamo bisogno di senso e significato; abbiamo bisogno di pace; abbiamo bisogno di solidarietà. E se oltre la musica concorrono i fatti tutto è più semplice o se volete più francescano”.

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