Corsi di formazione fasulli, 7 persone indagate in Umbria

Corsi di formazione fasulli, 7 persone indagate in Umbria

Corsi di formazione fasulli, 7 persone indagate in Umbria

Finti corsi di formazione per accedere ai benefici del credito di imposta previsti dalla Legge di bilancio 2018. Una maxi operazione della Guardia di Finanza di Agropoli e del Comando provinciale di Salerno è stata eseguita su tutto il territorio nazionale coinvolgendo 274 imprese e i rispettivi rappresentanti legali.

Oltre 100 reparti del Corpo in 42 province hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Vallo della Lucania con la quale è stata disposta l’applicazione di misure cautelari personali e il sequestro preventivo di circa 57 milioni di euro.

Sono complessivamente 279 le persone indagate per i reati di associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti di imposta e autoriciclaggio. In Umbria sono indagate 7 persone residenti in Umbria, tra Perugia, Spoleto e Foligno, quattro le aziende coinvolte.

Secondo quanto emerso dalle indagini, le imprese coinvolte, tra il 2020 e il 2021, avrebbero effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti, generati artificiosamente attestando falsamente l’avvenuta attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano nazionale Industria 4.0.

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, una fitta rete di procacciatori individuava le imprese clienti a cui proponeva di beneficiare del credito d’imposta inerente la formazione del personale; a tal fine, una società con sede a Cicerale (Salerno) forniva alle imprese la documentazione relativa alle ore di formazione che i dipendenti avrebbero dichiarato di aver effettuato ma che, in realtà, non sono mai avvenute.

Con l’ausilio di alcuni delegati sindacali poi venivano redatti falsi contratti collettivi aziendali, utilizzando marche da bollo contraffatte, per attestare falsamente i costi sostenuti dalle imprese e a retrodatare le stipule dei contratti stessi.

Infine, alcuni professionisti compiacenti provvedevano a rilasciare alle imprese beneficiarie la certificazione del credito d’imposta, che da queste veniva immediatamente compensato, per poi restituire una percentuale sul totale dell’importo a titolo di provvigione a una società di Dubai. Il giro di affari realizzato ha fruttato un profitto illecito complessivo stimato in circa 57 milioni di euro.

Gran parte dei profitti illeciti sarebbe stata successivamente reinvestita in altre attività o trasferita all’estero su conti correnti intestati a società riconducibili agli indagati, alcune di esse in Bulgaria, Lituania, Emirati Arabi e Malta.

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