Scongiurare l’introduzione della disciplina europea per l’efficientamento energetico degli immobili

Scongiurare l’introduzione della disciplina europea per l’efficientamento energetico degli immobili

Scongiurare l’introduzione della disciplina europea per l’efficientamento energetico degli immobili

L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato, con 8 voti favorevoli della maggioranza e 3 contrari della minoranza, la mozione a firma Valerio Mancini e Manuela Puletti (Lega) che impegna la Giunta di Palazzo Donini ad attivare “iniziative volte a scongiurare l’introduzione della disciplina europea per l’efficientamento energetico degli immobili”. Illustrando l’atto in Aula, Mancini ha spiegato che “l’Italia è un Paese che si compone di un’intricata rete di borghi, comuni e piccole frazioni arricchite da immobili storici e secolari.

Molti di questi sono adibiti ad abitazione principale oppure sono sede di istituzioni ed enti. Pare evidente, quindi, che la direttiva proposta risulterebbe di impossibile applicazione sul territorio nazionale.

Il tipo di ambientalismo e di lotta alle emissioni messo in campo dall’Europa non trova alcun riscontro con la realtà e le esigenze dei cittadini. La direttiva proposta, infatti, evidenzia nuovamente come le azioni europee siano veicolate dal perseguimento degli interessi di alcuni Stati membri a discapito di altri. L’approvazione di una simile direttiva avrebbe il solo effetto di svalutare il patrimonio edilizio italiano e di impoverire i cittadini.

L’Italia ha da sempre investito sul mattone e non a caso è uno dei Paesi con il più alto numero di proprietari di abitazioni. La direttiva è un chiaro attacco all’economia e al patrimonio edilizio italiano e, pertanto, dovrà essere oggetto della più dura opposizione. Imporre dall’alto e in maniera indistinta l’efficientamento energetico significa gravare i cittadini di un ingiustificato esborso economico che si sommerebbe al già complesso periodo di crisi. Il patrimonio edilizio italiano, secondo uno studio del Mef e dall’Agenzia delle entrate, si compone di oltre 57 milioni di unità immobiliari, di cui almeno 19,5 milioni sono abitazioni principali. La maggior parte degli immobili italiani ha una classe energetica di riferimento tra G e F.

L’avanzamento di classe energetica richiede solitamente un taglio dei consumi di circa il 25 per cento con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione e pannelli solari. Una serie di interventi, nonché opere di ristrutturazione e ammodernamento, che necessitano di ingenti investimenti economici per il raggiungimento dei minimi previsti dalla Commissione europea. Questa è l’ennesima direttiva fuori dalla logica e dalla storia. Si tratta di un obbrobrio che va fermato”.

Nel corso degli interventi il consigliere Thomas De Luca (M5S) ha proposto un emendamento per “predisporre uno stanziamento adeguato di risorse per accompagnare l’adeguamento alla disciplina europea”, poi riformulato, dopo un primo diniego del consigliere Mancini nell’accettarlo, aggiungendo “riprogrammando l’adeguamento con i tempi e le risorse europee con l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050”.

Anche questa seconda riformulazione non è stata accettata dal proponente. Nel suo intervento De Luca ha detto che “crediamo nella necessità di procedere verso tutte le azioni volte a ridurre le emissioni per ogni settore, è un processo ineludibile. Ma chi contribuisce a livello emissivo globale in maniera preponderante non sono gli edifici, ma i grandi produttori. Non è possibile prescindere da un principio di giustizia sociale. È assurdo che i grandi inquinatori non vengano mai chiamati in causa. La Ue deve fare la sua parte e impegnarsi mettendo a disposizione risorse utili per le famiglie che si devono adeguare”.

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