Blitz antiterrorismo Isis e Al Quaeda, arresti in Italia, una in Umbria
Blitz antiterrorismo Isis e Al Quaeda – Il Ros dei Carabinieri ha arrestato cinque giovani, tutti under 30 e di origine straniera, per il sospetto di appartenere a un’organizzazione terroristica. L’operazione, coordinata dalla Procura di Bologna e dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ha interessato diverse città italiane: Bologna, Milano, Udine e Perugia.
Dettagli sull’operazione
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Andrea Salvatore Romito, accusa i cinque di promuovere e consolidare le attività delle formazioni terroristiche “Al Qaeda” e “Stato Islamico”. Tra gli arrestati figura anche una ragazza di 18 anni, residente a Spoleto, di origine algerina. Secondo gli investigatori, la giovane era stata radicalizzata online durante il periodo del Covid-19.
La presunta leader del gruppo è una ragazza di origine pachistana, cresciuta e residente a Bologna, descritta dagli inquirenti come particolarmente attiva nel proselitismo. La donna avrebbe creato il gruppo di propaganda denominato “Da’wa”, termine arabo che significa “chiamata”.
Le indagini
Le indagini, dirette dai pm Stefano Dambruoso e Moena Plazzi, sono state condotte dai carabinieri del Ros sotto la guida del colonnello Federico Palmieri e del tenente colonnello Luca Latino. Gli arrestati, tutti ben integrati nelle rispettive comunità, non frequentavano moschee né centri di preghiera, comunicando esclusivamente attraverso canali online.
I sospetti e le prove raccolte
Gli investigatori stanno analizzando i dispositivi elettronici sequestrati nelle abitazioni degli arrestati per identificare eventuali collegamenti con altre reti terroristiche a livello italiano ed europeo. Nessuno degli arrestati proviene da contesti familiari caratterizzati da disagio sociale o economico, rendendo le indagini ancora più complesse.
I prossimi passi
Il lavoro degli inquirenti continuerà per stabilire l’estensione della rete e il ruolo preciso dei singoli arrestati all’interno dell’organizzazione. Secondo fonti investigative, il gruppo mirava a promuovere la radicalizzazione di altri giovani attraverso un’operazione sistematica di propaganda jihadista.
La vicenda sottolinea l’importanza di monitorare attentamente l’attività online, considerata ormai il principale canale di radicalizzazione e reclutamento per le organizzazioni terroristiche.
giuro sono serio, molto serio: ma non sono gli stessi energumeni osannati dalla stampa, dai politici, dai presuli, per il golpe in Siria???