Ad Assisi lo spettacolo Tutti i miei cari
Come ha potuto una casalinga folle diventare una celebrità? Bella e dannata, infantile e sexy, atea e religiosa, tormentata e bipolare, Anne Sexton con la sua vita e le sue poesie ci racconta il suo sentirsi inadeguata, ignorante, disadattata, non corrispondente al modello che la società borghese le impone, quello di moglie e madre esemplare.
Fonte Ufficio Stampa
Piccolo Teatro degli Instabili
Ad incarnare la poetessa statunitense sul palco del Piccolo Teatro degli Instabili in “Tutti i miei cari” – il 24 marzo – ci sarà una fuoriclasse del Teatro italiano come Crescenza Guarnieri, attrice nota per l’intensità delle sue interpretazioni, che porterà per mano gli spettatori dentro un mondo che sembra lontano, ma che invece è proprio dietro l’angolo, a un passo da noi.
In un contesto che chiedeva certezze senza però offrirne, Anne Sexton seppe trasformare la sua sofferenza in comunicazione, cercando di liberare la sua anima inquieta e controcorrente attraverso le sue poesie. Considerata – insieme all’amica Sylvia Plath – la massima espressione della poesia confessionale, Sexton racconta il suo disagio e, insieme, il nostro mondo liquido, dove si sono persi i punti di riferimento e dove tutti noi, come lei, siamo in attesa di qualcosa, anche se non sappiamo bene cos’è. In “Tutti i miei cari” la penna di Francesca Zanni affronta e narra con delicatezza estrema la sofferenza della grande poetessa, valorizzando l’estrema attualità della sua pressante esigenza di rendere pubblico ogni suo pensiero, antesignana inconsapevole dei social media. Una donna in anticipo sui tempi, che da casalinga frustrata arrivò a vincere il premio Pulitzer, ma che per tutta la vita fu tormentata dai suoi demoni a cui, alla fine, si arrese. Quello che ci lascia è un’eredità dolorosa, quel senso di perdita che giace da qualche parte, dentro ognuno di noi.
La regia di Francesco Zecca, come una partitura musicale, esalta i pieni e i vuoti dell’anima di questa donna perennemente in bilico, mettendo in evidenza l’attualità del testo con un sapiente uso della musica, delle luci e del corpo dell’attrice, che diventa magma incandescente.
Crescenza Guarnieri ci regala una interpretazione sentita e intima; la dualità della Sexton che combatte la sua esistenza per sfuggire alla mediocrità, “a quel sasso nella gola” che trapassa la linea di proscenio e giunge alla platea come ultimo dono di una donna che ha combattuto e lottato.
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