Domenica delle Palme nella cattedrale di San Lorenzo con il cardinale Gualtiero Bassetti
PERUGIA – «Per iniziare bene la Settimana di Passione imitiamo, fratelli, quei bambini di Gerusalemme che agitavano rami di palme andando incontro al Signore. Ritroviamo come loro il gusto dello stupore, della bellezza della fede, la gioia di seguire Cristo, soprattutto in questi tempi di tante croci per l’umanità. Non vergogniamoci mai della nostra fede, della nostra religiosità». Così il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia della celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, pronunciata nella mattinata del 9 aprile in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia.
«Ricordiamo con commozione come anche noi vivevamo da bambini il nostro incontro con Gesù – ha proseguito il porporato –. E ora da adulti dimostriamo la nostra coerenza a vivere e a testimoniare il Vangelo, come ci dice papa Francesco, per formare una comunità che sia discepola del Vangelo ed una Chiesa che fissi sempre più il suo sguardo al volto di Cristo e alle sue parole. Sì, proprio come facevano i bambini di Gerusalemme, che sono il nostro modello, offriamo a Dio, alla religiosità, alla fede, alla grazia il primo posto nella nostra vita».
Commentando il racconto della Passione di Gesù secondo Matteo, il cardinale ha detto: «Il Figlio di Dio ha dato tutto, si è messo completamente in gioco e noi rimaniamo stupefatti dinanzi allo spettacolo di un Dio che si dona per amore, un Dio che muore sulla croce. E quella croce diventa la “bilancia del nostro riscatto”; l’uomo ha “ucciso Dio”. E il Figlio di Dio sulla croce grida le parole del Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. E’ il prezzo della nostra redenzione. La lettura della Passione del Signore non è un racconto, per quanto suggestivo possa apparire, non è solo una verità storica, perché anche un non credente può credere alla storia della Passione. Non basta che noi siamo dei conoscitori e degli ammiratori della sua Parola, non basta conoscere la vita di Gesù. Dobbiamo onestamente domandarci: “Gesù è per me il vivente? Cosa comporta la fede in Lui nelle scelte convinte di ogni giorno, nelle mie relazioni con gli altri?».
«Se il Crocifisso risorto non cambia niente nella mia vita – si è domandato il presule –, se la nostra vita cristiana non è appassionata ed attraente, perché coloro che non credono dovrebbero sentirsi sollecitati a cercare un Dio che non cambia niente? Se Cristo non è la nostra gioia, come potremo convincere gli altri, a chi non crede, che può diventare anche la loro gioia? Al Signore non bastano le nostre parole, vuole che viviamo di Lui! Per questo vi invito a celebrare con intensità il Triduo pasquale».
Avviandosi alla conclusione, il cardinale ha ricordato che è necessario compiere, in preparazione alla Pasqua, anche opere di carità verso i fratelli più bisognosi. Il suo pensiero-appello è stato per i cristiani di Terra Santa, che hanno bisogno, mai come in questo momento, del nostro aiuto. «Un tempo la “Colletta per la Terra Santa” – ha ricordato il presule – serviva a finanziare le opere di mantenimento delle chiese e dei luoghi sacri, oggi serve soprattutto per sostenere l’accoglienza di migliaia di profughi provenienti dalla Siria in guerra». Sono intere famiglie di cristiani in fuga, che trovano una prima accoglienza nei luoghi dove nacque Gesù prima di arrivare in Italia, anche con il progetto del “Corridoio umanitario” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas italiana con il sostegno del Governo. Una di queste famiglie siriane è accolta dallo scorso autunno dalla comunità parrocchiale di Santa Maria di Colle in Perugia.
Per dare un ulteriore segno di servizio e vicinanza della Chiesa, di esempio per l’intera comunità diocesana perugino-pievese, il cardinale Bassetti, come lui stesso ha annunciato a conclusione della celebrazione, compirà il rito della lavanda dei piedi della Coena Domini in cattedrale, Giovedì Santo (13 aprile, ore 18), a una famiglia di profughi, ad un gruppo di lavoratori alle prese con la difficile situazione occupazionale e ad alcuni giovani che si preparano al Sinodo dei vescovi a loro dedicato.
Com. stampa a cura di Riccardo Liguori /
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