Lite finisce nel sangue in un palazzo a Fontivegge, condòmini: “Non ne possiamo più”
di Marcello Migliosi e Morena Zingales
Una festa, prima e una lite poi, è finita nel sangue a Fontivegge. A darsele di santa ragione due sudamericani che vivono nello stesso palazzo nel quartiere della stazione. I sudamericani si erano dati appuntamento nell’appartamento di uno dei due, una cassa di birra e li hanno cominciato a bere senza ritegno. «E’ una cosa che fanno regolarmente – ci dice l’agente notturno, Lorenzo Brunetti – per loro è una cosa “normale“».
Come sarebbero andati i fatti
La vicenda si è verificata attorno alle 19 di ieri, ma l’allarme alle forze dell’ordine è stato dato verso le 22. «I due – racconta Brunetti – si erano dati appuntamento in uno degli appartamenti per fare questa “bevuta“, come fanno, ubriacandosi, tutti i fine settimana». Sbimbocciata a base di alcol che è, però degenerata in una lite furiosa. Il fatto si è consumato all’interno di uno dei due appartamenti occupati dai due sudamericani.
La furiosa scazzottata è avvenuta nella casa di colui che ha avuto la meglio, al settimo piano del condominio. Chi ne ha prese di più – da spappolarsi il naso – abita al sesto piano del palazzo quindi per tornare a casa ha, praticamente insanguinato tutto il corridoio e un po’ del piano dell’ascensore.
Sono arrivati i Carabinieri
Sul posto sono arrivati i carabinieri di Perugia, prima con una pattuglia e subito dopo con un’altra. «Dapprima – racconta Brunetti – non ne volevano sapere di aprire la porta. A quel punto i militari hanno chiamato i Vigili del fuoco per far sfondare l’uscio e nel frattempo sono andati a togliere l’energia elettrica. A quel punto hanno avuto, evidentemente, paura e la porta è stata aperta».
Lo “spettacolo” che si è presentato ai Carabinieri è stato dei più desolanti. L’uomo, in mezzo ad un lago di sangue e con accanto tutte le bottiglie di birra. «Negava – racconta l’agente notturno -, ma allo stesso tempo diceva “arrestatemi, portatemi via“».
Seguendo la scia di sangue si è arrivati a dove era scoppiata la lite
Seguendo tutte le gocce di sangue che erano state lasciate lungo il corridoio e nell’ascensore i Militari sono stati in grado di capire e di individuare dove erano accaduti i fatti: al piano di sotto. Il sangue in terra era tantissimo e lì per lì si è pensato a ferite ben più gravi. Il naso, però, una volta colpito può sanguinare tantissimo e colui che ha riportato la lesione ha scelto anche di non andare in ospedale a farsi medicare e non ha nemmeno denunciato il suo amico.
«Vedere i corridoi dei nostri condomini pieni di sangue e bottiglie di birra abbandonate vicino l’ascensore, fa molto male – ha detto Brunetti -, queste immagini creano ferite più dolorose del fatto in se. Purtroppo le politiche troppo accoglienti fatte in passato, evidenziano ancora una volta la fallimentare strategia che voleva una Fontivegge a tutti i costi multietnica. Il testimone dell’episodio, unico dei pochi italiani residenti nel palazzo, ammette di voler lasciare il condominio, nonostante le continue segnalazioni di questi appartamenti problematici. Fiduciosi comunque nel lavoro che c’è ancora da fare, siamo ottimisti nel credere ad un risoluzione definitiva del problema dell’alcol, nella comunità sudamericana».
«Sono cose che accadono anche in altri palazzi, ma i residenti – ha concluso Brunetti – non hanno la forza di denunciare. Se le cose non vengono dette rimangono invisibili e mai si risolvono».
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