Infiltrazioni d’acqua attentano la sicurezza e le opere in Sant’Ercolano

Grande preoccupazione per gli affreschi e le altre opere d’arte ospitate nel tempio del martire, voluto dal governo laico della città

Infiltrazioni d’acqua attentano la sicurezza e le opere in Sant’Ercolano

di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Nuovo allarme per le infiltrazioni d’acqua nella splendida chiesa-torre di Sant’Ercolano, a dieci anni dagli ultimi lavori. Le infiltrazioni d’acqua dopo le ultime piogge – ma saranno soltanto quelle o c’é pure dell’altro? – hanno invaso l’abside con grave nocumento non solo per gli affreschi e comunque per gli intonaci, ma persino col rischio, già si notano i primi segni, di far marcire il coro ligneo.
Anche i numerosi cittadini, che hanno presenziato alla iniziativa dell’associazione “Radici di Pietra”, in occasione della ricorrenza del martirio del santo “defensor civitatis”, si sono resi conto della gravità della situazione, dalla presenza di chiazze d’acqua sul pavimento, nonostante il pronto intervento del custode e la presenza di stracci a terra per assorbire l’acqua che aveva allagato la parte posteriore dell’altare.
La chiesa rappresenta un vero e proprio simbolo, religioso e laico, della città.

Venne edificata tra il 1297 ed il 1326 – nel punto in cui il vescovo Ercolano, catturato e decapitato, nel 540, dai Goti di Totila vincitori dopo un lungo assedio (almeno sette mesi) -, per ospitare le reliquie del martire. Come ha spiegato il professor Franco Mezzanotte i resti mortali del santo, esumato dopo quaranta giorni dalla tragica morte (e trovato – raccontano le cronache coeve – incorrotto) vennero ospitate dapprima nella cripta della basilica di San Pietro, quindi in Santo Stefano del Castellare (dove venne poi eretta la basilica di San Domenico), successivamente in una cappella appositamente costruita a fianco della cattedrale di San Lorenzo e, infine, ai tempi di Bonifacio VIII, traslate nell’originalissimo tempio in stile gotico dedicato al santo martire, per disposizione del governo laico della città.

L’architetto Michele Bilancia

L’architetto Michele Bilancia, sulla scorta degli affreschi del Bonfigli e di tutta una serie di fotografie aeree, si dice certo che a fianco del tempio, a forma di ottagono, esistesse una porta medievale di ingresso in città (tra la porta dei Datari e l’etrusca Porta Marzia) rimasta interrata e che sarebbe importante, da un punto di vista storico-artistico, individuare, magari utilizzando le moderne e non invasive tecnologie (geo radar e strumentazioni consimili).

Benedetto Bonfigli fu stuprato

A proposito di Benedetto Bonfigli (1420-1496), autore delle Storie di San Lodovico e di Sant’Ercolano affrescate a Palazzo dei a Priori, è emerso che il pittore all’età di appena 9 anni, venne stuprato – nel retrobottega di un locale in zona San Domenico, dove abitava la famiglia di quello che sarebbe poi diventato un grande pittore (lo dice Giorgio Vasari), – da un fabbro a cui si era rivolto per far accomodare un suo giocattolo.

L’orco, pedofilo seriale fu condannato al rogo

L’orco, pedofilo seriale (violentò un secondo bambino), venne poi condannato al rogo, eretto in Campo Battaglia, nel 1432. Molto seguita ed interessante, infine, anche la relazione della dottoressa Chiara Basta, che ha trattato dello scultore francese Jean Regnaud (italianizzato in Govanni Rinaldi e persino in Giovanni Sciampagna) che ha lavorato a lungo, anche con il Bernini, a Roma (San Pietro in vincoli, basilica di San Pietro, Trinità dei Monti, chiesa del Gesù) ma pure a Perugia e a Santa Maria degli Angeli, tra il 1675 ed il 1682, quando l’artista rientrò in Francia.

L’opera dell’artista d’oltralpe é anche la testimonianza di come sia partito da Perugia il culto di San Carlo Borromeo, la cui possente scultura campeggia nella cappella omonima.

 

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