Il Sistema Produttivo Culturale dell’Umbria nel 2023
Il Sistema Produttivo Culturale – Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) dell’Umbria ha raggiunto, nel 2023, un valore aggiunto di 1,12 miliardi di euro e impiega 20.728 persone. Con un totale di 3.882 imprese operanti nel settore, il SPCC rappresenta il 4,8% del valore aggiunto dell’economia regionale, sebbene rimanga al di sotto della media nazionale di 5,6%. La produttività del lavoro per addetto è in ritardo rispetto alla media italiana, registrando un -19,7%, ma i dati indicano un trend di recupero sia in termini di valore aggiunto che di occupazione rispetto all’anno precedente.
Il rapporto “Io sono Cultura 2024”, redatto dalla Fondazione Symbola in collaborazione con Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne, Deloitte, e supportato dal Ministero della Cultura, evidenzia come Perugia generi 896 milioni di euro di valore aggiunto con 16.045 occupati, mentre Terni contribuisce con 224 milioni di euro e 4.682 posti di lavoro. Inoltre, la spesa turistica legata ai consumi culturali in Umbria è la più alta d’Italia dopo il Lazio.
Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, sottolinea l’importanza delle industrie culturali e creative per la ripresa economica e sociale. Secondo Mencaroni, i dati dimostrano che il settore non solo fornisce posti di lavoro, ma funge anche da motore di innovazione, stimolando la crescita in altri ambiti, come il turismo e la manifattura. La cultura e la bellezza sono identificabili come elementi distintivi dell’Italia e dell’Umbria, alla base delle strategie di crescita economica e sociale.
Nel dettaglio, le Attività Core Cultura (che comprendono industrie culturali e artistiche) producono un valore aggiunto di 537 milioni di euro (2,3% dell’economia umbra), mentre le attività Creative Driven (che incorporano competenze culturali in altri settori) generano 582 milioni di euro (2,5% dell’economia regionale). Il valore aggiunto complessivo del SPCC deriva per il 47,9% da attività core e per il 52,1% da quelle creative.
Per quanto riguarda l’occupazione, le attività core occupano 10.967 addetti, con il 52,9% della forza lavoro del SPCC, mentre le creative driven impiegano il 47,1% degli occupati. Tuttavia, la produttività per addetto è maggiore nelle attività creative, che raggiunge 59.625 euro rispetto ai 48.965 euro delle attività core. Entrambi i valori, però, sono inferiori rispetto alla media nazionale, rispettivamente -24,9% e -15%.
L’Umbria si distingue anche per il suo potenziale come sbocco occupazionale per i laureati: il 47,7% degli addetti del SPCC possiede un titolo di studio universitario. Questo dato è significativo rispetto al 25,5% dell’intera economia. Inoltre, si nota un aumento della partecipazione dei giovani nei settori culturali, sebbene persista una certa precarietà lavorativa, specialmente nelle performing arts e nel patrimonio storico.
La spesa turistica in Umbria, con una quota dedicata ai consumi culturali tra il 75% e l’80%, è seconda solo a quella del Lazio, dove supera l’80%. Dal 2022, la regione ha avviato bandi sul ‘welfare culturale per la crescita sociale’ per promuovere la cooperazione tra musei e terzo settore, impegnando 160.000 euro in dieci progetti nel 2022 e 400.000 euro per dodici progetti nel 2023, grazie a risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
A livello nazionale, il SPCC ha registrato nel 2023 un incremento del valore aggiunto a 104,3 miliardi di euro, con un aumento del 5,5% rispetto al 2022. Lombardia e Lazio sono le regioni più avanzate, contribuendo per circa il 43% della ricchezza totale del settore. La Lombardia, in particolare, genera 29,2 miliardi di euro, rappresentando il 28% della filiera culturale italiana.
L’Umbria, sebbene in fase di recupero, mostra ancora un divario significativo rispetto alle regioni benchmark. Tuttavia, il miglioramento della produttività e dell’occupazione nel SPCC dimostra che, nonostante le sfide, la regione sta facendo progressi significativi, confermando l’importanza delle attività culturali e creative per il futuro economico dell’Umbria.
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