Consumo di suolo in Umbria: dati stabili sotto la media nazionale
Nel 2023, il consumo di suolo in Umbria è rimasto stabile, con una percentuale che si attesta al 5,26%, in leggero calo rispetto al 5,27% dell’anno precedente. Questo dato è ben al di sotto della media nazionale, che si è fermata al 7,16%. L’indicazione emerge dal rapporto annuale “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, presentato recentemente a Roma.
A livello nazionale, nonostante un lieve rallentamento rispetto agli anni precedenti, il consumo di suolo continua a crescere a ritmi preoccupanti. Nel 2023 sono stati consumati 72,5 chilometri quadrati di terreno, con un tasso di 20 ettari al giorno, ovvero circa 2,3 metri quadrati al secondo. L’Umbria, tuttavia, ha visto una “decisa” diminuzione nell’incremento di suolo consumato nel periodo 2022-2023 rispetto all’anno precedente. Questo miglioramento riguarda soprattutto alcune aree provinciali, con il Comune di Perugia che ha registrato un incremento significativo, mentre in altre zone la situazione è rimasta stabile.
Secondo i dati diffusi da Arpa Umbria, l’analisi evidenzia che, nonostante il rallentamento, l’urbanizzazione sta comunque proseguendo in alcune aree, in particolare nelle vicinanze dei centri urbani più grandi. Le politiche ambientali in corso sembrano aver avuto un impatto positivo sul contenimento del consumo di suolo, ma le preoccupazioni restano alte a causa della continua espansione delle aree urbanizzate.
Il rapporto dell’Ispra ha sollevato nuovamente l’allarme sull’effetto che il consumo di suolo ha sugli equilibri ecologici e sul clima, soprattutto in un contesto di crescente intensificazione dei fenomeni climatici estremi. L’incremento di aree cementificate non solo riduce gli spazi verdi, ma contribuisce anche ad aumentare le temperature urbane e a peggiorare la gestione delle risorse idriche.
Nel contesto nazionale, le regioni più colpite dal fenomeno sono la Toscana, con un incremento del 23,5%, e l’Umbria, che ha visto un aumento del 39,3%. Per quanto riguarda i consumi nelle singole province, alcune hanno visto crescite significative, come a Monza Brianza (+40%) e Milano (+32%). Il consumo di suolo è stato particolarmente elevato nei comuni di dimensioni medie, con una crescita del 58,3%, seguiti dai comuni piccoli, che hanno visto un aumento del 23,6%.
Anche in Campania (+0,8%) e Basilicata (+8,6%) si è registrato un incremento del consumo di suolo, mentre in Avellino la perdita di terreno è stata di 76 ettari tra il 2022 e il 2023. In alcune regioni, come la Campania, la continua urbanizzazione sta avvenendo anche in aree a rischio idraulico, aumentando il rischio di eventi alluvionali, un fenomeno che preoccupa ulteriormente gli esperti del settore.
Nel corso della presentazione del rapporto a Roma, gli esperti hanno sottolineato la necessità di una maggiore attenzione alle politiche di protezione del suolo. Il documento ha richiamato l’attenzione sul fatto che, nonostante i progressi in alcune regioni, l’espansione delle aree urbane continua ad essere un fenomeno preoccupante, anche in un periodo di crescente fragilità del nostro ambiente.
La situazione resta quindi delicata, con le dinamiche di consumo del suolo che continuano a riflettere una tendenza a lungo termine che richiede interventi tempestivi per salvaguardare il territorio e contrastare l’impermeabilizzazione del suolo, che aggrava le problematiche legate al cambiamento climatico. I dati dell’Ispra, pur mostrando una diminuzione relativa, rimangono comunque un campanello d’allarme che richiede risposte concrete e politiche ambientali più incisive.
In particolare, l’uso eccessivo di suolo per nuovi edifici e infrastrutture sta contribuendo ad accelerare i cambiamenti climatici, riducendo gli spazi verdi urbani e aumentando il rischio di alluvioni in numerose regioni, tra cui l’Umbria. La costruzione in zone a rischio idraulico è un altro aspetto critico evidenziato dai dati. L’assenza di misure preventive efficaci sta infatti mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini e aggravando le difficoltà legate alla gestione delle risorse naturali.
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Vincenzo Ciampi, ha commentato i dati del rapporto Ispra sottolineando come l’allarme lanciato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sia rimasto inascoltato. Ciampi ha criticato la continua urbanizzazione, specialmente in aree a rischio idraulico, avvertendo che l’impermeabilizzazione del suolo non fa che contribuire all’aumento delle temperature nelle città.
L’intervento del consigliere regionale è arrivato in un contesto in cui la crisi climatica si fa sempre più evidente, con eventi meteo estremi che stanno diventando sempre più frequenti. Il consumo di suolo, dunque, è un problema che va affrontato non solo come una questione di urbanizzazione, ma anche come un’emergenza legata alla sostenibilità e alla sicurezza delle comunità.
I dati del rapporto Ispra evidenziano come, nonostante la diminuzione totale del consumo di suolo nell’ultimo anno, il fenomeno prosegua in maniera preoccupante in molte regioni italiane, inclusa l’Umbria, dove il consumo di suolo è aumentato rispetto agli anni precedenti. In particolare, l’aumento in Perugia è stato più significativo, segnalando una tendenza verso l’espansione urbana, che però non sembra essere accompagnata da una pianificazione adeguata delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici.
Le politiche di pianificazione territoriale devono quindi essere riviste con urgenza per affrontare il problema del consumo di suolo in modo più incisivo. Le aree verdi e le risorse naturali devono essere preservate, e deve essere incentivata una crescita sostenibile che metta al centro la salvaguardia dell’ambiente.
In conclusione, la situazione in Umbria resta sotto osservazione, con il monitoraggio dei dati che continua a dimostrare la necessità di interventi tempestivi per ridurre l’impatto dell’urbanizzazione e proteggere il territorio regionale. Il futuro delle aree naturali e agricole in Umbria dipende dalla capacità di adottare politiche più ecologiche e attente alla conservazione delle risorse, per garantire un ambiente più sano e sicuro per le generazioni future.
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